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Processo “Valle dell’Esaro”, le domande delle difese surriscaldano il controesame di Roberto Presta

Lungo confronto tra gli avvocati e il pentito di Roggiano Gravina che più volte ha discusso animatamente con i legali degli altri imputati

Processo “Valle dell’Esaro”, le domande delle difese surriscaldano il controesame di Roberto Presta

Controesame di Roberto Presta, collaboratore di giustizia, surriscaldato dalle domande delle difese che hanno incalzato il presunto narcotrafficante di Roggiano Gravina, imputato in ordinario dinnanzi al tribunale collegiale di Cosenza. Parliamo del processo denominato “Valle dell’Esaro“, l’inchiesta della Squadra Mobile di Cosenza, coordinata dalla Dda di Catanzaro, contro una presunta associazione a delinquere finalizzata a un ingente traffico di sostanze stupefacenti nei territori di Roggiano Gravina, Tarsia, San Marco Argentano, Acri, San Lorenzo del Vallo e Terranova da Sibari.

Secondo il pubblico ministero antimafia Alessandro Riello, il presunto sodalizio criminale (diretto da Antonio Presta con il contributo fattivo di Giuseppe Presta, dello stesso Roberto Presta e di Francesco Ciliberti) avrebbe peso la droga, di tipo cocaina (e non solo), da un “broker” reggino, di nome Antonio Giannetta, anch’egli imputato nel procedimento penale.

Ma nella seduta del 26 ottobre 2022, il collaboratore di giustizia di Roberto Presta è andato “sopra le righe”, rispondendo a tono a quasi tutti gli avvocati difensori, tanto che il presidente del collegio giudicante Carmen Ciarcia (giudici a latere Urania Granata e Iole Vigna) lo ha richiamato più volte all’ordine, invitandolo a rispondere esclusivamente ai quesiti avanzati dai legali degli imputati.

Il collaboratore Roberto Presta rivela una presunta estorsione

Nel corso del controesame, le difese hanno battuto diverse piste investigative per valutare la credibilità e l’attendibilità del collaboratore di giustizia, Roberto Presta, assistito dall’avvocato Claudia Conidi, presente nella località segreta. Uno dei primi a partire con le domande difensive è stato l’avvocato Lucio Esbardo, difensore (tra gli altri) di Antonio Presta e Giuseppe Presta.

Il penalista del foro di Cosenza è ritornato su una dichiarazione resa nella precedente udienza dal pentito, ovvero chiedendo al collaboratore quali altri reati avesse compiuto nel corso della sua attività criminale. Per esempio, se avesse commesso estorsioni. «Sì facevo pure le estorsioni, una l’ho fatta con Giuseppe Presta, ai danni di una ditta di Reggio Calabria, che stava svolgendo alcuni lavori vicino lo svincolo di Tarsia». Risposta in contraddizione con quanto dichiarato alla domanda posta nella scorsa seduta processuale dall’avvocato Alessandro Diddi, co-difensore di Francesco Ciliberti, Presta infatti aveva dichiarato di non aver mai fatto un’estorsione.

Processo “Valle dell’Esaro”, i viaggi a Tarsia da Giannetta

Sul fronte della “bacinella“, invece, ha specificato che i soldi venivano versati nella “cassa comune” anche per pagare le parcelle degli avvocati. Poi è stata la volta dell’avvocato Franco Locco, che ha affrontato altre questioni, come i viaggi fatti alla cantina sociale di Tarsia per prendere la droga da Giannetta. Negli altri controesame, invece, Roberto Presta ha confermato di non aver riconosciuto nell’album fotografico Francesco e Roberto Iantorno, come evidenziato dall’avvocato Mario Scarpelli, né di aver assistito a cessioni di droga nei confronti di Roberto Iantorno. Stesso discorso vale per Francesco Lamanna, non riconosciuto in foto, e coinvolto in un furto d’auto a Cosenza.

