Intercettazioni tra l’avvocato Gianpiero Calabrese e due suoi assistiti, «un grave attacco alla democrazia»
La Camera Penale di Cosenza rende nota la vicenda che vede coinvolto il penalista "attenzionato" dalla Squadra Mobile durante le conversazioni con i fratelli Mario e Candido Perri
«L’uso delle intercettazioni tra avvocato e assistito rappresenta un vizio atavico di certa magistratura inquirente, che continua a intercettare e utilizzare conversazioni protette in procedimenti penali. Questo fenomeno, oltre a essere legalmente discutibile, costituisce un attacco ai principi fondamentali di un Paese democratico». Lo scrive in una nota la Camera Penale “Fausto Gullo” di Cosenza, portando a conoscenza dell’opinione pubblica quanto successo di recente nei confronti dell’avvocato Gianpiero Calabrese, intercettato dalla Squadra Mobile di Cosenza mentre era al telefono con i fratelli Mario e Candido Perri, suoi assistiti.
La denuncia dell’avvocato Calabrese
L’avvocato Gianpiero Calabrese ha recentemente denunciato un caso di intercettazioni tra avvocato e assistito. Nei documenti di un procedimento penale (Recovery), ha trovato trascrizioni di conversazioni con i propri clienti, eccentricamente commentate dalla polizia giudiziaria, ovvero dagli ex dirigenti della Squadra Mobile Fabio Catalano e Angelo Paduano. Questo episodio ha spinto Calabrese a richiedere formalmente la censura da parte degli Uffici di Procura generale e distrettuale e del Capo della Polizia, Vittorio Pisani, calabrese di nascita.
La richiesta di censura presentata dall’avvocato Calabrese dovrebbe avviare un procedimento amministrativo, il cui esito determinerà la valutazione di merito.
Il problema culturale
Il problema, secondo la Camera Penale di Cosenza, è culturale e deriva da una distorta concezione della Toga. «In alcuni ambiti giudiziari, si tenta di far apparire l’Avvocatura come complice del delitto, piuttosto che come tutore e custode del diritto. Questo atteggiamento mina la fiducia nel sistema giudiziario e costituisce un serio pericolo per la democrazia».
“Prima ascolto e poi vedo”
«La legge prevede chiaramente l’inutilizzabilità delle intercettazioni tra avvocato e assistito. Nonostante ciò, la giurisprudenza ha stabilito una possibilità condizionata di utilizzo, che alcuni magistrati interpretano come un via libera al “prima ascolto e poi vedo”». Questo approccio, secondo i penalisti cosentini, dovrebbe essere rifiutato unanimemente dalla magistratura.
Solidarietà all’avvocato Calabrese
In conclusione, «è fondamentale ribadire che le prerogative del difensore non devono trasformarsi in fonte di sospetto. La cultura della giurisdizione non appartiene solo a pubblici ministeri e giudici, ma è l’essenza della cultura liberale dell’Avvocatura. Pertanto, si esprime solidarietà incondizionata all’avvocato Gianpiero Calabrese e si auspica un cambiamento culturale che rispetti i principi democratici», conclude la Camera Penale di Cosenza.
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