giovedì,Marzo 28 2024

Carcere, Caruso e Penna plaudono al progetto “Amore sbarrato”

Il sindaco di Cosenza e la presidente della commissione Legalità commentano positivamente l'iniziativa dell'attore e regista Adolfo Adamo, concretizzatasi grazie alla sinergia tra la casa circondariale e l'amministrazione comunale

Carcere, Caruso e Penna plaudono al progetto “Amore sbarrato”

«Il tempo della pena è spesso “tempo” vuoto, vissuto in istituti affollati, dove i progetti formativi vengono ostacolati e dove si sopravvive senza alcuna dignità sociale, che dovrebbe, invece, essere garantita tanto al condannato quanto a chi è ancora giudicabile. Non è un caso, del resto, se il numero dei suicidi in ambito penitenziario è di molto superiore rispetto alla frequenza con cui, purtroppo, si tolgono la vita le persone libere e che una buona parte dei soggetti suicidi risulta di giovane età o prossimo al fine pena. In carcere si perde spesso la forza della vita ed il senso del proprio tempo». È quanto affermano in una dichiarazione congiunta il sindaco Franz Caruso e la presidente della commissione Legalità Chiara Penna, plaudendo al progetto “Amore sbarrato”, promosso dall’attore e regista cosentino Adolfo Adamo, che si concretizza anche quest’anno grazie alla sinergia che si è instaurata tra l’amministrazione comunale, su cui molto si è spesa l’assessore al Welfare, Veronica Buffone, e la casa circondariale “Sergio Cosmai” diretta da Maria Luisa Mendicino.

Il IV capitolo del progetto “Amore sbarrato”, dal titolo “Hic et nunc”, è andato in scena ieri sera  al Teatro Rendano, facendo registrare un’ottima partecipazione di pubblico.

«Progetti come questo contribuiscono – proseguono Caruso e Penna – non solo a dare effettività al principio, spesso dimenticato, della funzione rieducativa della pena, ma soprattutto puntano a scardinare il pregiudizio nei confronti di chi è detenuto. Avvicinare i cittadini alla conoscenza del mondo carcerario è un piccolo passo rivoluzionario che mai come in questo momento storico, pervaso da sentimenti giustizialisti e da una profonda ignoranza del sistema penitenziario che ci riporta indietro ad esempio in tema di ergastolo ostativo, è necessario portare avanti. Se non si comprende, infatti, che la “certezza della pena” non vuol dire “immobilità o fissità della stessa” e che tale concetto non è uno slogan populista, ma un principio da armonizzare con l’intero assetto processuale; se si continuano ad invocare “pene esemplari” come deterrenti al crimine invece di comprendere che  è necessario migliorare le condizioni di vita all’interno del carcere, affrontandone il complesso problema del sovraffollamento, incentivando il ruolo e la presenza degli educatori per garantire il reinserimento del detenuto e la risocializzazione, avremo una società sempre più incline al comportamento deviante e criminale e penitenziari sempre più al collasso».

«Progetti come quello di Adolfo Adamo, che la nostra amministrazione sposa in pieno – concludono – rappresentano, comunque, dei piccoli ma fondamentali fari di speranza per una cultura progressista e garantista».

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