Silvia Guido presunta “contabile” del gruppo Patitucci e il trolley pieno di soldi
Secondo la Dda di Catanzaro ci sarebbe un collegamento tra il ruolo che gli investigatori attribuiscono alla donna e la somma di 389mila euro rinvenuta a casa del fratello Salvatore
La storia che emerge dalle carte dell’inchiesta di Recovery è di stretta attualità. Ce ne siamo occupati il 21 dicembre scorso, quando i carabinieri della caserma “Grippo” di Cosenza, perquisendo l’appartamento di Salvatore Guido, fratello della più nota Silvia Guido, ex moglie di Roberto Porcaro, hanno rinvenuto denaro contante quantificato in 389.900 euro, frazionato in mazzette di banconote da 50 e 100 euro, avvolte in pellicola trasparente ed elastici, il tutto nascosto all’interno di un trolley custodito nell’armadio della camera da letto in uso a Salvatore Guido.
L’accusa di favoreggiamento per Salvatore Guido
La Dda di Catanzaro contesta all’indagato il reato di favoreggiamento “reale”. Nel corso degli accertamenti svolti subito dopo, gli investigatori hanno preso atto che il tenore di vita dell’indagato non poteva giustificare quel possesso di soldi in contanti, visto che Salvatore Guido «negli anni ha dichiarato redditi di importo irrisorio, è nullatenente, versa in stato di disoccupazione, non ha fornito giustificazioni plausibili in merito alla disponibilità del denaro e, infine, è strettamente collegato con ambienti della criminalità cosentina», si legge nel decreto di convalida.
Le intercettazioni
A sostegno di questa tesi, la Dda di Catanzaro ha ripescato le intercettazioni contenute in “Testa di Serpente”, dove i parenti di Salvatore Guido, esortavano il fratello di Silvia Guido a stare attento nel nascondere qualcosa, forse proventi di tipo illecito. Ma non solo. Per collegare la vicenda alla posizione di Silvia Guido, sempre i magistrati antimafia hanno messo in evidenza anche in Recovery le intercettazioni già richiamate in Reset, allorquando l’ex moglie di Porcaro si recava a casa di Patitucci, parlando delle dinamiche criminali dell’associazione a cui apparterebbe. Nello specifico, nell’incontro svoltosi a luglio del 2020, Silvia Guido esprimeva perplessità sui modi di “comunicare” di Porcaro dal carcere.
Il ruolo di presunta “contabile”
Per i pm antimafia Corrado Cubellotti e Vito Valerio, quantomeno sotto il profilo indiziario, Silvia Guido, alla luce degli atti di Reset sarebbe la presunta “contabile” dell’associazione criminale, «detenendo (almeno in parte) i “quaderni” dove sono appuntati cifre e nomi dei debitori (persone offese) e la cosiddetta “bacinella“, cassa comune del clan». Questa convinzione investigativa deriva dal fatto che Silvia Guido, sulla scorta delle captazioni ambientali registrate a casa di Patitucci, avrebbe detenuto «la cassa contante, o comunque una parte consistente di essa, in un luogo sicuro, di agevole ed immediato accesso, non lontano dalla propria abitazione”.
Le dichiarazioni del pentito Francesco Greco
Dietro alla presunta scelta criminale di occultare i soldi nella casa dove abita il fratello, gli investigatori ci vedono una strategia territoriale, vista la poca distanza dall’abitazione in cui risiedeva, ma anche il fatto che «piazza Thurium sia un luogo “sicuro” e “pulito” per la Guido».
A ciò si aggiungono le dichiarazioni rese dal collaboratore di giustizia, Francesco Greco, ex braccio destro di Roberto Porcaro. Il pentito, nell’interrogatorio reso il 1 agosto 2023, giorno in cui inizia il suo percorso collaborativo, ha dichiarato che Silvia Guido «si occupava anche della gestione dei presiti ad usura. In tal senso voglio precisare che nel periodo in cui Porcaro era in carcere avevo ricevuto dallo stesso Porcaro l’indicazione di andare a prendere da Silvia Guido il denaro necessario per effettuare i prestiti usurai» ha dichiarato il pentito.
«Inoltre avevo anche il compito di riconsegnare a Silvia Guido i ratei usurai che periodicamente venivano corrisposti dalle vittime di usura. In tal senso con la Guido avevamo un’organizzazione precisa per quanto concerne le scadenze dei retai mensili. Avevamo individuato due date il 15 ed il 27 di ogni mese al fine di razionalizzare il meccanismo di riscossione ed evitare di vederci ogni giorno con conseguente aumento del pericolo di essere monitorati e scoperti. Inoltre, voglio precisare che Silvia Guido aveva perfetta conoscenza sia dell’ammontare dei prestiti che del tasso usuraio praticato che ammontava al 10% mensile».
La cassaforte
«La Guido difatti custodiva, all’interno di una cassaforte che si trovava nella camera da letto dei figli, in particolare dietro l’armadio, un quaderno in cui erano annotati debitori, ammontare del prestito e ratei usurai riscossi», ha proseguito Francesco Greco. «Per quanto concerne invece la custodia del denaro provento dell’attività di usura sempre al fine di porsi al riparo dal pericolo di eventuali controlli da parte delle forze dell’ordine, la stessa era affidata ad una parente di Silvia Guido che abitava nei pressi dello Stadio, a poca distanza dell’abitazione di Porcaro e della Guido. La Guido difatti era solita mandare i figli a prelevare il denaro destinato al prestito usuraio custodito da questa sua parente. Questa attività di rendicontazione di Silvia Guido risale per quanto a mia conoscenza, già dal 2015 allorquando cominciavo a consegnarle piccole cifre provento dell’attività di usura».
Trolley occultato sin dal blitz di Reset
La conclusione investigativa a cui sono giunti le forze dell’ordine che hanno collaborato con la Dda di Catanzaro è che Salvatore Guido fosse consapevole «di detenere nel proprio armadio una ingente somma di denaro che la sorella mantiene, non già per essere frutto di attività lecita, ma in quanto contabile dell’associazione dapprima per conto di Roberto Porcaro e poi direttamente di Francesco Patitucci. L’ulteriore riprova di tale consapevolezza è il dato per cui Salvatore Guido abbia comunque mantenuto occultato il trolley contenente il denaro dopo e nonostante l’arresto di Silvia Guido in Reset ormai dal 1.9.2022».
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