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Frontiera, Barbieri (e Longo) ancora assolto. 20 anni a Franco Muto

Giorgio Ottavio Barbieri non è un imprenditore in odor di mafia. Lo ribadisce anche la Corte d'Appello, che ribalta il giudizio su Muto.

Frontiera, Barbieri (e Longo) ancora assolto. 20 anni a Franco Muto

La Corte d’Appello di Catanzaro ha emesso la sentenza di secondo grado del processo “Frontiera“. Si tratta dell’indagine contro la cosca Muto di Cetraro che nell’estate del 2015 finì al centro di un blitz della Dda di Catanzaro. Processo ordinario, quello discusso oggi, che ha ribaltato in parte il giudizio espresso dal tribunale collegiale di Paola, soprattutto per quanto riguarda la posizione di Franco Muto, meglio conosciuto come “Re del Pesce“, condannato in appello a 20 anni di carcere per associazione mafiosa.

In primo grado, infatti, lo storico boss della ‘ndrangheta cosentina era stato assolto per mancanza di elementi investigativi che pendessero dalla parte dell’accusa, che riteneva Muto ancora il capo della cosca insieme al figlio Luigi, condannato in abbreviato. La Corte d’Appello di Catanzaro, quindi, ha condiviso l’assunto della procura generale di Catanzaro, esprimendosi in senso positivo rispetto alle richieste accusatorie.

Barbieri non è mafioso

L’altra notizia è la conferma della doppia assoluzione dell’imprenditore Giorgio Ottavio Barbieri e del suo “braccio destro”, Massimo Longo, accusati di associazione mafiosa. Assoluzione già decisa dal tribunale collegiale di Paola che all’epoca aveva accolto in toto le istanze difensive avanzate dall’avvocato Nicola Rendace, secondo il quale non c’era alcun elemento che potesse far ipotizzare il ruolo di finanziatore di Barbieri verso la cosca Muto di Cetraro. Barbieri, infatti, è colui il quale ha iniziato a costruire “Piazza Bilotti” a Cosenza. Opera, tuttavia, che non ha terminato in quanto le sue aziende sono fallite. Anche in questo caso, dunque, i giudici affermano che l’imprenditore romano non ha favorito il clan di Cetraro, come Longo.

Le altre posizioni

I giudici di secondo grado, inoltre, hanno assolto Agostino Bufanio, Pier Matteo Forestiero e Franco Muto dal reato ascritto al capo 58 della rubrica perché il fatto non è previsto dalla legge come reato. Inoltre, ha assolto Andrea Ricci per non aver commesso il fatto. Prescrizione per Angelo Chianello. Oltre alla condanna a 20 anni di reclusione, la Corte d’Appello di Catanzaro ha applicato al boss di Cetraro la misura di sicurezza della libertà vigilata per la durata di tre anni. 

Infine, pena rideterminata per Pierpaolo Bilotta (2 anni di reclusione e 3300 euro di multa); Alessandra Magnelli, Simona Maria Assunta Russo (3 anni e 9 mesi e 1000 euro di multa ciascuno), Antonio Mandaliti (14 anni di carcere) e Luigino Valente (22 anni, 10 mesi e 10 giorni di reclusione). 

Confermate le condanne a Antonio Abruzzese, Davide Bencardino, Vincenzo Campagna, Giuseppe Candente, Gino Caroprese, Luca Carrozzini, Marco Carrozzini, Enzo Casale, Simone Chiappetta, Giuseppe Crusco, Gaetano Favaro, Amedeo Fullin, Cono Gallo, Vito Gallo, Emilio Iacovo, Antonio Pignataro, Mariangela Tommaselli e Alexander Tufo.

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