“Rossocolore”, un viaggio d’amore tra i palpiti dell’Italia rivoluzionaria
Una pistola tra i libri, un viaggio verso casa, l’amore di un padre e una figlia. “Rossocolore” (Ensemble, pagg 336) è l’esordio letterario della giornalista Mariassunta Veneziano, cresciuta a Rossano con una lunga esperienza giornalistica alle spalle nei quotidiani “Calabria Ora”, “L’Ora della Calabria”, “Il Garantista”. L’autrice, laureata in Scienze della Comunicazione all’Università di Perugia
Una pistola tra i libri, un viaggio verso casa, l’amore di un padre e una figlia. “Rossocolore” (Ensemble, pagg 336) è l’esordio letterario della giornalista Mariassunta Veneziano, cresciuta a Rossano con una lunga esperienza giornalistica alle spalle nei quotidiani “Calabria Ora”, “L’Ora della Calabria”, “Il Garantista”.
L’autrice, laureata in Scienze della Comunicazione all’Università di Perugia e con un master in giornalismo conseguito all’Università di Torino, tratteggia un romanzo d’amore e di grande speranza, sullo sfondo delle lotte sindacali dell’Italia degli anni 70. La storia di Filippo, emigrato al Nord da un piccolo borgo della Calabria, quella di una misteriosa ragazza, l’amicizia profonda con Mario, una strana morte che Gloria, giornalista di origini lucane, dovrà comprendere sono gli elementi su cui gira il plot narrativo abilmente bilanciato, in cui ogni voce ha una sua identità e profondità.
Intanto che la scrittrice disegna le storie dei suoi personaggi, tra le pagine palpitano i tumulti di un’Italia bucata dai conflitti, dalla violenza, dalla lotta armata, dalla ribellione allo status quo.
“Rossocolore” è la sfumatura che avvolge questo racconto corale scritto in un momento particolare per l’autrice. Presente e passato si intrecciano, creando un tessuto narrativo avvolgente che porta il lettore ad addentrarsi, sempre di più, in una storia d’amore declinata in diverse forme e che a volte diventa una lotta contro se stessi per superare limiti e barriere e contro il destino, a volte, è troppo avaro.
Veneziano dedica il romanzo a suo padre Franco, scomparso cinque anni fa e dice: «La scrittura mi ha aiutato a non farmi risucchiare dal vuoto», un vuoto che oggi ha riempito con un colore forte e pulsante.