sabato,Maggio 18 2024

Testa di Serpente, in aula l’estorsione ai danni di un testimone di giustizia cosentino

Udienza fiume per due testimonianze che hanno ripercorso aggressioni contro un venditore ambulante e un autista dei pullman. A fine processo i fratelli Abbruzzese annunciano dichiarazioni spontanee: ecco perché

Testa di Serpente, in aula l’estorsione ai danni di un testimone di giustizia cosentino

Due testimonianze importanti quelle rese nella giornata dell’8 giugno 2022 davanti al tribunale collegiale di Cosenza, nell’ambito del processo antimafia “Testa di Serpente“, che vede alla sbarra presunti appartenenti a un gruppo criminale diretto da Roberto Porcaro e la famiglia Abbruzzese “Banana”, indicata quale consorteria mafiosa operante in via Popilia a Cosenza.

Testa di Serpente, l’estorsione per un terreno vicino via Romualdo Montagna

Nel primo caso è stata esaminata una persona offesa che ha ricostruito una vicenda legata alla cessione di un terreno situato nei pressi di via Romualdo Montagna, lungo la strada che porta nei comuni di Dipignano, Carolei e altri paesi delle Serre cosentine. Nel corso della lunga escussione, sostenuta dalle domande del pubblico ministero Corrado Cubellotti, la vittima ha raccontato i fatti, spiegando i motivi che lo avevano portato inizialmente a non sporgere denuncia contro gli attuali imputati, temendo di avere conseguenze più gravi rispetto alle lesioni riportate durante la colluttazione.

In sostanza, si è parlato di questo pezzo di terra, dove la parte offesa aveva messo su da anni un’attività di vendita al dettaglio di ceramiche, sfruttando anche la parte dove c’erano alcuni ruderi per vivere proprio in quella zona. Tra le persone sottoposte a giudizio, e menzionate dal testimone, ci sono Luigi, Marco e Nicola Abbruzzese, Antonio Marotta, detto “Capiceddra”, e Andrea Greco, che la vittima non aveva visto prima di essere picchiato. Durante la sua testimonianza, ha anche riferito su fatti che non sono direttamente collegati al processo, come quelli di aver subito ingiustizie da una serie di avvocati e di non aver avuto fiducia in nessuno, in quanto i soggetti accusati avrebbero saputo in tempo delle parole riportate nei verbali dei carabinieri della Compagnia di Cosenza.

«A Cosenza comandano Porcaro e gli Abbruzzese»

Nel controesame, invece, le difese hanno cercato di minare la credibilità del suo narrato, facendo emergere circostanze ascrivibili alla situazione giudiziale del terreno che, per alcuni possibili acquirenti, non avrebbe avuto alcun valore. Infine, in chiusura di testimonianza la persona offesa ha rimarcato il fatto di aver avuto rapporti d’amicizia con Roberto Porcaro e Luigi Abbruzzese, addirittura dichiarando che «se avessero avuto bisogno di un posto dove nascondersi, li avrei tenuti a casa mia, anche con il parere contrario di mia moglie». Una frase che giustifica quindi la conoscenza criminale delle persone a processo, e imputate per l’estorsione ai suoi danni, nonché il suo passato, avendo avuto più volte problemi con la giustizia. Ma ancor prima di questa “uscita”, nel momento in cui doveva spiegare del perché avesse paura di fare i nomi, subito dopo l’aggressione, il testimone ha aggiunto che «oggi a Cosenza lo sanno tutti che comandano Porcaro e gli Abbruzzese». Da ricordare, ad onor di cronaca, che sia il presunto esponente del clan “Lanzino” di Cosenza che i “Banana“, si trovano in carcere ormai da quasi tre anni. La Corte ha infine autorizzato le difese a sentire due soggetti legati alla questione oggetto di valutazione di merito ai sensi dell’articolo 195 del codice di procedura penale.

Testa di Serpente, l’aggressione a un testimone di giustizia cosentino

Dopo quasi quattro ore di udienza, il tribunale collegiale di Cosenza (presieduto dal presidente Ciarcia; giudici a latere Francesco Luigi Branda e Iole Vigna) ha dato facoltà al pubblico ministero della Dda di Catanzaro di sentire in videoconferenza il testimone di giustizia Antonio Tenuta, ex autista di pullman e co-titolare (insieme alla moglie, le cui dichiarazioni sono state acquisiste) di una società che operava nei centri commerciali affinché venissero individuati furti di alimenti ed altro.

