Il «cerchio magico» di Luca Palamara (secondo Forciniti)
Massimo Forciniti, interrogato dalla procura di Perugia, parla del "cerchio magico" di Luca Palamara. «Con lui ho avuto diversi scontri».
Prima uniti, poi quasi divisi. Ecco cosa emerge dall’interrogatorio reso dall’attuale presidente della sezione penale del tribunale di Crotone davanti ai magistrati della procura di Perugia che indagano sull’ex pm di “Calciopoli”, Luca Palamara. Parliamo di Massimo Forciniti, calabrese doc, ed ex esponente togato del Consiglio Superiore della Magistratura, intercettato centinaia di volte al telefono con l’ex presidente dell’Associazione Nazionale Magistrati.
L’interrogatorio di Massimo Forciniti è agli atti dell’inchiesta della procura umbra che quasi un mese fa ha chiuso le indagini su Luca Palamara, accusato di corruzione. Oggi il magistrato romano, ma originario della provincia di Reggio Calabria, è anche nel mirino della sezione disciplinare del Csm, la quale deciderà sul suo futuro e pure su quello dei magistrati intercettati con Palamara che rischiano, a seconda dei casi, il trasferimento per incompatibilità ambientale e/o funzionale.
Luca Palamara, l’incontro con Forciniti
Massimo Forciniti conosce bene il “sistema delle correnti” ed è in questa circostanza che conosce Luca Palamara. Lo rivela ai magistrati inquirenti della procura di Perugia Gemma Miliani e Mario Formisano, il 4 aprile del 2019. «Ho conosciuto Luca Palamara per motivi di corrente di Unicost (Unità per la Costituzione, ndr), quindi circa dal 2006, da quando lui è diventato presidente dell’Associazione Nazionale Magistrati. Ricordo vagamente un convegno a Todi nel 2006 prima delle elezioni del Csm, in quella occasione lo conobbi. Certamente il nostro rapporto si è intensificato durante la consiliatura che ci ha accomunato» confessa Forciniti alla procura di Perugia.
Sui rapporti tra Luca Palamara e Fabrizio Centofanti, il giudice risponde che ricorda «nitidamente un amico di Palamara di nome Fabrizio che lui mi ha presentato in un’occasione in piazza Indipendenza al bar prima dell’inizio dei lavori. Non ricordo quando avvenne tale presentazione. Credo di aver rivisto tale persona in altre due o tre occasioni. Non posso essere preciso in quale contesto l’ho riscontrato. Probabilmente in occasione di qualche presentazione di un libro o ad un convegno. Credo di aver notato la sua presenza proprio perché mi era stato presentato come intimo amico di Palamara».
L’arresto di Centofanti
Quando i pm di Perugia domandano a Forciniti se fosse a conoscenza dei rapporti tra Centofanti e Cosimo Ferri, il magistrato di Catanzaro dice: «Non ne sono a conoscenza. Non escludo che fosse amico di qualche altro consigliere. Perché ripeto l’ho visto in occasione di eventi a cui erano presenti magistrati. Dopo il suo arresto», riferendosi all’imprenditore Felice Centofanti «Palamara me ne parlò, spiegandomi che era addolorato e che riteneva fosse una persona perbene. Mi parlò dei viaggi molto tempo dopo, a settembre 2018 dopo l’uscita dell’articolo de “Il Fatto Quotidiano”».
Forciniti, a questo punto, precisa che «durante la consiliatura abbiamo avuto con Luca Palamara degli scontri, durante le riunioni», come emerge anche in una chat captata dalla Guardia di Finanza. «Dopo la fine della consiliatura, invece, posso dire che il nostro rapporto è migliorato e lui si è avvicinato alle mie posizioni, sempre in riguardo a questioni di corrente e di organizzazione».
Il rapporto con Pignatone
Riprendendo l’articolo pubblicato dal giornale diretto da Marco Travaglio, Forciniti spiega che «Palamara, con me, come con altri colleghi, assunse un atteggiamento da “vittima”, ritenendo che qualcuno voleva danneggiarlo, in quanto affermava che questa persona gli aveva pagato dei viaggi, ma lui gli aveva restituito i soldi. Mi disse che si trattava di piccoli importi che erano stati anticipati in ragione del fatto che i viaggi erano stati effettuati insieme alla sua amica».
