mercoledì,Ottobre 9 2024

Coscarella: «No al Rende in D. Sullo stadio e sulla querelle col comune…»

L’ultima proposta proveniente dal direttivo della Lega Pro non lo trova d’accordo. Fabio Coscarella, al pari degli altri presidenti interessati, non ci sta a retrocedere senza lottare sul campo. E’ un po’ il problema comune che dalla Serie A arriva fino al mondo dei dilettanti. Mondo da cui il numero uno del Rende Calcio starebbe

Coscarella: «No al Rende in D. Sullo stadio e sulla querelle col comune…»

L’ultima proposta proveniente dal direttivo della Lega Pro non lo trova d’accordo. Fabio Coscarella, al pari degli altri presidenti interessati, non ci sta a retrocedere senza lottare sul campo. E’ un po’ il problema comune che dalla Serie A arriva fino al mondo dei dilettanti. Mondo da cui il numero uno del Rende Calcio starebbe volentieri lontano. «Giuridicamente non si può agire nel modo in cui ho letto sui giornali e sul web – ha evidenziato a CosenzaChannel -. E’ una forzatura spedire in Serie D le ultime dei tre gironi, figuriamoci impedire alle altre di disputare i playout. I ricorsi fioccheranno. In questo momento, tuttavia, di tutto si dovrebbe parlare tranne che di calcio. Invece siamo costretti a ipotizzare già il ricorso ai tribunali per difenderci da eventuali danni economici e al tessuto sociale».

La nuova idea paventata dal direttivo della Lega Pro penalizza il Rende, la prima invece la favoriva. Quanto teme di lasciare i professionisti?

«Non credo che il Consiglio direttivo della Lega Pro abbia davvero deliberato quanto circolato a mezzo stampa. Non essendo terminato il campionato, non possono essere emessi dei verdetti così netti e penalizzanti. Ritengo sia lapalissiano di suo, lo è ancor di più dopo aver ascoltato i miei legali. Dalle notizie che mi arrivano, su questo punto ci sarà da dare battaglia».

Coscarella, per il Rende è possibile tornare in campo in Serie C?

«Noi siamo già pronti. Abbiamo tutto sotto controllo. Il centro sportivo ha già ricevuto una prima sanificazione e ne faremo un’altra appena giungeranno indicazioni in tal senso. La squadra? Alcuni seguono un lavoro individuale dalle rispettive abitazioni, mentre chi è rimasto in città ha il Lorenzon a disposizione».

A proposito dello stadio, la domanda più gettonata è: come è stato possibile giocare tutta la stagione lontano dal Lorenzon?

«Quando la burocrazia non si rende conto che un convenzionato non può non ricevere un’autorizzazione, diventa dura. Abbiamo convocato per due volte l’amministrazione per ratificare il tutto dal notaio di mia fiducia, ma la macchina amministrativa ha dilatato i tempi. Tengo a precisare che non c’entra nulla la volontà del sindaco, figura che esula da questa vicenda».

Come mai ha fatto ricorso contro il comune di Rende sulla questione Lorenzon?

«Perché ci stanno provocando dei danni di immagine. L’immobilismo sulla costruzione del nuovo stadio modulare (fruibile perfino in Serie B) ha messo fretta ai nostri investitori privati. Il fondo immobiliare che prenderà in consegna il progetto vuole diventare operativo. Se non dovessimo riuscire a costruirlo, qualcuno se ne assumerà le responsabilità».

Ha parlato con i suoi calciatori del taglio degli stipendi? Se ancora non l’ha fatto, come intende procedere?

«I calciatori del Rende rientrano totalmente tra i lavoratori che hanno diritto alla cassa integrazione. Questo perché tutti percepiscono meno della soglia dei 50mila euro. Se non dovesse essere prorogata, coprirà 2 mesi e 10 giorni e andrebbe saldata la mensilità residua. Lo spogliatoio, con il quale mi confronto quotidianamente, sa che non li lascerei mai indietro».

Voci di corridoio parlano, in caso di Serie D, di un passaggio del titolo ad altra realtà calabrese. E’ ipotesi che si sente di smentire?

«Assolutamente. Smentisco con vigore questa voce. Io spero di rigiocare nello stadio Lorenzon e, dirò di più, spero di rinforzare dal punto di vista sportivo l’intera area urbana di Cosenza».

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