Ospedale di Cosenza: la Regione paga, la magistratura indaga
Lo studio di fattibilità per la realizzazione del nuovo ospedale di Cosenza è finito da tempo nel mirino della magistratura calabrese. La Regione, però, proprio in questi giorni ha finito di pagarlo, nonostante l’assenza di certificazioni antimafia. L’inchiesta si chiama Passepartout e riguarda numerose opere pubbliche. Nel registro degli indagati sono finiti a vario titolo
Lo studio di fattibilità per la realizzazione del nuovo ospedale di Cosenza è finito da tempo nel mirino della magistratura calabrese. La Regione, però, proprio in questi giorni ha finito di pagarlo, nonostante l’assenza di certificazioni antimafia. L’inchiesta si chiama Passepartout e riguarda numerose opere pubbliche. Nel registro degli indagati sono finiti a vario titolo dirigenti regionali, politici di destra e sinistra (i due che speravano di sfidarsi per la poltrona di governatore, Mario Oliverio e Mario Occhiuto; l’ex consigliere regionale Nicola Adamo e quello attuale Luca Morrone; il segretario regionale del Psi Luigi Incarnato), tecnici, rappresentanti delle società aggiudicatarie di alcuni bandi regionali. Tra le opere sotto la lente d’ingrandimento degli inquirenti c’è, appunto, anche il nosocomio bruzio, che il Pd avrebbe voluto realizzare a Vaglio Lise ma che, secondo Occhiuto, dovrebbe invece sorgere tra l’Annunziata e il Mariano Santo.
Politica divisa su dove realizzare l’ospedale
L’ubicazione della struttura, durante la campagna elettorale per le amministrative 2016 , fece scontrare l’attuale sindaco e il suo sfidante Carlo Guccione. Il primo, all’epoca decaduto dalla carica, mostrò ai suoi elettori i disegni preparati da uno dei retribuiti protagonisti delle Invasioni 2015. L’edizione del noto festival, dedicata per l’occasione all’architettura, non si è mai svolta. Il democrat, invece, portò avanti la tesi oggetto dello studio di fattibilità su Vaglio Lise, assegnato dalla Regione a un raggruppamento temporaneo di imprese (Rti) proprio nel febbraio del 2016.
Oggi l’ospedale è ancora ben lontano dal sorgere e le udienze del processo sono slittate per il coronavirus. Nell’attesa la Regione ha finito di pagare quello studio che Gratteri e i suoi ritengono – ma dovranno convincere i giudici – sia stato appaltato violando le regole.
Pagamenti conclusi, che dirà l’antimafia?
Un primo pagamento di 131.400 euro netti risaliva al 26 luglio del 2018, un anno dopo la consegna degli elaborati alla Regione da parte del Rti. A comporlo, oltre alla Steam Srl nel ruolo di mandataria, c’erano anche come mandanti la Pinearq slp, l’ingegnere Domenico Amendola e il geologo Carlo Lappano. Quello studio però, secondo gli altri soggetti coinvolti nell’appalto e la Conferenza dei servizi aveva bisogno di aggiornamenti. Così Steam e soci si sono rimessi al lavoro.
A fine 2019 la Regione ha dichiarato conforme a quanto richiesto l’aggiornamento dello studio e dal Rti, a gennaio 2020, sono partite le fatture. Liquidate nell’ultimo Burc, per un totale di ulteriori 197.100 euro netti. Si è arrivati così ai 328.500 euro – la base d’asta era esattamente il doppio – con cui le imprese e i due professionisti avevano vinto la gara che secondo i pm non fu cristallina. La liquidazione è arrivata in assenza delle certificazioni antimafia. La legge prevede, infatti, che si possa procedere ugualmente trascorsi 30 giorni dalla richiesta. Arrivino o meno, si saprà comunque parecchio prima dell’inizio dei lavori per il sospirato nuovo ospedale.