Ed entra in gioco Giuseppe Pignatone, ex procuratore capo di Roma. «Non ricordo se in quella occasione o più avanti esternò delle lamentele sul procuratore di Roma, cosa che mi stupì molto perché in passato io sapevo che i loro rapporti erano molto buoni. Posso dire di aver visto in molte circostanze il dottore Pignatone nella stanza al Csm di Luca Palamara. Il modificato atteggiamento di Pignatone nei confronti di Luca Palamara venne fuori in occasione del suo rientro alla procura di Roma. In particolare, Palamara mi riferì che Pignatone manifestava un atteggiamento di freddezza nei suoi confronti».
L’indagine della procura di Perugia
I pm perugini chiedono a Massimo Forciniti se Luca Palamara gli avesse mai parlato dell’indagine della procura umbra. «Mi fece riferimento alla indagine nel senso che si aspettava un’archiviazione, minimizzando la cosa. Diceva di essere interessato ad una rapida definizione del procedimento in ragione della domanda a procuratore aggiunto di Roma che aveva presentato. Non mi disse altro circa il comportamento di Pignatone, se non l’anomalia del cambiamento del suo atteggiamento nei suoi riguardi».
Poi precisa di non aver mai conosciuto Piero Amara, così come di aver appreso dai giornali dell’indagine della procura di Perugia circa la nomina di procuratore capo di era, del magistrato Giancarlo Longo. E’ l’accusa più grave nei confronti di Palamara, già caduta nella fase delle indagini preliminari, allorquando si ipotizzava che il magistrato avesse intascato una “mazzetta” da 40mila euro per far nominare Longo. Poi la spuntò, invece, Fernando Asaro.
Il messaggio e il “cerchio magico”
Prima di concludere, la procura di Perugia mostra a Massimo Forciniti un messaggio del 22 giugno 2018, che inviò su WhatsApp a Luca Palamara. Il testo recitava così: «“Grazie al tuo avallo, in questa consiliatura molte cose sono state decise da vicepresidente cerchio magico, non nelle sedi proprie…”». I pm umbri vogliono capire il motivo di tale affermazione. «Non ricordo la ragione contingente per cui scrissi tale messaggio – chiarisce Forciniti -. Posso die che quando mi riferivo al “cerchio magico” intendevo dire che avevo l’impressione che Palamara, assieme al vicepresidente e ad altri consiglieri, laici e togati, cercassero di orientare l’attività del Consiglio Superiore. Ritenevo, in sostanza, che tali componenti del Consiglio avessero un canale privilegiato nei loro rapporti, anticipando il loro orientamento su varie pratiche da approvare in Consiglio».
Secondo Massimo Forciniti, i componenti del “cerchio magico” erano Palamara, Legnini, i consiglieri Fracassi, Balducci e Fanfani. Credo che Palamara, Legnini e Balducci avessero un’assidua frequentazione, anche dopo il termine dei lavori consiliari. Io sono stato alcune volte a cena a casa della Balducci, che era una personale gradevole e gentile, con cui ho condiviso proficuamente il lavoro in V commissione».
La crisi in Unicost: ecco perché
Unità per la Costituzione, corrente moderata dalla magistratura italiana, entra in crisi dopo la mancata nomina «di Celentano quale componente di legittimità». Questo avviene dopo la fine della consiliatura di Massimo Forciniti. «Tale frattura ha poi portato alle dimissioni dell’allora segretario Roberto Carrelli. In quel frangente la corrente era senza guida e si cercava di trovare una soluzione unitaria. Il collega Mancinetti voleva probabilmente che Carrelli restasse come segretario. Palamara mi coinvolgeva per trovare una situazione che accontentasse anche i colleghi di Napoli. Tale gruppo infatti riteneva che Carrelli dovesse dimettersi in quanto responsabile della mancata affermazione del consigliere Celentano».
«Quindi i rapporti tra Mancinetti e Palamara si deteriorarono in quel frangente, probabilmente anche per il fatto che il primo riteneva di essere stato escluso da una cena che era stata organizzata dalla professoressa Balducci. Palamara, come peraltro si evince dal messaggio, mi disse che riteneva che una delle ragioni delle frizioni con Mancinetti potesse essere anche l’articolo pubblicato da “Il Fatto Quotidiano” in cui si parlava dei viaggi pagati da Centofanti».
Infine, Forciniti spiega che «Palamara, terminata la consiliatura e all’avvio della successiva, si è avvicinato all’area moderata di Unicost, di cui lui in precedenza non faceva parte. Credo che tale sua scelta sia derivata dai suoi accresciuti rapporti con Ferri. Ritengo si sia posto come intermediario tra i colleghi di Unicost e MI (Magistratura indipendente) all’interno del nuovo consiglio».