Ecco quando gli Abbruzzese e i Forastefano suggellarono la “pax mafiosa”
La pentita Anna Palmieri indica l'arresto del figlio di "Dentuzzo" quale momento propiziatorio per dare il via all'alleanza tra le due cosche di 'ndrangheta
Prima del 2019 nella Piana di Sibari le cosche che un tempo erano acerrime nemiche avevano sancito la “pax mafiosa”. Era noto ai più che i clan Abbruzzese e Forastefano, dopo aver commesso omicidi in entrambi gli schieramenti, avevano sotterrato l’ascia di guerra. La Dda di Catanzaro, tra le altre cose, lo aveva appreso anche grazie ai collaboratori di giustizia che quattro anni fa avevano illustrato la nuova situazione criminale in provincia di Cosenza, senza dimenticare l’esistenza nella città dei bruzi della presunta confederazione mafiosa capeggiata dal boss Francesco Patitucci.
Negli ambienti malavitosi insomma si parlava di questo fatto ma non tutti erano contenti dei cambiamenti proprio perché in passato erano state versate lacrime da entrambi gli schieramenti delinquenziali. Oggi, però, l’alleanza è un dato di fatto e ciò si rileva sia nell’inchiesta “Gentlemen 2“, l’indagine contro il presunto narcotraffico tra l’Europa e la zona di Cassano, organizzato, secondo la Dda di Catanzaro, dagli Abbruzzese con la partecipazione dei Forastefano, che nell’indagine “Athena“, l’operazione antimafia scattata nel mese di luglio contro i presunti “sodali” delle due consorterie di ‘ndrangheta. Anche in relazione agli ultimi delitti commessi negli ultimi cinque anni si segue velatamente questo schema, ma i tempi non sono ancora maturi per giungere a una conclusione investigativa.
Tornando alle propalazioni dei pentiti, tra questi emerge il narrato offerto ai pm antimafia da Anna Palmieri, moglie di Celestino Abbruzzese, alias “Micetto“, meglio conosciuto come “Claudio“, la quale nel 2019, a distanza di pochi mesi dall’inizio della sua collaborazione con la giustizia, ha riferito sugli umori raccolti nel gruppo degli Abbruzzese “Banana”. «Dopo l’arresto di Luigi Abbruzzese figlio di “Dentuzzo“», ovvero di Francesco Abbruzzese, ritenuto il capo degli “zingari” di Cassano Ionio, «ho appreso dell’esistenza di una “pace” tra gli Abbruzzese e i Forastefano“.
La donna ha spiegato che uno dei suoi cognati avrebbe parlato con il marito «riferendo appunto di questo accordo tra le due famiglie, che non avrebbero più dovuto farsi la guerra, ma gestire in pace gli affari. Celestino ebbe una reazione di forte disapprovazione, poiché riteneva che in quel modo la famiglia Abbruzzese si sarebbe seduta al tavolo con coloro i quali avevano ammazzato diversi loro congiunti». Un altro dei fratelli di “Micetto” avrebbe detto che «non era compito suo entrare nel merito della questione». La “pace” dunque avrebbe dovuto evitare «spargimenti di sangue e rafforzare la famiglia» degli Abbruzzese che «aveva perso il vero e proprio boss», ossia Luigi Abbruzzese, ha concluso la pentita cosentina.