domenica,Maggio 19 2024

Non solo Forastefano e Abbruzzese, in “Gentleman 2” spuntano Cardamone e Fuoco | VIDEO

Per il gip Arianna Roccia, che ha firmato l'ordinanza cautelare, vi è stato «un mutamento di rotta che ha progressivamente condotto all'alleanza tra le due famiglie»

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Dalle carte dell’inchiesta della Dda di Catanzaro, contro i clan di ‘ndrangheta Forastefano e Abbruzzese di Cassano Ionio, emerge come la droga che arrivava dal Sud America, via Europa, in provincia di Cosenza, veniva rivenduta anche nelle province di Vibo Valentia e Reggio Calabria. Una rotta lunga e complessa che i magistrati della Dda di Catanzaro, nelle persone dei pubblici ministeri Stefania Paparazzo e Alessandro Riello, hanno tentato di scoperchiare, intercettando i canali di comunicazione che hanno portato a disvelare i presunti rapporti illeciti tra i cassanesi e altri soggetti orbitanti nel Reggino e tra Cosenza e dintorni.

L’indagine, denominata convenzionalmente “Gentleman 2“, ha fornito alla Dda di Catanzaro i nuovi assetti delle articolazioni criminali della zona di Cassano Ionio e Corigliano Rossano. Una presunta associazione a delinquere capace di riorganizzarsi dopo le condanne ottenute dai magistrati antimafia in “Gentleman 1“, inchiesta nata nel 2015 contro gli Abbruzzese. In “Gentleman 2“, tuttavia, si rafforza l’idea di come i Forastefano e gli Abbruzzese abbiano avviato un percorso comune nel commettere reati in maniera unitaria. Per il gip Arianna Roccia, che ha firmato l’ordinanza cautelare, vi è stato «un mutamento di rotta che ha progressivamente condotto all’alleanza tra le due famiglie». E ancora: «Ulteriori e più significativi segnali di tale mutamento di strategia si rinvengono negli esiti di “Kossa“», ovvero l’inchiesta che accendeva i riflettori sulle estorsioni ai danni di commercianti e imprenditori della zona, avendo anche l’obiettivo di intestare fittiziamente i beni a soggetti legati a una parte degli imputati.

In “Gentleman 2“, quindi, sono emerse le figure di Claudio Franco Cardamone e Rosario Giovanni Fuoco, i quali «oltre a gestire il management dello spaccio di stupefacente in “loco“, risultavano pienamente inseriti nel panorama del narcotraffico internazionale. A tal proposito, Cardamone avrebbe dimostrato notevoli capacità nell’intavolare trattative per l’importazione di partite di cocaina dal Sud America da destinare al mercato europeo, e in particolare al territorio calabrese». Fuoco, invece, titolare della pizzeria da “Dino“, situata a Francoforte sul Meno, in Germania, avrebbe garantito «il necessario trait d’unione, nonché l’appoggio logistico dei coriglianesi ogniqualvolta questi ultimi si recavano in Germania per discutere de visu dei loro affari illeciti».

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La figura di Angelo Caravetta viene inquadrata nell’ambito delle presunte attività illecite perpetrate da un gruppo criminale, a lui riconducibile, operativo, secondo la Dda di Catanzaro, in località “Cantinella” dell’area urbana di Coriglano. Infine, non da meno il ruolo assunto nelle vicende in contestazione da Arcangelo Conocchia, a capo, secondo i pm antimafia di Catanzaro, di un’organizzazione criminale operante in un’altra zona di Corigliano Rossano.

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