Rimborsopoli Cosenza, assolto l’ex sindaco Mario Occhiuto. A processo Giuseppe Cirò
Il gup Pingitore ha accolto le richieste difensive esposte in udienza preliminare dall’avvocato Nicola Carratelli. A giudizio l’ex capo segreteria del primo cittadino
Il gup del tribunale di Cosenza, Claudia Pingitore, ha assolto l’ex sindaco Mario Occhiuto dall’accusa di aver lucrato sui rimborsi comunali. La procura di Cosenza aveva chiesto 3 anni e 6 mesi di carcere, ma in abbreviato il castello accusatorio è crollato davanti alla minuziosa ricostruzione difensiva esposta dall’avvocato Nicola Carratelli, legale di fiducia dell’architetto di Cosenza. Rinviato a giudizio invece Giuseppe Cirò (difeso dall’avvocato Francesco Chiaia), ex braccio destro di Occhiuto.
Inoltre, il gup Claudia Pingitore ha disposto il non luogo a procedere per Bruno Palermo e ha ordinato il processo per Ada Federico. Il Comune di Cosenza si è costituito parte civile con l’avvocato Nicola Rendace. Soddisfazione è stata espressa dai difensori di Palermo, Walter Perrotta e Paolo Guadagnolo, che dichiarano: «Viene restituita dignità a chi, dopo oltre trent’anni di onorata carriera e lavoro svolto alle dipendenze comunali, si era visto inopinatamente e ingiustamente raggiungere da una richiesta di rinvio a giudizio per fatti dai quali era totalmente estraneo e che non costituivano ipotesi penalmente perseguibili».
La sentenza odierna chiude, almeno per il momento, uno dei capitoli politici-giudiziari più intricati della città di Cosenza. All’epoca fece scalpore la decisione di Occhiuto di privarsi di Cirò e di andare in procura a denunciare fatti ben precisi. Una querelle, quella tra l’ex sindaco e l’ex capo dello staff segreteria di Palazzo dei Bruzi, che era andata avanti anche in altri procedimenti penali, come nel caso del soppalco del Mc Donald’s, nato dalle dichiarazioni di Cirò e poi archiviato dalla procura di Cosenza.
Per non parlare della riunione a casa di Nicola Morra, dove all’insaputa dei presenti, vennero registrate le dichiarazioni dei partecipanti, tra cui Cirò, e successivamente quei file audio finirono sul tavolo degli inquirenti cosentini. Infine, l’ultimo duello con le rispettive denunce per calunnia. Oggi il primo epilogo che sorride pienamente a Mario Occhiuto.