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Cosenza, il “tariffario” del clan degli italiani: 300 euro per commettere atti intimidatori

La cifra "stanziata" dalla cosca emerge dalle intercettazioni tra Marco Lucanto e Antonio Illuminato. Ecco di chi parlano

Cosenza, il “tariffario” del clan degli italiani: 300 euro per commettere atti intimidatori

Uno dei capitoli investigativi di Recovery riguarda il presunto ruolo criminale di Stefano Casole, già indagato in un’inchiesta della procura di Cosenza, Antonio Morrone e Simone De Marco, ritenuti i cosiddetti “ragazzi” di Marco Lucanto. Soggetti gravitanti tra la Presila cosentina e la città di Cosenza che avrebbero agito per conto di Antonio Illuminato.

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Come agivano? Per la Dda di Catanzaro avevano il compito di procedere con gli atti intimidatori «prodromici alle richieste estorsive o per convincere i titolari delle attività commerciali individuate a cedere a tali richieste, percependo per ogni “lavoro” (atto intimidatorio) 300 euro, da dividere tra i partecipanti all’atto criminoso». Questo sarebbe il “tariffario” del clan degli italiani che veniva applicato per le azioni compiute dai “ragazzi“. Ipotesi investigativa che gli inquirenti fanno emergere dai messaggi intercettati tra Antonio Illuminato e Marco Lucanto.

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I due avrebbero utilizzato per comunicare delle utenze “citofoniche“. Parliamo di marzo 2021, periodo in cui «gli atti intimidatori si sono susseguiti in rapida successione in vista dell’imminente festività di Pasqua, ovvero una delle “scadenze” per il pagamento del “pizzo” secondo i consueti canoni adottati dalla criminalità organizzata».

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Lucanto e Illuminato, scrivono gli investigatori, parlano di cifre. «I conti cmq erano 13 meno il mese tuo … 1000 … meno la pila dei ragazzi … cmq gli dici ke gli diamo 300 euro a lavoro». I tre “ragazzi”, tuttavia, comprendono bene che stanno giocando con il fuoco e qualcuno sembra ancora impaurito di essere arrestato. Gli investigatori lo evincono sia dalle conversazioni captate con Paolo Recchia, definito in Reset come il “Pablo Escobar della Presila”, che nei discorsi tra loro. In un caso, un ragazzo, portato al cospetto di Lucanto, avrebbe anche comunicato la volontà di non fare più quei “lavori”.

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