sabato,Maggio 18 2024

Omicidio Taranto, chiesti 16 anni di carcere per Domenico Mignolo

Oggi la requisitoria della procura generale di Catanzaro nel nuovo processo d’appello in corso in Corte d’Assise d’Appello.

Omicidio Taranto, chiesti 16 anni di carcere per Domenico Mignolo

La procura generale di Catanzaro, rappresentata in udienza dal sostituto procuratore generale Raffaella Sforza, ha chiesto 16 anni di carcere per Domenico Mignolo, trentenne cosentino, accusato di aver ucciso nel marzo del 2015 il giovane Antonio Taranto, al culmine di una discussione avvenuta nel quartiere popolare di via popilia a Cosenza. La richiesta giunge al termine di un secondo processo d’appello ordinato dalla suprema corte di Cassazione la quale, prima che scoppiasse la pandemia da coronavirus, aveva annullato con rinvio la sentenza di condanna emessa dalla Corte d’Assise d’appello di Catanzaro. Gli ermellini, in quella circostanza, ritenevano che le motivazioni del primo processo di secondo grado fossero illogiche, soprattutto in relazione alla ricostruzione dei fatti riportati nella prima perizia balistica.

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Nel nuovo processo d’appello il collegio giudicante ha di fatto riaperto l’istruttoria dibattimentale, dando la possibilità alle parti processuali di riascoltare i periti balistici, i collaboratori di giustizia e nuovi testimoni. Nel corso delle udienze è emerso che secondo quanto dichiarato dai pentiti, Giuseppe Zaffonte e Luciano Impieri, a sparare contro Taranto sarebbe stato l’odierno imputato e che dopo il delitto i clan mafiosi di Cosenza si sarebbero riuniti, decidendo di mettere una pietra sopra a quanto successo, al fine di avere la pressione investigativa della magistratura e delle forze dell’ordine.

Tuttavia, alcune delle persone che avrebbero partecipato al summit di mafia, hanno negato loro partecipazione limitandosi a dire che conoscevano la vittima. Altri due collaboratori di giustizia, Anna Palmieri e Celestino Abbruzzese, hanno affermato nell’ultima seduta processuale che ad uccidere Antonio Taranto non sarebbe stato Domenico Mignolo. Ora toccherà alle parti civili e alle difese discutere in rappresentanza dei loro assistiti. L’udienza è stata rinviata al prossimo 7 febbraio. Infine, la procura generale ha chiesto anche la conferma della condanna di primo grado per Leonardo Bevilacqua. Il collegio difensivo è composto dagli avvocati Filippo Cinnante e Andrea Sarro, mentre le parti civili sono assistite dai legali Mariarosa Bugliari, Angela D’Elia e Francesco Tomeo.