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Arresti a Cosenza, sta in Presila il “Pablo Escobar” più amato dai politici

Candidati a Palazzo dei Bruzi e al consiglio regionale intercettati mentre chiedono i voti a un presunto narcotrafficante coinvolto nell'inchiesta della Dda

Arresti a Cosenza, sta in Presila il “Pablo Escobar” più amato dai politici

Paolo Recchia, 54 anni da Pedace, è una delle persone arrestate lo scorso primo settembre dalla Dda di Catanzaro. Le intercettazioni lo immortalano come spacciatore, tant’è che quelli della sua cerchia lo chiamano affettuosamente Pablo Escobar. Il Pablo della Presila. Gli inquirenti, però, lo inseriscono anche nell’associazione finalizzata al narcotraffico guidata dai fratelli Abbruzzese “Banana”, e questa è l’accusa più grave, ma ancora da dimostrare. Una cosa sola è certa di Recchia, almeno per come emerge dalle indagini: che è in grado di muovere un sacco di voti, ragion per cui quando ci sono le elezioni, diversi politici vanno da lui a chiedergli una mano.

L’uomo che stregava i candidati

Il caso vuole che a ottobre del 2021, di elezioni ce ne siano due, fondamentali e concomitanti: quelle del consiglio regionale della Calabria e quelle del consiglio comunale di Cosenza. In quel periodo infuriano le intercettazioni dell’Antimafia catanzarese e tra le centinaia di bersagli c’è anche il suo telefonino. A contattarlo, l’11 agosto del 2021, è un aspirante consigliere di Palazzo dei bruzi, ruolo che ha già ricoperto in passato. «Pure i politici mi chiamano» lo canzona Recchia. L’uomo è in cerca di voti per sé stesso, ma anche per i suoi “cavalli” in Regione. Ne porta addirittura tre, ovviamente l’uno all’insaputa dell’altro, ma questo si scoprirà in seguito. In quel giorno d’estate, telefona per sponsorizzarne uno di centrodestra con il quale, in precedenza, Recchia ha avuto un incontro. «Compà, ma che gli hai fatto al mio amico? Lo hai stregato».

Uno che sposta gli equilibri

Non si tratta di lusinghe isolate, tant’è che il giorno dopo è proprio il candidato alla Regione a materializzarsi al telefono con «compà Paolo» che lo mette subito a suo agio. «Tutto a posto, mi sto già muovendo» lo rassicura il grande elettore atteggiandosi poi a uomo capace di spostare gli equilibri: «Prima girava un nome e ora ne deve girare un altro». Musica per l’aspirante consigliere regionale che, di par suo, gli conferma la sensazione di rapimento trasmessagli il giorno prima dal suo emissario: «Mi hai fatto un piacevole effetto da subito, come se fossimo amici da trent’anni».

Una mangiata, ma con calma

Nei giorni precedenti si era fatto avanti un consigliere provinciale per perorare la causa di un altro candidato in Regione, sempre di destra ma con trascorsi al centro e pure a sinistra. Con lui fa un po’ il prezioso, ammicca ai corteggiamenti che gli altri politici gli riservano in quei giorni, tenta di farlo ingelosire. E probabilmente ci riesce. «Ci dobbiamo vedere – lo incalza l’amministratore locale – ora che torno da Roma ci facciamo una mangiata con calma e ti dico un sacco di cose. Sto lavorando bene su certe cose. Ci sono delle novità…».

La comunione elettorale

L’Escobar locale è uno che conosce il mondo. Sa come gira. E al telefono con un amico mostra tutto il fastidio per questi politici in processione «che si guardano i cazzi loro e si scordano di tutti». Si ricordano di lui solo in tempo di elezioni, questo Pablo lo sa, e non nasconde il proprio disprezzo per uno delle sue parti, uno di sinistra più untuoso degli altri. «Mi ha detto: “Abbiamo fatto la comunione insieme”. Ma tu ti ricordi di ‘sta comunione ogni volta che ti candidi alla Regione? Ogni volta metti avanti ‘sta cosa? E gli ho detto: “Senti, ma la cresima quando ce la facciamo?”. Non mi chiamare proprio che non c’è niente. Meriterebbe che gli spaccassi la testa, ma ti lascio stare proprio perché abbiamo fatto la comunione».

Niente di nuovo sotto al sole

Il 3 agosto del 2021 è anche il giorno dell’apoteosi. Stavolta è Recchia a telefonare a un politico cosentino che, sponda sinistra, spera di diventare consigliere a Cosenza. Sono entrambi in spiaggia, e il clima vacanziero val bene un annuncio epocale: «Non ti arrabbiare – gli dice – ma stavolta voglio votare a destra, a livello di Regione». E poi gli passa il suo candidato, che in quel momento è con lui sotto l’ombrellone. I due scherzano per un po’, prima che quello di sinistra ammonisca l’altro: «Oh, ma al Comune non deve rompere il cazzo, diglielo». E quello di destra: «No, al Comune gli ho detto di votare a te». Un lieto fine suggellato dalle parole del futuro consigliere comunale: «Pauluzzu è ‘na miniera». Un giudizio bipartisan, al di là delle ideologie.

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