giovedì,Marzo 28 2024

Lega Pro, tra conti in rosso e format (in)sostenibile. Quale sarà il futuro?

Oltre al cambio di denominazione che riporterà in auge la vecchia e romantica Serie C, si addensano ombre e perplessità sulla questione ripescaggi e la solidità finanziaria dei club. Sergio Mutolo su calciopress.net ha analizzato punto per punto i possibili effetti delle azioni annunciate in sede di campagna elettorale e anche subito dopo l’insediamento da parte

Lega Pro, tra conti in rosso e format (in)sostenibile. Quale sarà il futuro?

Oltre al cambio di denominazione che riporterà in auge la vecchia e romantica Serie C, si addensano ombre e perplessità sulla questione ripescaggi e la solidità finanziaria dei club.

Sergio Mutolo su calciopress.net ha analizzato punto per punto i possibili effetti delle azioni annunciate in sede di campagna elettorale e anche subito dopo l’insediamento da parte del presidente della Lega Pro Gabriele Gravina.

DENOMINAZIONE. Dalla stagione sportiva 2016-2017 la terza serie nazionale, messa in archivio la fallimentare esperienza della Prima Divisione Unica di Lega Pro, dovrebbe tornare a essere la vecchia Serie C di una volta. Stando alle dichiarazioni fin qui rilasciate, sarebbe proprio questo l’intendimento del nuovo numero uno della terza serie nazionale.

RIPESCAGGI. In quanto al format, pare che si voglia a tutti i costi salvaguardare quello previsto dalle carte federali. Al momento i club iscritti in terza serie sono 54, suddivisi in tre gironi da 18. Una scelta di questo tipo vorrebbe dire ripescare sei squadre e perpetuarne una folla di 60, suddivise in tre gironi da 20, fino alla prossima (ennesima) riforma.  

LA QUESTIONE ECONOMICA. Il vero problema non è tanto il ritorno alla vecchia denominazione, che potrebbe risolversi in una mera cosmesi, quanto interrogarsi a fondo sulla possibilità di gestire sessanta società all’interno di una categoria fin qui sprovvista di adeguate risorse e dunque priva di sostenibilità sotto il profilo finanziario. A queste perplessità di fondo si aggiunge lo stato precario in cui versano da lustri le casse della stragrande maggioranza dei club iscritti. Salvo uno sparuto manipolo di società in regola, quasi tutte le altre chiuderanno la stagione in corso con i bilanci in (più o meno profondo) rosso. Ci si chiede perplessi quanto e a chi davvero convenga affrontare l’anno prossimo una nuova e difficile avventura in terza serie partendo da basi tanto precarie. Solo le tre vincenti dei gironi saranno promosse direttamente in B, mentre la quarta dovrà passare per la lotteria degli spareggi. Prospettive alquanto asfittiche, per qualsiasi dirigente con la testa sulle spalle. Perchè si dovrebbero mettere sul piatto così tanti soldi, quasi a fondo perduto, solo per giocare in stadi semivuoti e in una categoria senza visibilità mediatica? La classica montagna che partorisce l’altrettanto classico topolino. Quella di alimentare pericolose illusioni non sembra la strada più giusta da percorrere  in questi tempi bui, con i tifosi che stanno abbandonando la nave. Meglio sarebbe procedere da subito a una ristrutturazione del format. Si potrebbe farlo semplicemente stringendo le maglie di quel Sistema delle Licenze Nazionali che, in terza serie, ha fatto acqua da tutte le parti producendo penalizzazioni e fallimenti a iosa.

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