venerdì,Marzo 29 2024

Appalti truccati nel Tirreno, Bruni: «Riconosciuta l’esistenza dell’associazione»

Appalti truccati nell’Alto Tirreno, due ai domiciliari e quattro misure interdittive. I carabinieri: «Cartello eludeva le regole vigenti».

Appalti truccati nel Tirreno, Bruni: «Riconosciuta l’esistenza dell’associazione»

L’inchiesta che fa tremare l’Alto tirreno cosentino. Sono sei le misure cautelari emesse oggi dal gip di Paola, Maria Grazia Elia, nell’ambito di un’indagine coordinata dalla procura di Paola, che riguarda anche amministratori pubblici della zona. Due sono finiti agli arresti domiciliari – Luigi Cristofaro e Giuseppe Del Vecchio – mentre per altri quattro indagati sono scattate misure meno afflittive. Nel dettaglio, per Paola Di Stio è stata disposta la sospensione dalle attività di pubbliche funzioni, mentre il divieto di esercitare l’attività professionale colpisce Antonio Del Vecchio, Maria Grazia Melega e Francesco Esposito. 

Appalti truccati nel Tirreno, parla Bruni

Nel corso della conferenza stampa, il procuratore capo di Paola, Pierpaolo Bruni, ha evidenziato come il giudice per le indagini preliminari ha riconosciuto l’esistenza dell’associazione, ringraziando l’Arma dei carabinieri per la fattiva collaborazione nelle indagini, partite nel mese di giugno del 2020, in piena pandemia. Tra gli indagati ci sono anche amministratori pubblici e imprenditori.

Le indagini svolte dai carabinieri

Il Maggiore Giuseppe Sacco, comandante del Nucleo Investigativo di Cosenza, ha preso la parola dopo l’intervento introduttivo del capo della procura di Paola. «E’ un’inchiesta che inizia circa un anno fa, con attività tecniche e perquisizioni, dalle quali è emerso un cartello che mirava ad eludere le norme sulla libera concorrenza e trasparenza sugli appalti. La lente d’ingrandimento è stata posta su sei appalti nei diversi comuni dell’Alto tirreno cosentino e in provincia di Potenza, per un volume d’affari di circa 300mila euro. Gli indagati, aggiudicandosi illegittimamente l’appalto, costituivano gruppi tra loro dividendo gli importi tra chi aveva preso l’appalto e chi ne rimaneva fuori. Questa è stata la parte più delicata e complessa dell’attività d’indagine».

Infine, il capitano della Compagnia carabinieri di Scalea, Andrea Massari: «E’ stata evidenziata l’esistenza di questo cartello, i cui scopi illeciti erano quelli di concordare offerte tra gruppi formalmente distinti. Il metodo utilizzato era quello di ideare di volta in volta un meccanismo idoneo ad eludere le regole vigenti. L’attività d’indagine ha consentito anche di accertare condotte da parte del responsabile dell’ufficio tecnico di Belvedere Marittimo, che avrebbe favorito ditte amiche attraverso appalti e affidamenti diretti. Tra i mesi di settembre e ottobre 2020, sono stati documentati quattro episodi, dove in buona sostanza gli indagati andavano a stabilire le ditte che dovevano concorrere al bando di gara, nonostante fosse stato già deciso a chi doveva andare l’appalto».

I nomi degli indagati

Gli indagati sono Giuseppe Amedeo, Giuseppe Caroprese, Raffaele Grosso Ciponte, Francesco Esposito, Silvano Cairo, Maria Petrone, Giampietro D’Alessandro, Giuseppe D’Alessandro, Marco Liporace, Paola Di Stio, Maria Grazia Melega, Giuseppe Marsico, Vincenzo Cristofaro, Luigi Cristofaro, Giuseppe Del Vecchio e Antonio Del Vecchio.

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