giovedì,Maggio 16 2024

Criticò Gratteri, ecco la sentenza del Csm contro Lupacchini

Perdita di anzianità di tre mesi e trasferimento confermato a Torino. Ecco la sentenza contro Lupacchini. Assolto per il "caso Facciolla".

Criticò Gratteri, ecco la sentenza del Csm contro Lupacchini

Otello Lupacchini è stato condannato dalla commissione disciplinare del Consiglio Superiore della Magistratura, presieduta dal consigliere del M5S, Fulvio Gigliotti, ex componente del consiglio giudiziario di Catanzaro. La sentenza è stata emessa nella tarda serata di ieri, dopo una lunga giornata. Prima le dichiarazioni spontanee di Lupacchini, che ha negato di aver denigrato Gratteri, esprimendo un giudizio sull’operato complessivo della procura di Catanzaro circa i mancati rapporti di coordinamento con la procura generale.

Poi la discussione difensiva, affidata all’avvocato Ivano Iai che, in fatto e in diritto, ha illustrato tutta la vicenda processuale che ha visto coinvolto l’ex procuratore generale di Catanzaro, nonché la sua storia professionale costellata di tanti successi, riguardanti temi investigativi molto delicati, quale l’inchiesta sulla famosa “Banda della Magliana“. Il legale dell’ex procuratore generale di Catanzaro ha evidenziato nel corso del suo intervento un cambio di prospettiva accusatoria, venuta fuori dalle repliche affidate al procuratore generale presso la Corte di Cassazione, Giovanni Di Leo. Le argomentazioni difensive, dunque, hanno portato ad ottenere un forte ridimensionamento dei fatti rispetto al clamore mediatico-giudiziario che aveva travolto il giurista-filosofo.

Assolto per aver promosso la petizione a favore di Facciolla

Una vicenda di cui ci siamo occupati più volte, la quale giunge al termine dopo mesi e mesi di polemiche. La commissione disciplinare ha giudicato responsabile Lupacchini di aver criticato oltre i limiti l’attuale procuratore capo di Catanzaro, infliggendo una perdita di anzianità di tre mesi oltre alla conferma del trasferimento presso la procura generale di Torino. Assolto invece dall’accusa di aver promosso una petizione online per difendere Eugenio Facciolla, all’epoca trasferito presso il tribunale di Potenza, all’indomani della chiusura indagine della procura di Salerno per i reati di falso e corruzione. Non accolta, dunque, la richiesta della procura generale presso la Corte di Cassazione che aveva invocato la censura.

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