venerdì,Marzo 29 2024

Annullato il sequestro di beni ad Antonio Illuminato: restituiti circa 10mila euro

Secondo i giudici, il provvedimento emesso dal gip di Catanzaro difetta di motivazione non essendoci collegamento tra il "corpo del reato" e le relative investigazioni

Annullato il sequestro di beni ad Antonio Illuminato: restituiti circa 10mila euro

Il 1 settembre 2022 la Dda di Catanzaro, oltre ad applicare la misura cautelare in carcere al presunto mafioso Antonio Iluminato, intraneo secondo gli inquirenti al clan “Lanzino-Patitucci” di Cosenza, aveva provveduto a sequestrare beni immobili, mobili e soldi in contanti all’indagato, così come a tanti inquisiti della maxi-inchiesta contro la ‘ndrangheta cosentina.

A distanza di tre mesi dal decreto di sequestro, il tribunale del Riesame di Catanzaro (presidente Mario Santoemma; giudice estensore Roberta Cafiero; giudice a latere Rita Bosco, all’esito della Camera di Consiglio, ha annullato il provvedimento emesso dal gip distrettuale di Catanzaro, Alfredo Ferraro, disponendo l’immediata restituzione della somma di 9.990 euro ad Antonio Illuminato e alla relativa compagna. Denaro che era stato messo sotto seqquestro quale “corpo del reato”.

I giudici della seconda sezione penale di Catanzaro, misure reali, hanno invece condiviso l’assunto difensivo esposto in udienza dall’avvocato Fiorella Bozzarello, ritenendo un principio giuridico ormai unanimemte acquisito quello secondo cui, a pena di nullità, il decreto di sequestro ai fini di prova del “corpo di reato” o delle cose ad esso pertinenti debba essere necessariamente sorretto da idonea motivazione in ordine al presupposto della finalità perseguita in concreto per l’accertamento dei fatti.

Secondo il tribunale di Catanzaro, «l’impugnato decreto di sequestro non indica quali siano le ragioni probatorie atte a legittimare il sequestro a fini di prova trattandosi di una formula priva di concreti riferimenti al caso di specie, non emergendo quale sia il fine probatorio del sequestro delle somme di denaro». I giudici quindi ritengono del tutto assente la motivazione «che giustifichi l’adozione del vincolo probatorio». E ancora: «Peraltro, la Suprema Corte ha più volte affermato che una somma di danaro qualificata come corpo del reato non può essere sottoposta a sequestro per esigenze probatorie in quanto la prova del reato non discende dalla cosa sequestrata quanto dagli atti d’indagine circa il suo rinvenimento».

Dunque, prosegue il collegio giudicante, «nel caso di specie non si ravvisa un elemento di collegamento del danaro con le investigazioni», relative alle presunte condotte illecite poste in essere da Antonio Illuminato, nell’ambito della presunta confederazione mafiosa operante nell’hinterland cosentino. «Diversamente – conclude il tribunale di Catanzaro – le somme di danaro, in presenza dei presupposti del fumus e del periculum possono al più essere oggetto della diversa misura cautelare reale del sequestro preventivo».

Queste motivazioni sono alla base di tutti i sequestri annullati di recente dal tribunale di Catanzaro, sezione misure reali, in riferimento all’inchiesta della Dda di Catanzaro che ha disarticolato la presunta confederazione mafiosa di Cosenza.

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