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Piazza Bilotti, quando il sindaco Occhiuto voleva cacciare Barbieri

Piazza Bilotti entra in quasi tutte le inchieste giudiziarie degli ultimi due anni. I colloqui intercettati tra Tucci e Occhiuto. Dall’indagine della Finanza, denominata “Lande desolate”, emergono dettagli interessanti sul completamento dei lavori di piazza Bilotti, sulle presunte infiltrazioni mafiose e sulla determinazione dell’allora sindaco di Cosenza, Mario Occhiuto, di rescindere il contratto con l’imprenditore

Piazza Bilotti, quando il sindaco Occhiuto voleva cacciare Barbieri

Piazza Bilotti entra in quasi tutte le inchieste giudiziarie degli ultimi due anni. I colloqui intercettati tra Tucci e Occhiuto.

Dall’indagine della Finanza, denominata “Lande desolate”, emergono dettagli interessanti sul completamento dei lavori di piazza Bilotti, sulle presunte infiltrazioni mafiose e sulla determinazione dell’allora sindaco di Cosenza, Mario Occhiuto, di rescindere il contratto con l’imprenditore romano. Un passaggio, quello sui rapporti tra l’architetto e Barbieri, narrato velocemente nell’ordinanza del gip di Catanzaro, ma in realtà presente in modo più corposo e rilevante nel cuore nevralgico dell’attività investigativa. 

Dalla procura di Cosenza alla Dda di Catanzaro

Il 23 settembre del 2015 l’allora gip del tribunale di Cosenza, Giusy Ferrucci, su richiesta dei pm Antonio Tridico, Giuseppe Cozzolino e Maria Francesca Cerchiara, archivia l’inchiesta su piazza Bilotti, non ravvisando alcuna ipotesi di reato, visto che «le indagini, esaustive ed approfondite, non hanno evidenziato elementi idonei a sostenere in giudizio l’accusa di abuso d’ufficio o omissioni di atti d’ufficio, falso, truffa e frode in pubbliche forniture». 

«I lavori di piazza Bilotti boicottati dal presidente OIiverio»
piazza Bilotti

Tra i soggetti all’epoca finiti prima sotto la lente d’ingrandimento della procura di Cosenza, e poi arrestati sia dalla Dda di Reggio Calabria sia da quella di Catanzaro, c’erano Francesco Tucci, Gianluca Guarnaccia, Carlo Cittadini e Massimo Longo. Quattro uomini legati all’imprenditore Giorgio Ottavio Barbieri, il quale si aggiudicò sia l’appalto per costruire la nuova “piazza Fera”, sia per realizzare gli impianti sciistici di Lorica e l’aviosuperficie di Scalea. 

Tre grandi opere pubbliche che il costruttore Barbieri intende portare avanti quasi nello stesso periodo. E questo, in un modo o nell’altro, rallenta sensibilmente i lavori di completamento di piazza Bilotti. Tutto ciò non piace al sindaco Occhiuto che, intercettato dalla Finanza nel procedimento sui presunti interessamenti edilizi delle cosche cosentine per piazza Bilotti, esprime il suo disappunto in modo forte e chiaro.

Quei tentativi non andati a buon fine

La Finanza acquisisce documenti che certificano l’assegnazione di alcuni lavori in subappalto ad imprenditori ritenuti “vicini” ai clan cosentini e captano altri interessi di noti costruttori già implicati in processi per mafia, che intendono avvicinare il sindaco Occhiuto, affinché quest’ultimo interceda con Barbieri. Che sia piazza Bilotti o Lorica poco importa. Chi propone di fare «l’imbasciata» all’architetto in realtà non lo contatterà mai. L’attività di intercettazione telefonica ed ambientale, nonché i pedinamenti, si interrompe.

Di interesse investigativo, però, sono i colloqui tra Francesco Tucci e il sindaco Occhiuto. Confronti telefonici che confluiranno poi in “Cinque Lustri-Lande Desolate II”, ovvero l’inchiesta sul governatore Oliverio e l’imprenditore Barbieri. Alcuni atti di questa inchiesta, tuttavia, sono coperti dal segreto istruttorio.

Le preoccupazioni del sindaco Occhiuto

Le Fiamme Gialle scrive che «il primo cittadino» riferendosi a Mario Occhiuto «si mostrava preoccupato per il ritardo nel crono programma dei lavori in questione, paventando la possibili perdita dei finanziamenti regionali connessi all’importante opera pubblica».

Nel mese di luglio del 2015, inoltre, Occhiuto comunica via sms all’ingegnere Francesco Tucci, direttore dei lavori di piazza Bilotti, l’intenzione di chiedere la sua sostituzione. Di tutta risposta, Tucci accenna alle difficoltà economiche in cui versava Barbieri, poi fallito davanti al tribunale di Paola, e che «comunque lui» inteso Tucci «aveva sempre fatto gli interessi del comune». Il sindaco di Cosenza, però, non vuol sentire ragioni e sembra deciso a rescindere il contratto con la ditta Barbieri.

ESCLUSIVO | Quando (per chi lo accusa) Barbieri era vittima dei clan
L’imprenditore Giorgio Ottavio Barbieri

Il 18 luglio 2015 alle ore 21.27 Tucci telefona ad Occhiuto, cercando di dissuaderlo. Nel corso del colloquio, l’architetto si dice preoccupato della cattiva condizione economica in cui versa Barbieri e afferma di «non volere farsi ricattare da questa persona che non stava lavorando e che era stata assistita dall’Ente Comune in tutti i modi». Il riferimento, scrivono i finanzieri, «era alle cospicue anticipazioni che l’Ente comune ha concesso alla ditta che sta eseguendo i lavori di piazza Bilotti».

Tre giorni prima, invece, all’allora presidente del consiglio comunale Luca Morrone, epoca in cui i due andavano d’amore e d’accordo, Occhiuto confida che Barbieri «partecipa a tutte le gare, prende però non ne riesce a fare nessuna». Il sindaco nei mesi a seguire continua ad essere preoccupato e informa il suo (ex) capo di gabinetto, Carmine Potestio. 

Due anni dopo, e a pochi mesi di distanza dalle elezioni comunali 2016 a Cosenza, la Dda di Catanzaro arresta per la prima volta Giorgio Ottavio Barbieri con l’accusa di essere referente del clan Muto di Cetraro. Il resto è storia recente. (Antonio Alizzi)

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