mercoledì,Maggio 15 2024

Cosenza, la paura dello sfratto sul Museo dei Brettii. Lo Stato vuole 60mila euro

Nel 1999 Mancini siglò un accordo con il Demanio, ma negli anni Palazzo dei Bruzi non avrebbe saldato il debito e adesso pretende tutti gli arretrati

Cosenza, la paura dello sfratto sul Museo dei Brettii. Lo Stato vuole 60mila euro

Sul Museo dei Brettii e degli Enotri pende una spada di Damocle da quasi 24 anni, così emerge dalle carte che Palazzo dei Bruzi sta vagliando. La parola “sfratto” aleggia tra le stanze che il Comune ha in gestione da più di due decenni. Era il 1999 quando il sindaco Giacomo Mancini arrivò a un accordo con il Demanio, proprietario dello stabile (anche se sul sito del Ministero il Comune viene indicato come proprietario).

All’epoca si arrivò a uno scambio: l’Ufficio della Diga trovò una sede in un immobile di proprietà comunale e lo spazio di quello che sarebbe diventato il Museo, andò in gestione a Palazzo dei Bruzi in cambio del pagamento di un canone di locazione. Da una prima analisi dei beni comunali, a sentire il consigliere con delega al Patrimonio Antonello Costanzo, pare che il Comune, però, non abbia mai versato un euro nelle casse statali. Il debito con gli anni si è accumulato, così come gli avvisi e i solleciti recapitati e andati a vuoto. Si è arrivati così alla richiesta di sfratto diretto. Lo Stato intimò qualche anno fa al Museo di sgombrare tutto. Il Comune, tempestivamente, impugnò l’atto e il primo round si concluse con un risultato di 1 a zero per Palazzo dei Bruzi. Il giudice, sottolineando che si trattava di un bene culturale, decise che comunque non era legittimo procedere a uno sfratto diretto.

Ma la cosa non si chiuse qui. Una seconda decisione in sede giudiziaria, ha avuto invece l’effetto di una tegola sulla testa. Questa volta il giudice sollecitò il Comune a versare le somme dovute. Di che cifra parliamo? Sono circa 60mila euro gli arretrati accumulati nel corso degli anni. La preoccupazione che serpeggia è che se la cosa non dovesse risolversi bonariamente, potrebbe accadere il peggio. Costanzo si è attivato per incontrare i vertici del Demanio al livello regionale, per mettere una pietra sopra a una questione in sospeso da troppo tempo. «Per una cifra del genere non si può e non si deve arrivare a una soluzione estrema che andrebbe a togliere un bene culturale alla città. Lo Stato non può penalizzare lo Stato» dice aggiungendo che negli anni, con soldi pubblici, sono state effettuate migliorìe all’interno del Museo, che andrebbero buttate al vento in caso il Demanio s’incaponisse al punto da riprendersi l’immobile.

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