martedì,Marzo 19 2024

Loviso: «Cosenza ha tifosi splendidi. Il rinnovo? Ci sono rimasto male perché…»

Massimo Loviso non giocherà con il Cosenza nel campionato di Serie B. Così il centrocampista: «Mi amareggia essere stato io a dover chiamare Trinchera per chiedere le intenzioni del club…». Nella sua lunghissima carriera Massimo Loviso ha lasciato due segni indelebili per la storia recente del calcio a Cosenza. E’ la sera del 10 giugno.

Loviso: «Cosenza ha tifosi splendidi. Il rinnovo? Ci sono rimasto male perché…»

Massimo Loviso non giocherà con il Cosenza nel campionato di Serie B. Così il centrocampista: «Mi amareggia essere stato io a dover chiamare Trinchera per chiedere le intenzioni del club…».

Nella sua lunghissima carriera Massimo Loviso ha lasciato due segni indelebili per la storia recente del calcio a Cosenza. E’ la sera del 10 giugno. Al Marulla si gioca il ritorno della semifinale contro il Sudtirol che è avanti di un gol (siglato all’andata). Siamo nel secondo tempo e il risultato è ancora fermo sulla parità, 0-0. Al Cosenza serve maggiore ordine nella manovra offensiva, data l’efficienza organizzativa degli altoatesini, per approdare in finale. Ecco che entra Loviso al posto di Palmiero, in non perfette condizioni fisiche. E’ la svolta. Al 69’ il centrocampista ex Parma, Torino, Alessandria, Crotone, AlbinoLeffe batte una punizione trovando in area la testa di Baclet: è 1-0. Tuttavia, il gesto più importante arriva in pieno recupero con i supplementari in agguato. Al 94’ Loviso calcia dalla bandierina e Frascatore, nel tentativo maldestro di deviare la traiettoria del pallone e impedire lo stacco ai saltatori rossoblu, insacca nella sua stessa porta. Scatta la gioia, 2-0 e Cosenza in finale. «E’ l’attimo che ricorderò sempre», afferma Loviso. Ma il centrocampista, se è contento nel ricordare la finale di Pescara, d’altro canto è deluso per il mancato rinnovo con la compagine rossoblu e soprattutto per il modo con cui ne è venuto a conoscenza. Lo racconta, passo passo, nell’intervista rilasciata in esclusiva al nostro giornale.

Loviso, siamo a quasi un mese di distanza dalla finale di Pescara. Cosa prova?
«
Felicità pura. Perché abbiamo fatto tutti assieme un qualcosa di veramente fantastico. Ho ancora negli occhi le ultime partite di campionato, quelle dei playoff e quindi vedere una squadra che ha voglia di vincere un campionato è stato veramente bellissimo».

Che stagione è stata per Massimo Loviso?
«
Ormai sono 4 anni che sono in C. C’era la volontà, dopo Cremona, Alessandria, Gubbio e AlbinoLeffe, di vincere un campionato e tornare in Serie B. E’ stata una stagione intensa e molto bella. Sono sincero, ci sono state delle difficoltà. Dovevamo crescere, formare una squadra, un gruppo. Quello che si è creato, poi, alla fine per far sì che potessimo dire la nostra. Ho avuto, anche, un infortunio che mi ha costretto a stare un mesetto fuori, ma Massimo Loviso c’è sempre stato. Sono sempre stato vicino alla squadra, il gruppo è fondamentale».

Cosa non funzionò con Gaetano Fontana?
«
Il gioco di Fontana aveva bisogno di più tempo. Non possiamo, però, dire se le cose potevano andare bene o male. Io mi sono trovato bene. Ma cosa dire a Braglia nel momento in cui si è vinto un campionato? C’è solo da fare i complimenti».

E’ dispiaciuto per il mancato rinnovo con il Cosenza calcio?
«
Sono molto dispiaciuto. La voglia era quella di vincere e tornare in un campionato nel quale ho giocato per tanti anni, senza contare l’altro (la Serie A, ndr). Mi è dispiaciuto tanto nell’essere stato colui che doveva chiamare per fare una chiacchierata e successivamente ricevere una notizia negativa, quella di rinnovare. Questo è quello che posso recriminare e dire inerente al mancato rinnovo. Un mister, una società, quindi presidente e direttore sportivo, possono fare le loro scelte, che posso condividere, posso essere arrabbiato, dispiaciuto, incazzato, però, penso che bisogna avere il coraggio e la professionalità di dire “Loviso non rinnovi, punto”. Mi è dispiaciuto di non essere stato contattato per sentirmi dire che non si rinnovava con me. Io sono fatto così, nella vita privata dico le cose come stanno».

Ci sono state delle avvisaglie dopo Pescara da parte del tecnico e del DS?
«Credevo di poter dare qualcosa al gruppo data la vittoria del campionato, del fatto che mi sento bene e di conoscere la serie cadetta. Mi sarebbe piaciuto continuare. Le avvisaglie sono iniziate a venire nei giorni successivi la finale, sul fatto di non sentire nessuno per una semplice chiacchierata».

Cosa vi siete detti con il direttore Trinchera?
«
C’è stata una telefonata da parte mia per chiedere, appunto, quali potevano essere le intensioni. Tutto qua. Lui mi ha detto che non rientravo più nei loro piani e non rinnovavo. Ma quello che sottolineo è che la telefonata l’ho fatta io. Perché ho il coraggio di dire le cose in faccia, come stanno».

E’ molto dispiaciuto…
«
Sicuramente, perché se non mi fossi trovato bene a Cosenza sarei andato via a gennaio. A me non piace lasciare le cose a metà e ho continuato. Alla fine le cose sono andate per il meglio. Abbiamo vinto il campionato con grande dedizione e lavoro, con tutto quello che ci voleva per poter vincere insieme ad uno staff, ad una società, ad una città e ad un pubblico meraviglioso che ci ha accompagnato in 10mila a Pescara e in 20mila in casa. Devo solo ringraziare, in particolare il pubblico il quale l’ho sentito ad un livello di affetto incredibile. Mi auguro che sia solo un arrivederci…».

Che messaggio invia ai tifosi?
«Li ringrazio tanto per quello che mi hanno dato personalmente. Ho ricevuto grande stima e rispetto. Ho capito veramente l’appartenenza ad una maglia e ho dato il massimo, nonostante i momenti difficili. Cosenza mi è entrata nel cuore».

Quale ricordo conserverà con maggiore cura oltre alla finale di Pescara?
«
Il primo flash è la partita contro il SudTirol, quando sono entrato a mezz’ora dalla fine del secondo tempo davanti ai 20mila tifosi. Di avere fatto due assist importanti per andare in Serie B. Volevo lasciare il segno, anche perché non stavo giocando tanto. Il segno era quello di poter contribuire. Era al settimo cielo dopo i due assist importanti che sono stati decisivi per la vittoria finale. Soprattutto il secondo cross, è qualcosa di fan statico se ci ripenso». (Giulio Cava)

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