Montalto, il pentito Porcaro: «Vi racconto la storia del bar “Settimo Cafè”»
Il collaboratore di giustizia ha fornito alla Dda di Catanzaro una ricostruzione precisa e dettagliata della vicenda giudiziaria nella quale sono coinvolti anche Andrea Mazzei, Giuseppe Broccolo e Giuseppe Perrone
Una delle storie raccontate da Roberto Porcaro agli inquirenti della Dda di Catanzaro riguarda un bar di Settimo di Montalto Uffugo, sequestrato dall’autorità giudiziaria durante il blitz dell’1 settembre 2022. Il collaboratore di giustizia è stato tra i principali protagonisti di questa vicenda che, rispetto all’impianto accusatorio prospettato dall’ufficio antimafia di Catanzaro, sembra prendere una direzione diversa grazie alle propalazioni del pentito. Porcaro infatti in uno dei verbali resi ai pubblici ministeri antimafia ha spiegato, dal suo punto di vista, come sono andate le cose. Il narrato è lungo e dettagliato.
«Con riferimento ai fatti di cui al capo 147 – afferma Porcaro – ovvero alla vicenda relativa al finanziamento finalizzato all’ampliamento del bar denominato “Settimo Cafè” di Giuseppe Broccolo e Giuseppe Perrone, voglio precisare, in ordine alla complessiva contestazione mossami, che mi fu proposto di partecipare come socio di fatto di Broccolo e Perrone all’avviamento del bar versando una quota di 70mila euro. Avevo conosciuto Broccolo e Perrone per il tramite di Antonio Russo detto “Tonino” – dichiara l’ex “reggente” del clan degli italiani – quando Tonino Russo si ammalò e Broccolo e Perrone non lo ritennero più affidabile, anche in considerazione di tutto ciò che era accaduto nella gestione del prestito effettuato a Giuseppe Russo, mi proposero una soluzione alternativa».
Il pentito cosentino aggiunge che i suoi co-imputati «mi chiesero di entrare in società con loro, pur non figurando formalmente, ma contribuendo di fatto a finanziare l’apertura del bar mediante versamento di una quota di 70mila euro. Io accettai la proposta e versai tale somma di danaro».
«Per quanto riguarda il ruolo rivestito nella vicenda in discorso da Andrea Mazzei», il consulente finanziario cosentino imputato in “Reset“, “devo precisare che Broccolo e Perrone già conoscevano Mazzei che, come ho già riferito in occasione dei precedenti interrogatori, è un soggetto che conosco fin da giovane. Effettivamente con riferimento al finanziamento relativo al progetto di ampliamento del bar denominato “Settimo Cafè“, ho avuto modo di parlarne con Mazzei esortandolo a prendersi cura della pratica con attenzione in quanto avevo un interesse personale a recuperare la somma che aveva investito insieme a Broccolo e a Perrone. Devo dire però che della somma originariamente versata ho recuperato più o meno la metà, ovvero circa 35/40mila euro» chiarisce Porcaro.
Sostanzialmente, come illustrato dal pentito, emergerebbe una situazione differente con un ingiusto profitto personale di Porcaro e non dell’associazione mafiosa di cui faceva parte. Ciò si collega anche alla posizione di Andrea Mazzei che la Cassazione aveva inquadrato probabilmente nel modo giusto.
In conclusione, il pentito Porcaro spiega: «Per come mi chiedete con riferimento ai fatti di cui al capo 148 devo dire che in realtà non ho mai prospettato a Broccolo e a Perrone, quale soluzione per recuperare il denaro che avevo investito nel “Settimo Cafè“, di incendiare il bar al fine di riscuotere i soldi dell’assicurazione. In tal senso voglio anche precisare che Giuseppe Broccolo è cugino carnale di Michele Di Puppo ragione per cui, anche da un punto di vista strategico, una soluzione di questo tipo sarebbe stata poco conveniente in quanto avrebbe creato tensioni e clamore».