Tentata estorsione a una pizzeria di Cosenza, al via l’udienza preliminare. Marotta scarcerato
Si è svolta questa mattina presso il tribunale di Catanzaro la prima seduta dell’udienza preliminare relativa alla tentata estorsione, aggravata dal metodo mafioso, che sarebbe stata commessa in concorso da due soggetti di Cosenza, presunti esponenti del clan “Rango-zingari” di Cosenza. Il gup Carlo Saverio Ferraro ha preso atto della scadenza dei termini di custodia
Si è svolta questa mattina presso il tribunale di Catanzaro la prima seduta dell’udienza preliminare relativa alla tentata estorsione, aggravata dal metodo mafioso, che sarebbe stata commessa in concorso da due soggetti di Cosenza, presunti esponenti del clan “Rango-zingari” di Cosenza.
Il gup Carlo Saverio Ferraro ha preso atto della scadenza dei termini di custodia cautelare nei confronti di Antonio Marotta, revocando la misura degli arresti domiciliari che gli erano stati concessi alcuni mesi fa dal gip del tribunale distrettuale di Catanzaro Pietro Carè, su richiesta degli avvocati difensori Antonio Quintieri e Matteo Cristiani.
L’altro indagato è Ivan Barone, difeso dall’avvocato Antonio Sanvito, che avrebbe accompagnato in una sola occasione Marotta nel locale oggetto della presunta tentata estorsione. I due erano stati ripresi, e poi riconosciuti, grazie alle telecamere di videosorveglianza in funzione presso la pizzeria di Cosenza, nota per la qualità della pizza e, purtroppo, già vittima di un’altra estorsione finita nella maxi indagine antimafia “Nuova Famiglia-Doomsday”.
Secondo la Dda di Catanzaro, rappresentata dal pubblico ministero Camillo Falvo, Marotta e Barone avrebbero speso il nome di Daniele Lamanna che all’epoca dei fatti contestati dalla Squadra Mobile di Cosenza, diretta dal vice questore Giuseppe Zanfini, non era ancora un collaboratore di giustizia. Infatti, era il periodo in cui l’esecutore materiale del delitto di mafia di Luca Bruni ricopriva un ruolo primario nell’organizzazione di stampo mafioso. Si pentirà dopo la sentenza di primo grado, emessa qualche giorno dopo la tentata estorsione dal gup Tiziana Macrì.
Per gli investigatori, sentito anche il titolare della pizzeria, Marotta sarebbe andato il 1 aprile del 2016 nel locale chiedendo un “regalo” di mille euro come suggeritogli da Lamanna. Ma la richiesta, in quella occasione, non fu accolta. Marotta poi si recò una seconda volta insieme a Barone, chiedendo del titolare che quel giorno non era presente.
Nel corso delle successive indagini, gli agenti della Squadra Mobile avrebbero stilato una relazione all’interno della quale sarebbero state riportate le dichiarazioni di Lamanna. Il collaboratore di giustizia avrebbe detto che nel periodo in cui lui era attivo nell’associazione mafiosa Marotta non ne faceva parte, ma avrebbe saputo successivamente che dopo i tantissimi arresti il clan si stava riorganizzando sul territorio. Il processo è stato aggiornato a luglio. (Antonio Alizzi)