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Le “cantate” di Amara rischiano di far saltare il “sistema”: i verbali

Piero Amara riempie verbali con la procura di Potenza e tira in mezzo anche Francesco Boccia, oggi commissario Pd di Cosenza.

Le “cantate” di Amara rischiano di far saltare il “sistema”: i verbali

Due giorni dopo il suo arresto, Piero Amara si presenta davanti al gip di Potenza, Antonello Amodeo, al procuratore capo, Francesco Curcio e al pubblico ministero, Giuseppe Borriello, iniziando a collaborare con gli inquirenti, per quanto riguarda la nomina di Carlo Maria Capristo quale procuratore capo di Taranto. L’ex legale dell’Ilva e dell’Eni è accompagnato dai suoi difensori, gli avvocati Salvino Mondello e Francesco Montali. Si tratta del primo interrogatorio, l’unico non omissato, che Piero Amara ha reso davanti ai magistrati lucani, mentre gli altri – fatti verso la fine del mese di giugno – sono stati coordinati dall’ufficio di procura.

Piero Amara si è mostrato subito collaborativo, cercando di difendere innanzitutto la sua posizione ed evidenziando che non aveva bisogno del poliziotto Filippo Paradiso, per arrivare a certi livelli della magistratura italiana. Piero Amara, qualora fosse riscontrato ciò che ha dichiarato ai pm della Basilicata, può far crollare davvero il “sistema”. Perché l’avvocato siciliano, durante i suoi interrogatori, parla di tutto e di tutti. Fa i nomi di Luca Palamara, Cosimo Ferri («è la mente del “sistema”» ha detto Amara), Luca Lotti e Francesco Boccia – da poco scelto quale commissario del Pd di Cosenza – ovvero due magistrati e due deputati, interessati alle nomine dei magistrati.

Francesco Curcio
Francesco Curcio, procuratore capo di Potenza

Da Milano a Potenza: la procura chiede i verbali di Amara

L’aspetto che preoccupa maggiormente Piero Amara, che il 10 giugno aveva esternato il “desiderio” di continuare a rimanere in carcere, in attesa degli altri incontri con la procura di Potenza, è quello relativo ai verbali resi dallo stesso alla procura di Milano, dove ha parlato della cosiddetta “Loggia Ungheria”. A fine interrogatorio, infatti, il gip Amodeo ha fatto presente che avrebbe inoltrato richiesta di acquisizione dei verbali milanesi, invitando la procura di Potenza a valutare, per quanto è di sua competenza, le eventuali notizie di reato emerse nel corso del “colloquio”, nonché richiedere documenti da altri uffici di procura formulate dall’indagato. Insomma, lo scandalo che potrebbe travolgere politica e magistratura, come annunciato qui, rischia di partire proprio da Potenza.

Cosa ha detto Amara

Il procuratore Curcio sembra essere quello più prudente rispetto alle parole di Piero Amara, al quale contesta alcune ricostruzioni. Amara, però, tiene a ribadire che Capristo a Taranto faceva comodo a tanti. Enrico Laghi (all’epoca commissario dell’industria siderurgica, non indagato nell’inchiesta), dopo una cena romana, vedendo il magistrato in compagnia di Amara, decide di nominarlo legale dell’Ilva. E’ questa la versione fornita dal legale siciliano al gip Amodeo, che prende nota.

Mentre la procura cerca di capire i rapporti con Filippo Paradiso, presentatogli da un Alto ufficiale della Guardia di Finanza, quando Amara arrivò, professionalmente parlando, a Roma per elevare il suo status, l’ex legale Eni fa intendere che Paradiso era l’ultimo a cui chiedere un favore, ma c’era una rete di contatti ben più strutturata, della quale facevano parte Palamara, Ferri, Lotti, Calafiore, Centofanti e, rispetto alle prime dichiarazioni, Amara parla anche dell’ex ministro per gli Affari regionale del Governo Conte, Francesco Boccia, oggi impegnato a ricostruire il Pd cosentino (e calabrese) dopo gli ultimi disastri, non ultimo il ritiro della candidatura di Maria Antonietta Ventura (LEGGI QUI).

Francesco Boccia, ex ministro per gli Affari regionali
Francesco Boccia, ex ministro per gli Affari regionali

Boccia esclude di conoscere Amara

Boccia, sentito dai pm lucani, aveva riferito di non conoscere Piero Amara, ma sapeva che Capristo fosse indicato per la procura di Taranto. Amara, tuttavia, ricorda che in quel periodo in via del Nazareno era in corso uno scontro tra la corrente Renzi e Boccia, per cui Lotti avrebbe chiesto conto a Capristo di alcune situazioni. Amara ne parla così: «Lotti non si fidava assolutamente, perché… e disse quella famosa frase: voi “lei mi chiede i favori di notte, mentre di giorno i suoi uomini ci attaccano”».

