Voto di scambio a Castrolibero, i legali di Orlandino Greco: «Da sindaco ha combattuto la criminalità organizzata»
E’ terminata dopo mezzogiorno l’udienza davanti al Riesame di Catanzaro, in sede di Appello, sulla richiesta di arresto della Dda di Catanzaro avanzata nei confronti di Orlandino Greco, Aldo Figliuzzi, Alessandro Esposito, Mario Esposito e Giuseppe Prosperoso, indagati a vario titolo per i reati di voto di scambio, corruzione elettorale aggravata dal metodo mafioso, associazione
E’ terminata dopo mezzogiorno l’udienza davanti al Riesame di Catanzaro, in sede di Appello, sulla richiesta di arresto della Dda di Catanzaro avanzata nei confronti di Orlandino Greco, Aldo Figliuzzi, Alessandro Esposito, Mario Esposito e Giuseppe Prosperoso, indagati a vario titolo per i reati di voto di scambio, corruzione elettorale aggravata dal metodo mafioso, associazione mafiosa e tentata estorsione aggravata dall’articolo sette.
La pubblica accusa è stata rappresentata dal sostituto procuratore Camillo Falvo che, riportandosi alle indagini condotte in questi anni dal collega Pierpaolo Bruni, ha evidenziato tutti gli elementi probatori che secondo gli investigatori dimostrerebbero la bontà delle accuse che, tuttavia, in prima battuta sono state smontate dal gip Distrettuale Assunta Maiore.
In particolare, la Dda di Catanzaro ritiene che il ragionamento del gip non è valido se si tiene conto del fatto che per un capo d’accusa, quello dell’associazione mafiosa, le dichiarazioni dei pentiti sono state ritenute utili ai fini della sussistenza della gravità indiziaria in relazione alla posizione di Mario Esposito, difeso di fiducia dall’avvocato Antonio Gerace, mentre per i politici mancherebbero i riscontri esterni. Esposito, però, oggi si trova a difendersi davanti al Tdl per altri sette capi d’accusa, mentre per il 416bis si attende la fissazione dell’udienza in Cassazione dopo che lo stesso Riesame ha giudicato in un altro modo l’accusa, ovvero in favoreggiamento aggravato dal metodo mafioso. La Dda di Catanzaro infatti ha fatto ricorso, mentre per i restanti capi d’imputazione oggi ha richiesto di nuovo la custodia cautelare in carcere.
I POLITICI. Il caso del consigliere regionale, eletto nella lista “Oliverio Presidente”, è quello di maggiore interesse. Orlandino Greco infatti ha dominato la scena politica del Comune di Castrolibero dal 2003 al 2013. La Dda di Catanzaro ritiene che sia stato aiutato durante le elezioni comunali dal clan Bruni “bella bella”. Stessa cosa dicasi per l’ex vicesindaco Aldo Figliguzzi (assistito dall’avvocato Pasquale Naccarato).
Gli avvocati difensori di Orlandino Greco, i penalisti Enzo Belvedere e Franco Sammarco, hanno contestato duramente l’assunto accusatorio in tema di gravità indiziaria, entrando nel merito delle investigazioni che hanno portato l’Ufficio inquirente coordinato dal procuratore capo Nicola Gratteri a richiedere una misura cautelare.
Nella corposa memoria difensiva, oggi esposta punto su punto dai legali di fiducia del consigliere regionale, si evince che la Dda di Catanzaro non ha compreso la censura del giudice Maiore in merito ai verbali in forma riassuntiva dei collaboratori di giustizia e in particolare modo del pentito Ernesto Foggetti. Gli avvocati hanno apprezzato «il ragionamento logico» del gip Maiore che ha rappresentato «non l’obbligo ma l’opportunità e l’utilità, nel caso specifico afferente le propalazioni di Ernesto Foggetti, della detta produzione integrale, per poter vagliare nella sua interezza il tenore del narrato». L’ex affiliato del clan Bruni infatti ha reso due dichiarazioni diverse: nella prima disse che la costituzione della cooperativa “Orizzonte Verde” era riconducibile alle elezioni comunali del 2008, mentre in un secondo momento dichiarò che in realtà era riferita a quelle del 2003.
Sul punto la difesa di Greco ha evidenziato che «la comparazione dei due verbali rende evidente che la seconda ricostruzione dei fatti non presenta difformità di poco rilievo, né riguarda precisazioni ulteriori di aspetti tralasciati o dimenticati nel corso del primo interrogatorio, ma consiste in un racconto radicalmente diverso». E in questa direzione sono state inserite le propalazioni di Vincenzo Foggetti. A tal proposito, sono state messe in risalto anche le dichiarazioni di Edyta Kopaczynska, moglie del defunto Michele Bruni, che il 24 settembre 2015, dichiarò: «Non so chi è stato eletto sindaco a seguito della campagna elettorale cui ho fatto riferimento, ma sono certa che era soggetto con cui non si poteva ragionare, nel senso che, per qualsiasi cosa, andava dai carabinieri a sporgere denuncia…sono certa che sia stato Figliuzzi a riferire a Michele che Fabio Bruni aveva chiesto per il tramite di Figliuzzi dei soldi al sindaco ed Figliuzzi aveva detto che tali richieste al sindaco non potevano essere fatte perché avrebbe denunciato tutti». Gli avvocati affermano dunque che Greco non era disponibile a scendere a simil patti illeciti, ma che la sua condotta amministrativa sia stata improntata sempre con rigore e nella legalità.
Altro tema centrale della linea difensiva è quello relativo al licenziamento di Mario Esposito e Marco Foggetti. I penalisti Belvedere e Sammarco hanno affermato che le investigazioni sono calunniose e confliggenti con il dato storico della vicenda in questione. L’ex sindaco Orlandino Greco, «lontano anni luce da qualunque pensiero di indagine», scrive duramente di «modificare l’atteggiamento» e di recarsi doverosamente al lavoro. Missiva indirizzata al presidente della cooperativa Gianni Valder, il quale avrebbe dovuto «effettuare una seria ed attenta verifica dei soci lavoratori poiché l’amministrazione da me rappresentata non intende più tollerare situazioni e comportamenti non consoni ad un servizio pubblico”; chiedeva, inoltre, di “voler trasmettere una relazione dettagliata sull’organizzazione dell’attività svolta…specificando orari, presenze, mansioni e comportamenti di ciascun lavoratore impegnato».
Le altre azioni a tutela della buona amministrazione e delle sue condotte politiche sarebbero dimostrate dal fatto che l’ex sindaco di Castrolibero nel 2009 sporge denuncia nei confronti di presunti affiliati: non tollera l’occupazione abusiva di alloggi pubblici da parte della famiglia Foggetti ordinandone lo sgombero. Negli anni “caldi” dei presunti favori da rendere per voti illecitamente ricevuti, Orlandino Greco, «ancora una volta, compie atti contrari agli interessi dei tristi figuri: nel maggio 2006 e nel dicembre 2008, dispone la videosorveglianza di zone del territorio comunale oggetto di episodi di criminalità».
Il Riesame di Catanzaro ha rinviato l’udienza al prossimo 7 febbraio, giorno in cui concluderanno le discussioni difensive. La decisione dunque dovrebbe arrivare nella prossima settimana. (Antonio Alizzi)