Processo “Valle dell’Esaro”, le discrasie sulla posizione di Massimo Orsini

Nel caso di Massimo Orsini, l’avvocato Maurizio Nucci è riuscito a far emergere un’altra discrasia rispetto a quanto detto in udienza al pubblico ministero Alessandro Riello. Al legale del presunto partecipe dell’associazione dedita al narcotraffico, ha dichiarato inizialmente che aveva ceduto ad Orsini più di 400 grammi di cocaina nell’arco di 20-25 giorni, in tranche da 100 grammi l’uno e con aggiunte di 20-30 grammi ulteriori.

In sede di esame, però, Roberto Presta aveva riferito tutt’altro, ovvero che le cessioni di droga a Massimo Orsini erano state un paio, con quantitativi di 5-10 grammi, o al massimo di 50 grammi. Cessioni che sarebbero state concordate via telefono ed avvenute in piazza a Roggiano Gravina o nei pressi dell’abitazione di Orsini. Sul punto anche il presidente Ciarcia ha fatto intendere che vi fosse una difformità tra la prima e la seconda dichiarazione.

Processo “Valle dell’Esaro”, il caso della coppia e della pistola non funzionante

Per le posizioni di Sonia Presta e Gianfranco Mariotta, difesi dall’avvocato Lello Sicilia, Roberto Presta ha dichiarato di non essere a conoscenza di cessioni di droga né sa se le abbia fatte suo fratello Antonio, in quanto per un periodo, tranne nel 2017, era in carcere.

Da Alfredo Morelli, rispondendo alle domande dell’avvocato Favasuli, non ha avuto notizie se la pistola, oggetto del capo d’imputazione, fosse funzionante, in quanto c’era la molla da aggiustare, né si è interessato della questione in seguito.

Il caso di Luigi Gioiello

Infine, è stata discussa (sempre nell’ambito del controesame) la posizione di Luigi Gioiello (assistito dall’avvocato Ferruccio Mariani), il quale si trova a processo per l’accusa di presunto partecipe dell’associazione a delinquere finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti, relativamente all’acquisto di 2 chilogrammi di marijuana, che sarebbe stata presa dallo stesso Roberto Presta e da Mario Sollazzo. Episodio di cronaca già definito con un patteggiamento nella fase delle indagini preliminari.

Nel caso specifico, Presta non era a conoscenza se Gioiello fosse l’unico spacciatore a San Marco Argentano, evidenziando che. a suo dire, c’era anche Roberto Gallo (difeso dall’avvocato Giuseppe Brindisi) nella zona, né ha saputo circoscrivere con precisione i lavori (dal valore di 1.250 euro) che sarebbero stati eseguiti da Gioiello a casa di Mario Sollazzo, se prima dell’arresto di Gioiello o del provvedimento cautelare emesso dal tribunale di Cosenza nel maggio del 2017 nei confronti dell’attuale pentito e di Sollazzo. Presta, in definitiva, non ha inquadrato Gioiello come membro della presunta associazione, ma come un soggetto che prendeva la droga e la spacciava dove e quando voleva.

L’avvocato Matteo Cristiani, difensore di Attilio Martorelli insieme al collega Antonio Quintieri, ha rinunciato al controesame, precisando di produrre in futuro una documentazione attestante una perquisizione effettuata contro l’imputato, menzionata da Roberto Presta nei verbali.

“Valle dell’Esaro”, cosa succede ora

Nella prossima udienza, prevista per il 20 dicembre 2022, il pubblico ministero Alessandro Riello effettuerà il riesame, proponendo altre domande al collaboratore di giustizia Roberto Presta, al fine di precisare meglio alcune dichiarazioni rese nelle ultime udienze. Poi, eventualmente, toccherà ad altri imputati sottoporsi alle domande di accusa e difesa e soltanto al termine di questa fase, gli avvocati porteranno in aula i testi a discarico. Quindi ci saranno, le ultime richieste probatorie dell’accusa e la chiusura dell’istruttoria dibattimentale. Il processo, verosimilmente, non si chiuderà prima dell’estate 2023.

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