“Reset”, annullata senza rinvio l’ordinanza di Agostino Briguori: è libero
Per la Suprema Corte di Cassazione non sussiste la gravità indiziaria nei confronti dell’imprenditore Agostino Briguori, accusato dalla Dda di Catanzaro anche del reato di concorso esterno in associazione mafiosa. Gli ermellini, accogliendo il ricorso avanzato dagli avvocati Sergio Rotundo e Giuseppe Bruno, hanno annullato senza rinvio l’ordinanza cautelare di conferma del Riesame di Catanzaro.
Per la Suprema Corte di Cassazione non sussiste la gravità indiziaria nei confronti dell’imprenditore Agostino Briguori, accusato dalla Dda di Catanzaro anche del reato di concorso esterno in associazione mafiosa. Gli ermellini, accogliendo il ricorso avanzato dagli avvocati Sergio Rotundo e Giuseppe Bruno, hanno annullato senza rinvio l’ordinanza cautelare di conferma del Riesame di Catanzaro. I giudici del capoluogo di regione infatti avevano mantenuto la misura cautelare della custodia in carcere per l’imprenditore, il quale, a distanza di otto mesi dal blitz antimafia, ha ottenuto un provvedimento favorevole da parte dei giudici di legittimità. Briguori da pochi giorni è ritornato in libertà.
Concorso esterno in associazione mafiosa, assenza dei gravi indizi di colpevolezza
Ma cosa contestano i pm antmafia all’imprenditore tirrenico? Secondo l’ufficio inquirente coordinato dal procuratore capo Nicola Gratteri, Agostino Briguori «pur non facendo parte dell’associazione a delinquere di cui al capo 1, forniva un contributo concreto, specifico e volontario per la conservazione e il rafforzamento delle capacità operative del sodalizio, con la consapevolezza circa i metodi e i fini dell’associazione stessa, e ciò per acquisire direttamente o indirettamente la gestione e il controllo di attività economiche, commerciali e imprenditoriali, quale contropartita della protezione a lui offerta dai membri del clan».
Secondo i magistrati di Catanzaro Briguori avrebbe contribuito «alla conservazione, al rafforzamento ed al raggiungimento degli scopi del sodalizio di matrice ‘ndranghetista, egemone sul territorio della città di Cosenza e della relativa provincia, mettendo a disposizione dello stesso i suoi mezzi, le sue risorse economiche e le sue relazioni imprenditoriali, inerenti all’attività di gestione – diretta ed indiretta – di società e ditte individuali attive in diversi settori economici nonché svolgendo attività di intermediazione finalizzata al procacciamento di voti in occasione della vicenda elettorale di cui alla competizione elettorale amministrativa per il Comune di Rende del 26 e 27 maggio 2019, agevolando così, sia l’affermazione ed il consolidamento del prestigio criminale del sodalizio nel settore economico che in quello politico-amministrativo». L’assenza dei gravi indizi di colpevolezza, nel caso in esame, è pesante rispetto a un futuro giudizio di merito.
Dall’Unical alle amministrative di Rende
L’imprenditore, in altri capi d’accusa, si trova indagato anche con il consulente finanziario Andrea Mazzei, che nella serata di ieri ha ottenuto un annullamento con rinvio in ordine al reato associativo e all’aggravante dell’agevolazione mafiosa. A Briguori inoltre sono state contestate anche alcune presunte intestazioni fittizie di beni che la Cassazione ha valorizzato in senso opposto rispetto al quadro accusatorio presentato dalla Dda di Catanzaro.
Briguori infine è coinvolto, in concorso con il sindaco di Rende Marcello Manna (capo per il quale la pubblica accusa non ha chiesto la misura cautelare) e Antonio Manzo, per la competizione elettorale amministrativa svoltasi a Rende il 26 e 27 maggio 2019. Per la Dda avrebbe procacciato voti in cambio di promesse, quali «l’intermediazione presso l’amministrazione dell’Unical (Università della Calabria) al fine di contrastare un procedimento di recupero di locali di proprietà dell’Università della Calabria ed utilizzati da Briguori per lo svolgimento di attività commerciali».