sabato,Maggio 18 2024

La maledizione del Planetario. Dopo i furti e il vandalismo, l’oblio continua

Da anni, ormai, il problema della struttura esiste solo nelle inchieste e negli approfondimenti. Adesso l'epilogo (scontato) con i furti all'interno. Cosa accadrà adesso?

La maledizione del Planetario. Dopo i furti e il vandalismo, l’oblio continua

Dunque alla fine è successo. Come da copione, una cronaca di una morte annunciata. Il destino del Planetario si è scritto nel momento in cui la cancellata è stata chiusa con il lucchetto. Lucchetto che, col tempo, si è arrugginito insieme al resto. La struttura è stata violata e saccheggiata, ma la notizia è trapelata solo ieri dopo che i consiglieri di opposizione, scoperto il misfatto, hanno diffuso la notizia e convocato una conferenza stampa ad hoc per lunedì prossimo, con cui si farà la conta dei danni.

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Non c’è da meravigliarsi di questo epilogo, non è certo un colpo di scena, tutt’altro. Sui rischi connessi all’abbandono della struttura, ne abbiamo parlato molte volte. Uno spazio così grande, isolato e non sorvegliato, fa gola a molti malintenzionati e vandali. C’è solo da sperare che gli interni, con le poltrone, i computer e soprattutto cavi e lenti, siano rimasti intatti, ma da quanto si apprende i danni non sarebbero di poco conto.

L’attenzione sul Planetario non s’è mai spenta, nonostante tutto, nonostante tutti. Da anni chiediamo lumi all’amministrazione e la risposta è sempre la stessa: costa troppo, bisogna aspettare. Si parla da troppo di “efficientamento energetico”, ma tra il dire e il fare c’è di mezzo non il mare, ma l’Universo. Di pannelli solari non se ne sono visti, di manutenzione idem. La facciata è usurata e i muri macchiati di ruggine. All’interno, i pianeti in sospensione sono caduti e si sono distrutti anni fa. Ma le colpe sono condivise: da un lato chi ha realizzato questa struttura non ha tenuto conto dei costi eccessivi legati ai consumi (o ci ha pensato quando era troppo tardi), dall’altro chi se l’è ritrovato in eredità non l’ha mai messo nella lista delle priorità (ci fosse stata la videosorveglianza attiva, il furto non sarebbe mai avvenuto, tanto per dirne una). A questo punto bisogna scegliere: abbattere il Planetario o ricostituirlo subito. Impossibile prevedere e immaginare una via di mezzo, come un’altra lunga attesa, perché sarebbe come vegliare un morto che prima o poi andrà seppellito.

Sembrano remoti i tempi della fastosa inaugurazione presieduta dal sindaco Mario Occhiuto. Ben 46mila euro furono spese in fuochi d’artificio. Nella procedura negoziata senza previa pubblicazione, ad un’azienda specializzata sono andati 46mila euro in giochi pirotecnici, più altri 3mila investiti in un service per il noleggio del ledwall. Insomma se al Jurassic Park non si badava a spese, a Cosenza fu lo stesso. Tre anni fa, in sella Caruso, il comune vinse un bando regionale da 60mila euro per assicurare almeno una stagione di resurrezione. Addirittura si arrivò a una riunione con rappresentanti della Regione (ai tempi vigeva una sorta di pax armata) per condividere le attività promozionali. Si doveva partire a breve, «noi siamo già pronti» dissero dal Comune. Invece no. I soldi andarono persi, ma in compenso fu intitolata un’ala del Planetario al compianto Piero Angela.

Qualche mese fa, un altro lampo nel buio: con l’appriovazione del bilancio di previsione 2023-2025, la giunta comunale aveva dato il via libera anche al finanziamento di quegli interventi che avrebbero permesso al Comune di risparmiare da un punto di vista energetico. La questione Planetario riaffiorò nelle discussioni. Poi più nulla. Sembra un destino amaro quello di questa struttura, poche luci e molto, molto buio. E il futuro non sembra migliore del presente che, diciamocelo, non è granché.

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