mercoledì,Maggio 15 2024

Anche a Cosenza è caccia al farmaco a base di iodio contro le radiazioni. I farmacisti: «Dannoso prenderlo senza motivo»

Alfonso Misasi (Federfarma provinciale): «Le scorte rientrano in un discorso di Difesa nazionale. L’assunzione va modulata secondo tempi e distanze dall’esposizione o è inutile»

Anche a Cosenza è caccia al farmaco a base di iodio contro le radiazioni. I farmacisti: «Dannoso prenderlo senza motivo»

«Non trovano le pillole a base di iodio e si buttano sugli integratori e ora sono spariti anche quelli». La farmacia Berardelli, nel cuore di Cosenza, è una di quelle storiche. Dopo l’incendio alla centrale nucleare ucraina di Zaporizhzhia, in tanti sono entrati per chiedere le compresse di ioduro di potassio.

 «Noi facciamo preparati galenici e quindi le persone vengono qui e sperano di uscire con qualche preparato da tenere a casa in caso di emergenza. Siamo costretti a precisare che senza una ricetta medica non si può vendere un preparato simile. Non parliamo di una lozione per i capelli o di una crema, parliamo di un farmaco che assunto senza una ragione medica può essere dannoso».

Il fantasma di Chernobyl

Le notizie che arrivano dall’Est hanno rispolverato vecchie paure legate agli anni 80 quando la nuvola radioattiva di Chernobyl arrivò fino all’Italia. «Stamattina è stato da noi un padre che aveva bisogno del farmaco per la figlia. Ha dovuto portare una ricetta firmata dall’immunologo e dovrà aspettare perché i magazzini sono vuoti. Mi auguro che si intensifichino i controlli perché non deve essere venduto con leggerezza».

Lo ioduro di potassio, funziona come un modulatore: in caso di esposizione a radiazioni, riesce ad evitare che la tiroide assorba in tutto in parte l’isotopo 31. L’assunzione preventiva è inutile e fa male alla salute, e l’acquisto compulsivo, anche su internet, solo per tenere da parte scorte d’emergenza fa un danno a chi, per ragioni reali e mediche, ne deve far uso.

«Anche da noi qualcuno è entrato e l’ha chiesto – racconta Lorenzo Jorio titolare della farmacia Europa a Rende -. Naturalmente a ciascun cliente è stato spiegato che non si può vendere questo farmaco senza prescrizione medica. Inoltre non ne abbiamo disponibilità immediata, si tratta di gocce o pillole che vanno ordinate su richiesta».

A Longobucco a chiedere lo ioduro di potassio sono entrati in molti. Il titolare Giampaolo Ioele racconta, con una punta di sorpresa e preoccupazione, un fenomeno figlio di una sorta di isteria collettiva e di un sovraccarico di informazioni sbagliate. «Cercano “la pillola contro le radiazioni”, ho cercato di spiegare ai miei clienti che non abbiamo queste pasticche e che non possiamo venderle come fossero un farmaco da banco. L’altro giorno ho controllato la disponibilità ma nei magazzini è esaurito ovunque. Sta accadendo quello che è accaduto nei primi tempi del Covid quando si era diffusa la voce che il Plaquenil, che viene prescritto per il lupus eritematoso, fosse efficace contro il virus e tutti venivano qui per comprarlo. Un’assurdità».

Misasi: «Dosi e tempi vanno stabiliti con attenzione»

«Per fortuna non siamo nella fase di allarme acuto e la maggior parte dei clienti non sa neanche come si chiama questo farmaco». A parlare è Alfonso Misasi, è il presidente di Federfarma Cosenza. «La gente deve sapere che non parliamo di un medicinale qualunque. Le scorte di sicurezza sono legate a un discorso di Difesa nazionale, non sono certo sul mercato a disposizione di chiunque. Se un giorno, speriamo mai, si dovesse verificare l’eventualità di doverle distribuire ci sarà il generale di turno che dirà chi, come e quando. Questo medicinale va assunto, per essere efficace, entro un certo lasso di tempo dall’esposizione alle radiazioni o è completamente inutile. Noi ci troviamo a 800 chilometri di distanza dalla centrale nucleare più vicina, di solito le disposizioni sulla distribuzione dello iodio avvengono nei centri che si trovano entro un raggio di 200 chilometri dalla fonte. Insomma ci sono una serie di valutazioni che vanno fatte a monte anche per stabilire il dosaggio, valutazioni che non può fare né il cliente e né tantomeno il farmacista, legate a tempi e distanze».

Sulla richiesta anomala legata alle vicende ucraine Misasi non ha molti dubbi. «Credo che non sia un discorso di assunzione preventiva, me lo auguro almeno, ma a un rifornimento personale, a un “se succede sono pronto”. È come per la farina: si teme che non ce ne sarà più e allora la gente si riempie i carrelli e pensa che male che vada, la butterà via. La paura è comprensibile, umana, ma bisogna anche usare il cervello».