lunedì,Giugno 17 2024

Gipsy Village, oggi gli interrogatori di garanzia: ecco la situazione

Interrogatori di garanzia dell'operazione "Gispy Village". La maggior parte degli indagati ha fatto scena muta. Altri invece si sono difesi.

Gipsy Village, oggi gli interrogatori di garanzia: ecco la situazione

Si sono svolti questa mattina gli interrogatori di garanzia nei confronti degli indagati coinvolti nell’inchiesta della procura di Cosenza, denominata “Gipsy Village“. Parliamo dell’indagine dei carabinieri della Compagnia di Cosenza sui cosiddetti “cavalli di ritorno“, ovvero il fenomeno criminale che riguarda la “trattativa” tra malviventi e vittime, nel tentativo di quest’ultime di recuperare l’auto rubata. A Cosenza, casi del genere, sono sempre più frequenti. (LEGGI QUI I DETTAGLI DELL’INCHIESTA)

Davanti al gip Manuela Gallo, sono sfilati i 13 indagati dell’inchiesta, coordinata dal procuratore capo Mario Spagnuolo e dal pm Antonio Bruno Tridico. In collegamento da remoto i due soggetti finiti in carcere, Cosimo Passalacqua (difeso dall’avvocato Rosario Carbone) e Antonio Bevilacqua (difeso dall’avvocato Giuseppe Malvasi). Entrambi hanno preferito avvalersi della facoltà di non rispondere.

Le scelte processuali degli altri indagati

Subito dopo, il gip Gallo ha sentito le persone poste agli arresti domiciliari. Nello specifico, hanno fatto scena muta Francesco Bevilacqua, Fioravante Manzo (difeso dall’avvocato Luca Le Pera), Francesco Mario (difeso dagli avvocati Luca Le Pera e Filippo Cinnante), Pierpaolo Tormento (difeso dagli avvocati Cristian Cristiano e Mario Scarpelli), Armando Bevilacqua (difeso dall’avvocato Domenico Caputo), Domenico Caputo (difeso dall’avvocato Maurizio Nucci) e Francesco Berlingieri (difeso dall’avvocato Cristian Cristiano).

Tuttavia, Fioravante Manzo si è professato innocente, negando di essere lui l’autore del “cavallo di ritorno”, dimostrando con delle foto dell’epoca come la capigliatura fosse diversa da quella immortalata dalle immagini raccolte dai carabinieri della Compagnia di Cosenza. Per quanto riguarda, la posizione di Armando Bevilacqua, l’avvocato Caputo ha sollevato una questione sulla contestazione a catena per due capi d’accusa. Massimo Bevilacqua, invece, alla presenza dell’avvocato Mariarosa Bugliari, ha risposto alle domande del gip, dando la sua versione dei fatti circa il capo d’accusa che lo vede coinvolto. L’indagato si è dichiarato totalmente estraneo alle contestazioni mosse dalla procura di Cosenza.

Il caso di Elio Stancati

Altra posizione delicata è quella di Elio Stancati, che stava scontando una pena residua agli arresti domiciliari per l’operazione “Satellite“. Ora si trova di nuovo in carcere per l’aggravarsi della sua situazione cautelare nell’inchiesta “Gipsy Village“. Tra un mese la decisione del tribunale di Sorveglianza. Entrando nel merito della questione, Stancati (difeso dall’avvocato Antonella Rizzuto) si è dichiarato estraneo ai fatti contestati, negando di stazionare nella villa comunale di Castiglione Cosentino, dove una delle vittime avrebbe detto di essersi recato per parlare con lo stesso Stancati, al fine di recuperare la macchina che gli era stata rubata.

Stancati, infatti, ha chiesto al giudice di verificare, attraverso i dati del GPS satellitare dell’auto che gli era stata sequestrata all’epoca, se davvero avesse l’abitudine di andare presso la villa. L’avvocato Rizzuto ha chiesto di non applicare nessuna misura cautelare.

Le ultime due posizioni cautelari

Gli ultimi due interrogatori di garanzia hanno riguardato Domenico Marchese (difeso dall’avvocato Stefano Pellegrino) e Giuseppe Morcavallo (difeso dall’avvocato Andrea Sarro). Nel primo caso, l’indagato ha negato ogni addebito, affermando di aver incontrato la persona offesa che, a sua volta, si sarebbe mostrato insistente nel richiedere al ragazzo di Montalto Uffugo di fungere da intermediario nella vicenda che lo riguarda. Lui infatti ha dichiarato che non era sua intenzione interessarsi al recupero dell’auto.

Infine, la posizione di Morcavallo. Il ragazzo ha chiarito ogni aspetto della vicenda giudiziaria, dimostrando (e lo farà anche in seguito con ulteriori documenti) di non essere stato in Calabria nel giorno in cui la procura di Cosenza gli ha contestato il “cavallo di ritorno” del mezzo pesante. Supportato dall’avvocato Sarro, l’indagato ha spiegato di essersi andato a Roma, insieme all’uomo a cui aveva risolto un problema meccanico del veicolo.

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