lunedì,Maggio 20 2024

Ciclista morto ad Amantea, chiesto il processo per una donna di 47 anni

Era alla guida dell'auto che il 9 giugno del 2023 urtò sulla Ss 18 la bici con il sella la vittima, un settantaquattrenne di San Lucido

Ciclista morto ad Amantea, chiesto il processo per una donna di 47 anni

Nulla e nessuno potranno mai riportare indietro Salvatore Di Buono, ma ora i suoi familiari confidano di potergli rendergli un po’ di giustizia. Al termine delle indagini preliminari sul tragico incidente stradale occorso il 9 giugno 2023 ad Amantea e costato la vita al settantaquattrenne di San Lucido, il pm della Procura di PaolaErnesto Sossano, ha chiesto il rinvio a giudizio per il reato di omicidio stradale per M. G.47 anni, residente ad Amantea, la conducente dell’auto che ha travolto la bicicletta su cui procedeva la vittima. Il gup  Carla D’Acunzo ha quindi fissato per il 18 settembre 2024, alle ore 10, l’udienza preliminare di un processo nel quale i congiunti dell’anziano saranno assistiti da Studio3A.

Il terribile sinistro, rilevato dai carabinieri della locale stazione e poi ricostruito nei dettagli dall’ingegner Salvatore Cetraro, il perito a cui la Procura ha affidato l’incarico di redigere una consulenza tecnica cinematica ad hoc, è accaduto poco prima delle 18.30, lungo la Statale 18. All’indagata si imputa di aver causato il decesso del ciclista «per colpa generica consistita in imperizia, negligenza e imprudenza nonché per la specifica violazione delle norme sulla disciplina della circolazione stradale, in particolare degli articoli 140 del Codice della Strada (principio informatore della circolazione), 141 e 142 (velocità e limiti di velocità) e 148 (sorpasso)» come è scritto nella richiesta di rinvio a giudizio.

Mentre infatti era alla guida di una Volkswagen Touran e percorreva la Ss 18 in direzione nord sud, «a velocità elevata e non commisurata alle condizioni stradali – prosegue l’atto del magistrato inquirente -, giunta al km 347+730, in prossimità di un dosso presegnalatosuperando la bicicletta di Di Buono che procedeva lungo la stessa direzione, urtava con l’estremità anteriore destra del veicolo il velocipede sull’estremità sinistra del manubrio».

Un urto fatale perché, conclude il pm, «a seguito della collisione Di Buono impattava con la spalla sinistra e con la zona temporo-parietale sinistra sul montante anteriore destro e sul contiguo parabrezza dell’autovettura», rovinando poi sull’asfalto e riportando un gravissimo traumatismo; in particolare, oltre a plurime fratture costali, un devastante «trauma al capo con emorragia subaracnoidea e frattura della base cranica» che ne hanno causato il decesso praticamente immediato, come rilevato dalla perizia autoptica affidata dal pm al medico legale Saverio Gualtieri, che ha confermato come la morte sia stata dovuta unicamente alle terribili conseguenze del sinistro: alle operazioni peritali ha partecipato, quale consulente tecnico per la parte offesa, anche il dottor Raffaele Gangale messo a disposizione da Studio3A-Valore S.p.A. unitamente agli avvocati Antonio Natali del Foro di Catanzaro, e all’avvocato di famiglia Carlo Di Buono del foro di Paola.