L’estorsione consumatasi all’ultimo lotto di via Popilia, nasce nel febbraio del 2019, quando Tenuta si reca nel quartiere popolare di Cosenza insieme ad Adamo Attento, il quale lo aveva informato che i fratelli Abbruzzese Luigi, Nicola e Marco – avrebbero voluto parlare con lui di un debito economico maturato dal collaboratore di giustizia Celestino Abbruzzese alias Micetto, nei confronti degli stretti congiunti.

Per arrivare al nocciolo della questione, bisogna fare un passo indietro e ritornare agli attimi in cui era stato Celestino Abbruzzese a prestare dei soldi a Tenuta, visto che l’attività non andava nel verso giusto. Somma, quella di 7.900 euro, che il testimone di giustizia dice di aver saldato fino all’ultimo centesimo, nella fase in cui “Micetto” e Anna Palmieri, dovevano pagare gli avvocati per il processo “Job Center“, prossimo al giudizio della Cassazione. Parliamo dell’ottobre del 2018. Sia Celestino che sua moglie Anna saranno poi condannati in via definitiva e da ciò ne conseguirà il loro percorso collaborativo con la Dda di Catanzaro.

Testa di Serpente, la ricostruzione dei fatti

Tornando all’incontro tra le parti in via Popilia, nell’occasione gli Abbruzzese avrebbero spiegato a Tenuta che il fratello Celestino doveva loro circa 10mila euro e che ora quella cifra l’avrebbero pretesa da lui. Tenuta, giustificandosi del fatto che aveva già estinto il suo debito con “Micetto“, temendo di avere conseguenze fisiche nella circostanza, propose una somma di 250 euro mensile fino a copertura dei 10mila euro. Cosa che non avvenne come pattuito. Così tra gli Abbruzzese e Tenuta ci sarebbe stato un altro incontro, dove gli imputati lo avrebbero aggredito. Nel racconto di Tenuta si parla di Marco quale soggetto che tirò un pugno in faccia all’attuale testimone di giustizia. Successivamente, la somma concordata sarebbe stata quella di mille euro al mese a partire dal 31 ottobre 2019 che, in realtà, avrebbe faticato a dare sempre a causa degli affari non positivi della sua agenzia di portierato.

In tutto ciò la figura di Adamo Attento, detto Mino, si inquadra quale soggetto con cui Tenuta ha dichiarato di aver avuto un rapporto di amicizia e di averlo sentito vicino dopo la rissa, arrivando a dire, come dimostrano le chat tra i due, che l’imputato avrebbe voluto che la questione finisse al più presto, perché comprendeva cosa stesse passando in quel momento la vittima, aggiungendo di rinunciare ad un’ulteriore cifra, pari a 5mila euro, versata a un familiare di Anna Palmieri. Prima e dopo questi episodi i rapporti tra la vittima e l’imputato erano frequenti, sia in ambito lavorativo che nella sfera privata, avendo giocato a calcetto insieme e avendogli proposto una sera di andare a mangiare una pizza con le famiglie, dopo aver subito l’estorsione. In un’altra circostanza, invece, i due avrebbero discusso su come potesse essere estrapolata una conversazione telefonica, conoscendo, Attento, un tecnico informatico capace di fare ciò. Circostanze emerse comunque nel controesame condotto dall’avvocato Fiorella Bozzarello, difensore di Adamo Attento.

Testa di Serpente, gli Abbruzzese annunciano dichiarazioni spontanee

Ma la notizia del giorno, a livello processuale, arriva al termine dell’udienza, quando Marco Abbruzzese annuncia di voler rendere dichiarazioni spontanee in aula, dinanzi alle parti, chiedendo quindi di poter partecipare direttamente all’udienza prevista per il 15 giugno 2022. Richiesta a cui si sono accodati anche i fratelli Luigi e Nicola. Quale sarà il tema? Difficile dirlo, ma è probabile che si parli proprio dell’estorsione consumata ai danni di Antonio Tenuta, che ha registrato tutti gli incontri avuti con gli Abbruzzese.

Nel collegio difensivo figurano anche gli avvocati Filippo Cinnante, Giorgia Greco, Antonio Quintieri, Matteo Cristiani, Paolo Pisani, Paolo Sammarco, Francesco Boccia, Cesare Badolato, Cristian Cristiano, Cristian Bilotta e Mariarosa Bugliari.

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