Il pm Borriello prende la palla al balzo e chiede “questo lo disse a Capristo?» e Amara risponde: «A Capristo glielo disse, sì». E il magistrato aggiunge: «”I suoi uomini” sarebbero Boccia e…?» e il legale spiega: «”I suoi uomini”, si riferiva a Boccia. Perché in effetti all’epoca c’era un forte contrasto tra Boccia e Renzi, in particolare. Il Pd stava cominciando a spaccarsi, e Capristo rappresentava questa… Non “rappresentava”: era voluto da questa area dei pugliesi». Mentre la “corrente dei fiorentini” era capeggiata da Lotti. E qui nasce il discorso, prima che ottenesse il posto a Taranto, di portare Capristo alla procura generale di Firenze.

Paradiso chiede aiuto per Capristo

Secondo Amara, Capristo e Paradiso volevano “agganciare” Palamara. «Non è che attivano solo me… avranno attivato tutti i possibili…  i canali possibili», svelando di un incontro tra Calafiore, Paradiso e Centofanti affinché si raggiungesse l’obiettivo». E’ la parte in cui Piero Amara, riportando le parole di Centofanti, fa intendere che Filippo Paradisso conosceva anche Massimo Forciniti, attuale presidente della sezione penale del tribunale di Crotone, ed ex consigliere togato del Consiglio Superiore della Magistratura. «E Centofanti disse a Paradiso, ma eravamo tutti d’accordo, io, Calafiore e Centofanti… gli disse: “Ma perché devo andare io a parlare con Palamara, visto che tu hai i tuoi… il rapporto diretto con Forciniti, e semmai è Forciniti che – perché Forciniti era uno che aveva molti voti all’interno di Unicost – di avere bisogno di Palamara; non hai bisogno di parlare con me».

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L’argomento Casellati

A questo punto, il procuratore Curcio inserisce l’argomento Casellati, oggi presidente del Senato, ma all’epoca membro del Consiglio Superiore della Magistratura. «Lei, diciamo, esclude di avere chiesto a Paradiso di incontrare la Casellati?» chiede il capo della procura di Potenza. E Amara replica: «Ma giuro, nel modo più assoluto, ma secondo me neanche Calafiore», ribadendo in tutto l’interrogatorio di non aver mai parlato con l’attuale seconda carica dello Stato. «Casellati e Capristo erano così, dottore!» aggiungendo che anche «Casellati e Paradiso erano vicini, non aveva bisogno di me per parlare, Paradiso».

Quando si conoscono Paradiso e Amara

Questa storia, secondo quanto narrato da Piero Amara, nasce nel 2014, anno in cui il legale siciliano conosce Filippo Paradiso, agente della Polizia di Stato, in quel momento in servizio presso il ministero dell’Interno a Roma che coinvolse Amara «in un’associazione di beneficienza che si chiama “Associazione don Benzi”», la quale si occupava «di vari temi di solidarietà nei confronti di persone, insomma, derelitte, legate alla chiesa cattolica e che… per la quale sia lui» che un prelato «si occupavano di raccolta di fondi di beneficenza per queste… per queste… per le persone che loro assistevano».

«In verità, poi, molto spesso in questa… si organizza… questa associazione organizzava delle cene e degli incontri a cui io sono stato invitato, e a cui partecipavano molte cariche istituzionali importanti dello Stato, quindi non soltanto magistrati, ma anche alti ufficiali della Guardia di Finanza, dei carabinieri, e quella era un’occasione di incontro che, collegata, teoricamente, all’attività di beneficenza, ma certamente costituiva anche momento, tra virgolette”, di lobbying varia. Cioè, si mettevano, sostanzialmente, in contatto diverse, diverse persone, con una periodicità non infrequente, cioè regolarmente. E li ho avuto modo di conoscere procuratori di diverse… di diversi uffici direttivi, quindi non soltanto Capristo, d’Italia».

Un’Amara verità

In conclusione, dall’interrogatorio di Amara emergono un paio di cose. La prima è che queste cose l’ex legale (visto che ha chiesto la cancellazione dall’albo forense) pare le abbia dette già a Roma e a Milano, ma le due procure sembrano essere rimaste “silenti”, almeno da quanto dice Amara ai pm di Potenza. La seconda riguarda i rapporti tra magistratura e politica, spesso ricostruiti dallo stesso Amara in modo confuso (e probabilmente negli altri interrogatori lo ha fatto in maniera più dettagliata, visto che è uscito dal carcere…), che vengono estesi anche a soggetti che prima non erano mai entrati in queste faccende. Il mondo raccontato da Amara non è bello, ma un’Amara verità è meglio di una reiterata ipocrisia.

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