domenica,Maggio 19 2024

Giro d’usura nella comunità filippina di Cosenza, condannate due donne

Riconosciute colpevoli di aver prestato per anni soldi a strozzo alle loro connazionali residenti in città con tassi d'interesse che arrivavano fino all'84%

Giro d’usura nella comunità filippina di Cosenza, condannate due donne

Si è concluso con due condanne e altrettante assoluzioni il processo che mirava a dimostrare l’esistenza di un giro di usura tutto interno alla comunità filippina di Cosenza. A tal proposito, nei giorni scorsi, un verdetto di colpevolezza è stato pronunciato nei confronti di Rosalie Salvador (52 anni) e Dodith Vitto (59), condannate a un anno e otto mesi ciascuna con sospensione condizionale della pena e cinquemila euro di multa a testa. Per loro, la Procura aveva chiesto la punizione ben più severa a tre anni e sette mesi di reclusione. Assolte, invece, Nicole Lisette Vitto (29) e Alice Perez (60), e in questo caso si è trattato di un epilogo sollecitato dalla stessa pubblica accusa.

Erano dieci i capi d’imputazione confezionati a carico delle imputate, ma alla fine solo la metà di essi ha trovato conferme in aula.  L’ipotesi di partenza era che, tra il 2011 e il 2015, quel quartetto, tutto al femminile e di nazionalità filippina, avesse erogato prestiti a tassi d’interessi mensili del sette per cento ma che nel corso nell’anno potevano levitare fino all’ottantaquattro per cento. A ricevere quei soldi erano le loro connazionali residenti a Cosenza, donne impegnate a sbarcare il lunario come collaboratrici domestiche e dunque bisognose di denaro extra per poter tirare avanti.

Durante le indagini, una di loro ha raccontato al pm Antonio Bruno Tridico che il debito da lei contratto con le strozzine si è estinto «dopo dieci anni». Non ha mai una minaccia o un’intimazione di pagamento, ma ha saldato i conti in sospeso, sborsando all’incirca venticinquemila euro a fronte di un prestito iniziale di tremila. Una sua amica, invece, giurava che ce ne sono tantissime altre, a Cosenza, nella stessa condizione. «Pagano cinquanta o cento euro a settimana, in base alla disponibilità. E vanno avanti così per anni».

A mettere a disposizione i soldi da imprestare poi a strozzo era Rosalie Salvador, ma alcune intercettazioni raccolte in passato avevano spinto gli investigatori a ipotizzare che nella vicenda fossero coinvolti anche altri soggetti, sia italiani che stranieri. In un primo momento, insomma, si riteneva che dietro questa storia potesse esserci una vera e propria organizzazione in grado di vessare anche comunità filippine di altre città.  A conti fatti, però, non si è andati oltre la soglia del mero sospetto. La Salvador era difesa dall’avvocato Nicola Mondelli, le due Vitto – madre e figlia – dall’avvocato Maurizio Vetere e Alice Perez era rappresentata dall’avvocato Luca Le Pera.