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Processo Lupacchini, chiesta la censura per l’ex procuratore generale di Catanzaro

La procura generale ha chiesto la censura per Otello Lupacchini. Intanto nel processo contro Cosimo Ferri emergono novità sconcertanti.

Processo Lupacchini, chiesta la censura per l’ex procuratore generale di Catanzaro

La procura generale presso la Corte di Cassazione, rappresentata dal magistrato Marco Dall’Olio, ha chiesto la censura per il giudice Otello Lupacchini, attualmente sostituto procuratore generale di Torino. Oggi infatti a Roma si è tenuta l’udienza disciplinare nei confronti dell’ex procuratore generale di Catanzaro, difeso nel procedimento in questione dall’avvocato Ivano Iai, incolpato di aver denigrato l’attività della Dda di Catanzaro, e nello specifico del procuratore capo, Nicola Gratteri, all’indomani dell’indagine “Rinascita Scott”, che nel dicembre del 2020 aveva portato ad oltre 350 arresti per associazione mafiosa.

Il secondo capo d’incolpazione riguarda invece la petizione promossa da Lupacchini in difesa di Eugenio Facciolla, ex procuratore capo di Castrovillari, trasferito in via cautelare dal Consiglio Superiore della Magistratura, presso il tribunale, sezione civile, di Potenza, con le funzioni di giudice. Trasferimento avvenuto dopo la conclusione dell’inchiesta della procura di Salerno che contesta al togato di Cosenza i reati di corruzione e falso.

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Il procuratore capo di Catanzaro, Nicola Gratteri

Censura per Lupacchini, la richiesta del procuratore generale

La sanzione disciplinare avanzata per Lupacchini è una delle più blande tra quelle previste dal Decreto Legislativo 23 febbraio 2006, n. 109. La censura infatti «è una dichiarazione formale di biasimo contenuta nel dispositivo della decisione disciplinare». Il collegio giudicante, presieduto dal parlamentare in quota M5S, Fulvio Gigliotti, ex componente del Consiglio giudiziario di Catanzaro, ha fissato l’udienza conclusiva del processo per il 14 giugno prossimo, quando parleranno sia il magistrato Otello Lupacchini (dichiarazioni spontanee) sia l’avvocato Ivano Iai. Quest’ultimo ha preannunciato che discuterà almeno per un’ora, esponendo le ragioni difensive rispetto alle incolpazioni che, dal suo punto di vista, non meritano accoglimento da parte dei giudici del Consiglio Superiore della Magistratura. 

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Paolo Liguori, direttore di TgCom24

Dall’intervista a TgCom24 alla petizione “pro Facciolla”

Il procuratore Dall’Olio, oltre a non ravvedere il pericolo di un “ne bis in idem”, ha ripreso le dichiarazioni del procuratore Lupacchini a TgCom24. In quella sede infatti il magistrato, che indagò tanti anni fa sulla Banda della Magliana, aveva risposto alle domande «non confezionate», come ha detto ieri il giornalista Paolo Liguori, direttore della testata giornalistica di Mediaset, affrontando alcuni temi di carattere burocratico che avevano come oggetto la mancata concertazione tra la procura generale di Catanzaro e l’ufficio guidato dal procuratore capo, Nicola Gratteri.

Circa la “propaganda pro Facciolla”, il procuratore generale ha spiegato il funzionamento di change.org, arrivando alla conclusione che l’iniziativa di Lupacchini avesse superato il diritto costituzionale della libertà di espressione che, comunque, deve essere garantito anche ai magistrati. L’aspetto negativo, secondo la procura generale, è che l’istanza in favore dell’ex procuratore capo di Castrovillari, andava a ledere l’operato di altri colleghi, in quanto il trasferimento di Facciolla era stato deciso dalla sezione disciplinare del Csm. Il 14 giugno dunque ci saranno le discussioni difensive e subito dopo la sentenza.

Il processo contro Cosimo Ferri

La vera notizia del giorno, nel campo giudiziario, arriva dal processo disciplinare contro Cosimo Ferri, ex componente del Consiglio Superiore della Magistratura. La vicenda è collegata all’inchiesta contro Luca Palamara, che potrebbe tornare in gioco dopo le parole espresse oggi dal procuratore generale della Cassazione, Simone Pirelli, il quale ha dato atto alla difesa di Ferri di aver scoperto anomalie molto gravi sulle intercettazioni avviate a suo tempo dalla procura di Perugia.

Bomba giudiziaria

«Come risulta anche dalla documentazione prodotta dalla difesa di Cosimo Ferri, si è scoperto che le operazioni di intercettazioni a mezzo trojan hanno subito alcune modifiche» ha dichiarato il procuratore Pirelli. «Le modalità infatti non sono avvenute secondo quanto dichiarato davanti alla sezione disciplinare dal dottor Bianchi, quando fu ascoltato nell’ambito del processo contro Palamara. Sono emersi infatti alcuni server che non erano stati dichiarati e utilizzati in questa architettura del sistema d’intercettazione».

Indagini della procura di Firenze e della procura di Napoli

«Sono a conoscenza – ha aggiunto il procuratore generale Pirelli – che sulla questione ci sono indagini in corso e segnatamente una ispezione degli impianti ordinata congiuntamente dalla procura di Firenze e dalla procura di Napoli, che sono destinate a concludersi entro la data della nuova udienza a Perugia nell’ambito del processo contro Luca Palamara. Per quel giorno sapremo con certezza quale architettura sia stata utilizzata dalla società Rcs. Dopodiché si potranno fare tutte le considerazioni in diritto necessarie a chiarire tutto il procedimento. E’ interesse di tutti accertare come si siano svolti effettivamente i fatti esposti dalla difesa di Ferri». Le indagini sono condotte da un nucleo speciale della polizia postale. Prossima udienza il 29 luglio 2021.