mercoledì,Maggio 15 2024

La storia di “Reset” cambia con la scarcerazione di Francesco Patitucci

Il ritorno in libertà del boss cosentino e l'arresto (quasi contestuale) di Porcaro ha determinato un avvicendamento del tutto casuale, che ha comportato il pieno reintegro dell'esponente di vertice della cosca "Lanzino", nelle sue funzioni di capo-clan

La storia di “Reset” cambia con la scarcerazione di Francesco Patitucci

«Sufficienza indiziaria» per autorizzare le intercettazioni ambientali e non a carico di Michele Di Puppo. Il tutto parte da una richiesta avanzata dalla Dda di Catanzaro il 12 gennaio 2021, allorquando il pubblico ministero antimafia Vito Valerio inoltra l’incartamento al gip di Catanzaro Gaia Sorrentino. Questa infatti è uno dei passaggi chiave dell’inchiesta “Reset“, la parte in cui gli investigatori si soffermano sulla posizione della “stella” della ‘ndrangheta cosentina, braccio destro e uomo di fiducia del boss della malavita cosentina Francesco Patitucci. Sono due i documenti su cui ci focalizziamo. L’autorizzazione a procedere per captare le conversazioni di Di Puppo e gli altri co-indagati e l’informativa redatta dalla Squadra Mobile di Cosenza, a firma dell’allora capo dell’ufficio in questione, il vicequestore Fabio Catalano, oggi in servizio presso la Questura di Catanzaro.

Leggi anche ⬇️

Dalle carte del processo “Reset” – il rito abbreviato inizierà il prossimo 18 settembre nell’aula bunker di Lamezia Terme – emerge una verità non secondaria rispetto all’andamento dei fatti contenuti nei vari faldoni. Senza la scarcerazione di Francesco Patitucci, avvenuta la sera stessa che l’allora giudice Marco Petrini ne decretò l’assoluzione nel processo per l’omicidio di Luca Bruni – la maxi-indagine antimafia avrebbe assunto queste proporzioni? Ci sarebbero stati lo stesso numero di arresti? La mole di lavoro investigativa avrebbe comportato la necessità di mettere insieme tutte le forze di polizia a disposizione dell’autorità giudiziaria? Domande a cui potrà rispondere solo il tempo, o meglio i due processi che inizieranno a breve (il rito ordinario comincerà il prossimo 31 ottobre sempre a Lamezia Terme).

Il passaggio di consegne

L’11 gennaio 2021, a due anni dalla scarcerazione di Francesco Patitucci, la Squadra Mobile di Cosenza ribadisce l’importanza di continuare ad intercettare i vertici della ‘ndrangheta cosentina. E sottolinea: «E’ stato dimostrato come a seguito della scarcerazione di Francesco Patitucci, avvenuta il 4 dicembre 2019, e dell’arresto di Roberto Porcaro, avvenuto il 31 dicembre successivo, il quale su mandato dello stesso Patitucci reggeva le redini del gruppo criminale prima della scarcerazione di quest’ultimo, Michele Di Puppo sia assurto a figura di assoluto rilievo, divenendo di fatto uno dei punti di riferimento nella riorganizzazione dei gruppi criminali operanti nella città e nei comuni limitrofi, nonché uomo di fiducia di Patitucci».

Leggi anche ⬇️

Un ragionamento, quello della Squadra Mobile di Cosenza, che prende forza dopo aver avviato la prima parte delle intercettazioni ambientali tra Patitucci e Di Puppo, le cui conversazioni sono state “ascoltate” in contrada Santa Rosa, all’interno della sede di un’impresa individuale situata nel comune di Rende. Lì infatti Patitucci era solito incontrare i suoi sodali, tra cui, quasi giornalmente, lo stesso Michele Di Puppo.

La richiesta della Dda di Catanzaro

Quando manca poco alla richiesta di misura cautelare per gli indagati confluiti nel maxi procedimento “Reset“, la Dda di Catanzaro, esaminando gli atti nei confronti di Roberto Porcaro, oggi collaboratore di giustizia, Francesco Patitucci, Mario Piromallo, Luigi Abbruzzese, Salvatore Ariello, Gennario Presta, Michele Di Puppo ed altri, fa riferimento al fatto che i sopra menzionati soggetti legati alla ‘ndrangheta cosentina «sono particolarmente attivi in ogni campo dell’attività criminale». Si parlava in quella fase di racket, usura, danneggiamenti e spaccio di droga.

Leggi anche ⬇️

Infine, evidenziava la Dda che «la scarcerazione di Patitucci e l’arresto (quasi contestuale) di Porcaro ha determinato un avvicendamento del tutto casuale, che ha comportato il pieno reintegro di Patitucci nelle sue funzioni di capo-clan, funzioni peraltro mai completamente dismesse in seguito alla sua carcerazione», durata quasi quattro anni, «ma solo temporaneamente demandate a Porcaro il quale, nel periodo in cui ha esercitato il “vicariato“, si è reso promotore di una stretta alleanza con la suddetta famiglia degli “Abbruzzese Banana“, notoriamente molto attiva in ambito criminale, in particolar modo nel traffico di stupefacenti e nella perpetrazione di estorsioni».

Articoli correlati