martedì,Maggio 14 2024

Montalto, Viafora: «Il Pd dimostri di voler svoltare. La gente invoca cambiamenti»

Il candidato a sindaco è a capo del progetto elettorale "Uniti per un'altra storia". Sabato ha alzato il sipario dinanzi ad una folta platea, nella nostra intervista affronta il tema della città unica, delle idee inclusive e su Caracciolo dice: «Il giudizio su di lui lo daranno gli elettori»

Montalto, Viafora: «Il Pd dimostri di voler svoltare. La gente invoca cambiamenti»

Un’assemblea viva quella di sabato scorso a Montalto Uffugo. Il candidato a sindaco Emilio Viafora, già primo cittadino ad inizio anni ’80 per conto del PCI ed ex segretario generale della Cgil Calabria e della Cgil Veneto, ha riempito il Parco de Angelis. Il dirigente sindacale, oggi presidente di Federconsumatori e fondatore del primo sindacato dei Lavoratori Atipici, è a capo del progetto elettorale “Uniti per un’altra storia“.

Si tratta di uno dei tre candidati a sindaco di Montalto Uffugo per le amministrative di giugno 2024 usciti allo scoperto. Gli altri sono Mauro D’Acri Antonio Brogno, mentre c’è un grande punto interrogativo per ciò che verrà stabilito giovedì in Consiglio dei Ministri. Pietro Caracciolo, se cambiasse la legge, potrebbe sperare di farsi rieleggere per la terza volta consecutiva. A quel punto con chi andrebbe? Col Pd, con Forza Italia o con tutti e due? Emilio Viafora nell’intervista rilasciata alla nostra testata ha circoscritto il campo alla propria idea di città, mandando però chiari segnali al mondo democrat.

Viafora, ha presentato ufficialmente la sua candidatura dinanzi ad una buona platea.
«La sensazione che ho è di una richiesta di cambiamento che ha trovato in me e nelle associazioni che supportano la mia persona un punto di riferimento evidente».

Ha detto di non voler effettuare una campagna elettorale “contro” qualcuno, ma per Montalto. Ma contro chi si aspetta di dover gareggiare?
«Difficile da dire oggi. La situazione è in ebollizione e le forze in campo devono ancora palesarsi fino in fondo. Non voglio dare un giudizio su quanto avvenuto in questi anni, ma per sviluppare una campagna elettorale significativa e non slabbrata, l’unica volontà è di capire come disegnare la nuova città. Non mi va, pertanto, di alimentare contrasti personali e di partito, non sono elementi che aiutano i cittadini».

Uno dei punti interrogativi è il Partito Democratico. Deciderà la Federazione da quanto trapela. Si aspetta in cuor suo che converga su di lei o alla fine farà altre scelte?
«Sono convinto che il Pd debba fare una scelta coerente con ciò che dice di voler fare nel Paese e nel locale: vuole una svolta oppure no? Se dialoga con pezzi della vecchia maggioranza, quale svolta può imprimere? Dico questo al netto del fatto che i democrat sono sfilacciati e alcuni stanno già dentro l’alleanza che sto proponendo agli elettori».

Ci dà un giudizio sul decennio di Pietro Caracciolo alla guida di Montalto? Se giovedì non dovesse cambiare la legge per il terzo mandato, secondo lei chi appoggerà alla fine?
«Non do giudizi, ma non riesco a comprendere il motivo di un tavolo della maggioranza allargato al Pd. L’attesa messianica del terzo mandato, inoltre, è un elemento di conservazione e di contrasto con ciò che chiedono cittadini. Continuità e svolta non si possono avere contestualmente: è un ossimoro. Il giudizio sui 10 anni di Caracciolo, ad ogni modo, lo daranno i cittadini. Io capto semplicemente che c’è una forte domanda di ricambio».

Viafora, con lei c’erano Teresa Francesca Magarò, Michele Cosentino, Stefania Costabile, Giuseppe Lanzillotta e William Ferraro. Che esperienze e che campi d’azione portano nella sua coalizione?
«Sono espressioni di sensibilità differenti. C’è chi opera sul versante socio-sanitario, chi sul versante dei diritti femminili, chi invece punta ad elaborare un programma puntando su cultura, programmazione e sui rapporti con l’Unical. Abbiamo la consapevolezza di dover lavorare per migliorare il sistema produttivo. In questo senso, è necessario dotare la macchina pubblica di tutti gli strumenti tesi ad intercettare i fondi europei».

Montalto, in base alla proposta di legge regionale, resterà fuori dalla fusione tra Cosenza, Rende e Castrolibero. Che pensa a riguardo?
«Non abbiamo pregiudiziali, ma chiederemo un confronto franco e di prospettiva: c’è la necessità di aprire una discussione a tutto campo. Montalto è un territorio centrale nella provincia di Cosenza ed è difficile ipotizzare un non rapporto Rende-Montalto: i due comuni oggi sono complementari. Come si definirà il rapporto con l’area urbana devono dirlo i cittadini: per me non basta una legge regionale, ma vanno definite le prospettive economiche, sociali e amministrative».

Ha parlato molto nel suo discorso delle fasce deboli della popolazione. La sua impronta, come la sua storia politica e sindacale, è libertaria e di sinistra. Che possibilità ritiene di avere, in un periodo storico dove il vento di destra soffia forte, di tornare alla guida del municipio dopo 40 anni?
«Non nego che tiri imperioso un vento di destra. Noi abbiamo definito la nostra coalizione democratica, civica e meridionalistica e non mi limiterei ad affermare “di sinistra”. Magari ci fosse battaglia sulle idee, ma la battaglia purtroppo è un’altra: la gente si fionda ad accaparrarsi liste e ad accapigliarsi. Esiste però un’area che vuole mettere tutti nelle stesse condizioni di competere. Inclusiva. Riguardo a questo concetto, rimando la palla nella metà campo del Pd dove capiranno di certo il messaggio…».

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