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Processo Bergamini, Franco Pino in aula a Cosenza: «Mai interessato alla vicenda di Denis»

Lo storico collaboratore di giustizia ha riferito sulla morte dell’ex centrocampista rossoblù

Processo Bergamini, Franco Pino in aula a Cosenza: «Mai interessato alla vicenda di Denis»

«Della morte di Denis Bergamini non so nulla. Non mi sono mai interessato alla vicenda». Lo afferma nell’aula della Corte d’Assise di Cosenza, lo storico collaboratore di giustizia Franco Pino, ex boss della ‘ndrangheta calabrese, pentitosi nel 1996.

«Nel 1987 avevo formato un gruppo per conto mio, dopo aver condiviso con Sena una guerra di mafia a Cosenza durata dieci anni in contrapposizione al gruppo Perna-Pranno». Quando Franco Pino comandava dal punto di vista criminale una parte della città di Cosenza, la voce che circolava in strada era che Donato Bergamini si fosse suicidato. «Tra l’altro quando avvenne il fatto, io mi trovavo a Milano. Ero latitante in quanto nei miei confronti pendeva un ordine di cattura della procura di Paola, poi revocato a fine novembre. Devo dire che io non conoscevo Bergamini, non sapevo neanche della sua esistenza fino al momento del decesso».

Franco Pino, inoltre, ha parlato anche dei suoi rapporti con il Cosenza calcio. «Conoscevo il presidente del Cosenza calcio Serra e qualche dirigente. Serra non mi ha mai chiesto notizie circa la morte di Donato, mai». Il pentito ha spiegato tuttavia di aver combinato due partite per il Lupi, così come richiestogli dalla società silana: «Parliamo di Cosenza-Avellino del 1990, quando mandai una ‘mbasciata al capo mafia di nome Michele D’Alessandro, il quale fece arrivare quattro persone di sua fiducia a Cosenza e la partita in favore dei Lupi andò in porto, visto che il Cosenza rischiava di retrocedere. L’altra partita era Cosenza-Pescara del 1994, ma in quel periodo il presidente era Bonaventura Lamacchia».

Sempre sul caso Bergamini, Franco Pino ha chiarito che «ho appreso della tesi dell’omicidio dai giornali e nel 2018 quando mi ha sentito il procuratore Facciolla. Quindi mi sono meravigliato del perché nessuno all’epoca mi avesse domandato di reperire notizie in merito. Posso dire che la mia percezione era che la società del Cosenza fosse disinteressata alla sua morte. Aggiungo che dal 1989 al 1995 si è sempre parlato di suicidio».

Poi la procura di Castrovillari, rappresentata dal pm Luca Primicerio, ha chiesto a Franco Pino se conoscesse Maurizio Internò. «L’ho conosciuto nel carcere di Cosenza, era dentro per una rapina. Con Patitucci abitavano nella stessa zona. Mi sembra inoltre che lavorava con Beniamino Chiappetta e aveva rapporti con Sistino Zinfarosa».

Infine il collaboratore di giustizia ha aggiunto: «Non posso dire con precisione se la criminalità organizzata si fosse interessata alla morte di Bergamini».

La difesa di Isabella Internò, invece, ha toccato l’argomento di Antonio Paese, precedentemente introdotto dal collaboratore di giustizia Francesco Garofalo. «Antonio Paese era vicino al gruppo Muglia, che a sua volta aveva rapporti con il gruppo Perna-Pranno. Quando che ci fu una tregua Antonio Paese aprì il bar Oasi su corso Mazzini, doveva funzionare come locale notturno. Poi Paese fu ucciso. Se Paese gravitava intorno al Cosenza calcio? Il cognato era Santino Fiorentino, team manager della squadra, mentre la sorella di Paese aveva un negozio di abbigliamento sportivo, dove andavano anche i giocatori del Cosenza calcio».

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