Processo “Reset”, Gennaro Presta e Gianluca Maestri: i ruoli nel clan degli “zingari”
La Dda di Catanzaro ripercorre le dinamiche dei due imputati in abbreviato all'indomani degli arresti di "Testa di Serpente"
Tra le tante posizioni che sono nel processo abbreviato di “Reset“, quelle di Gennaro Presta e Gianluca Maestri, ritenuti dalla Dda di Catanzaro quali i “reggenti” del clan degli “zingari” dal 2019 in poi e facenti parte della presunta confederazione mafiosa operante tra Cosenza, Rende e Roggiano Gravina, sono senza dubbio interessanti per capire come cambiano gli equilibri criminali.
Ne ha parlato il pubblico ministero Vito Valerio, facendo un excursus di quanto avvenuto dal dicembre 2019 in poi. Una data, quella del 13, non da sottovalutare, non solo perché “Testa di Serpente“, può essere considerato un antipasto investigativo di “Reset“, ma anche per la capacità degli inquirenti di frenare le mire espansionistiche dei gruppi Porcaro-Abbruzzese.
Sebbene la pubblica accusa abbia parlato di periodo storico decisivo, visto che la ‘ndrangheta cerca il cosiddetto “fiore” ai commercianti e agli imprenditori, dalla lettura degli atti si percepisce anche altro. Come se “Testa di Serpente“, tenuto conto dei malumori tra gli “italiani“, abbia messo a freno i bollori di qualcuno. Ed ecco il ragionamento seguito dal magistrato della Dda di Catanzaro, per tracciare il terreno su Presta e Maestri.
Un reato improcedibile per Maestri
«Gianluca Maestri risponde dei capo 1, anche lui nella veste di organizzatore dell’associazione» e di una presunta tentata estorsione ai danni di un’attività ricettiva di Lattarico. «Risponde poi di una serie di altre estorsioni tentate e consumate ascritte ai capi che vanno da 84 a 95, con l’unica eccezione, del capo 91 che non è oggetto della richiesta di rinvio a giudizio perché è il capo riguardante il tentato furto di due autovetture, ovviamente finalizzate alla commissione di un delitto, di un danneggiamento a scopo estorsivo, che però essendo rimaste ignote le persone offese non è stato possibile sentirle e quindi il reato con l’entrata in vigore della riforma Cartabia è divenuto improcedibile».
La Dda su Maestri e Presta
«Per Gennaro Presta e Gianluca Maestri, le fonti di prova sono molteplici, le intercettazioni telefoniche sono chiarissime ed eloquenti, i riscontri documentali, i servizi di osservazione e controllo sul territorio, le dichiarazioni dei collaboratori di giustizia, dicevo assolutamente convergenti rispetto al loro coinvolgimento nei reati fine e anche attraverso la dimostrazione dei reati fine nella descrizione del ruolo inequivoco di organizzatori dei sodalizio» ha detto in aula il pm Valerio.
Gli arresti di “Testa di Serpente”
«C’è da dire, c’è da rilevare la particolarità che caratterizza il ruolo di organizzatori e che tanto Gennaro Presta, quanto Gianluca Maestri intervengono in una fase delicata di operatività e di vita dell’associazione, cioè intervengono quando a dicembre dei 2019 in occasione dell’esecuzione delle ordinanze cautelari del procedimento Testa del Serpente vengono in qualche modo bloccato le mire criminali dell’asse Porcaro-Banana, Porcaro Roberto e Luigi Abbruzzese, con il rischio che vengano a perdersi tutti quegli introiti, quei proventi illeciti del periodo natalizio del 2019. Ed è in questo preciso momento che prendono vigore le azioni delittuose di Presta e Maestri».
I due imputati, ha sostenuto in udienza il magistrato, «intervengono a supplire l’assenza di Roberto Porcaro e di Luigi Abbruzzese, quindi intervengono nel particolare canale di congiunzione tra gli Italiani e gli zingari soprattutto con riferimento a quelle estorsioni cosiddette condivise tra zingari e italiani. Interverranno con il molo essenziale di Ivan Barone, che sarà un loro fedele coadiutore di tali azioni e intervengono con una capacità di azione, di riorganizzazione sul territorio straordinaria, direi quasi paramilitare in riferimento all’occupazione degli spazi, nel tempo e del territorio
Le intercettazioni
‹Le intercettazioni tra Maestri e Ivan Barone – ha evidenziato il rappresentante della Dda di Catanzaro – da questo punto di vista sono chiarissime, anche nei riferimenti alla raccolta e alla suddivisione di quote spettanti agli italiani direttamente a Francesco Patitucci. C’è un’intercettazione molto emblematica di questo, cioè nella raccolta, siamo sempre nel periodo natalizio, Barone e Maestri si preoccupano che una quota parte delle estorsioni di cui gli stessi sono accusati vadano appunto a Francesco Patitucci in rappresentanza degli italiani, stante la momentanea indisponibilità di Roberto Porcaro subito tratto in arresto il 13 dicembre».
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