martedì,Novembre 12 2024

Covid in Calabria, il rosso dell’emergenza e il rosso della vergogna

«La situazione non è drammatica dichiarano i politici calabresi» ma i posti liberi per pazienti Covid all’Annunziata sono soltanto due. Il personale costretto a turni massacranti è pronto per lo stato di agitazione

Covid in Calabria, il rosso dell’emergenza e il rosso della vergogna

All’indomani delle rivelazioni del Commissario della Sanità Saverio Cotticelli non si sa quale reazioni avere, se ridere o piangere. Come uscito dalle migliori gag, le sue risposte a tentoni e la sua aria impacciata farebbero quasi tenerezza se non fosse che proprio lui avrebbe dovuto occuparsi del piano Covid per la Regione Calabria. E assurdità vuole che apprende ciò solo quando, messo con le spalle al muro, è costretto a spulciare tra le carte inviategli dal Ministero mesi fa. Probabilmente mai lette fino ad allora.

Parole su parole, scoperte su scoperte, ingenuità presunte o reali ma pur sempre deprecabili, la caccia agli untori e non ai pazienti zero porta alla consapevolezza di un disavanzo del nostro sistema sanitario di 160 milioni di euro. Che aveva portato ore prima qualcun altro a dichiarare con foga – seduto sul divano con tanto di cuscino anti cervicale e mantellina anti Covid – di voler organizzare ricorsi contro la decisione che ha portato la Calabria ad essere considerata ad alto rischio. E a renderla tale non è stata di certo la povera gente che ancora attende sussidi. Né quella che è costretta ad accettare a fatica un secondo lockdown per rispetto solo a chi nelle corsie è affaccendato o- ahimè- allettato. 

Mesi e mesi in cui non si è fatto nulla, un commissariamento opinabile già con la presenza di un commissario (figuriamoci quando questo neanche conosce il compito che gli è stato assegnato) e una sanità che versa lacrime da tutte le parti

«Eravamo pronti per uno stato di agitazione ma ce l’hanno fatto rimandare, visto che era previsto già per oggi quello dei commercianti» così uno degli eroi delle corsie, stremato e stanco di essere preso in giro. Siamo operatori sanitari, non eroi, scritto a caratteri cubitali su uno degli striscioni preparati ad hoc per la protesta i cui punti sono la carenza di personale, turni massacranti, la mancata realizzazione di percorsi anti Covid. Possibile che tutto questo non si conosca fuori dai muri dell’Annunziata? Possibile che chi ha permesso si arrivasse a questo ora fa spallucce? Sembra una realtà parallela, come nei migliori film alla Matrix. La situazione allora è ben altro che quella dichiarata dai politici calabresi né risulta vero che il numero dei pazienti è minimo nel reparto di terapia intensiva (a meno che non si considerino solo gli intubati). 

Continua questo beffardo gioco dei dadi che serve forse solo a coprire danni che per anni sono stati commessi e che arrivano ora a quasi 200 milioni di euro. E se quindi c’è chi continua a voler giocare al ribasso, chi al rialzo, chi negando o sminuendo, il risultato è di creare confusione su un dato che è insindacabile: la matematica non è un’opinione. Almeno quella. E allora per rendere le cose ancora più semplici, per rispondere ai quesiti che ogni cittadino si pone quando guarda l’ospedale dell’Annunziata, anziché parlare dei numeri dei ricoverati, quattro o undici come dichiarato su Rai Uno dal sindaco di Cosenza, ci si soffermerà sui posti a disposizione per i malati Covid nel reparto di Terapia intensiva. Due. Soltanto due. Quindici infatti su diciassette i posti occupati.

I tre posti ancora liberi nell’Unità di Cardiologia sono per pazienti non Covid, così come quelli nelle sale operatorie (dove i macchinari di ventilazione hanno delle caratteristiche per cui non potrebbero essere utilizzati per pazienti affetti da Coronavirus). Tutto questo per molti è una scoperta. Per altri non avrebbe dovuto esserlo: per chi gestisce e fa gestire una regione commissariata due volte il cui disavanzo è 160 milioniAltro che quei 100 euro di premio Covid stabilito per gli eroi calabresi e tra l’altro ancora non elargito, nonostante gli straordinari su straordinari, i turni solo con ore e non giorni di riposo.

Ed è bizzarro come in modo vergognoso ci si voglia nascondere dietro a «domani farò il piano Covid perché solo ora ho scoperto di essere il responsabile» o «il Governo doveva evitare i commissariamenti». Ma i provvedimenti perché tutto questo non accadesse dove sono? Qui il rosso è dell’emergenza, ma della vergogna, soprattutto. Ha ragione quella Maria (sub-commissario alla Sanità calabrese, ndr) di cui si sente la voce fuori campo nell’intervista a Cotticelli mandata in onda su Raitre, bisogna andare preparati e non solo in televisione. Perché qui il pubblico è fatto di migliaia di cittadini a cui dovreste pagare il conto. E con tanto di interessi. 

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