mercoledì,Maggio 15 2024

Mario Russo come “Ponzio Pilato” per timore di essere trasferito a Paola | 233 capi d’accusa per l’ex sindaco di Scalea

Mario Russo riceve una telefonata da Zuccarelli che gli prospetta il trasferimento a Paola e gli raccomanda un giudizio di intrasportabilità. L'ex sindaco di Scalea: «Se la fregasse il giudice...».

Mario Russo come “Ponzio Pilato” per timore di essere trasferito a Paola | <strong><u><a href="https://www.cosenzachannel.it/2020/12/17/inchiesta-re-nudo-per-mario-russo-233-capi-daccusa-ecco-le-misure/">233 capi d’accusa per l’ex sindaco di Scalea</a></u></strong>

Uno dei capi d’accusa dell’inchiesta “Re Nudo” riguarda l’ex sindaco di San Fili, Ottorino Zuccarelli e l’ex sindaco di Scalea, Mario Russo, entrambi dirigenti medici in servizio presso l’Asp di Cosenza. La vicenda giudiziaria, che vi abbiamo raccontato qui, svela altro rispetto all’originario capo d’accusa. Gli elementi investigativi a carico dei due indagati sono ritenuti d’interesse dal gip del tribunale di Paola, Rosamaria Mesiti che, valutando i gravi indizi di colpevolezza, non rinuncia ad evidenziare il ruolo dell’attuale consigliere regionale, Graziano Di Natale, all’epoca dei fatti avvocato difensore della persona che doveva abbandonare lo stabile. Di Natale, ad onor di cronaca, non risulta indagato nell’inchiesta “Re Nudo”, ma la su figura è perennemente menzionata dal giudice per le indagini preliminari di Paola. 

Le valutazioni del gip su Zuccarelli e Russo

«La contestazione ipotizzata si è cristallizzata allo stato della prova racconta nel corso delle indagini, che ha certamente permesso di acclarare le responsabilità dell’istigatore dell’evento delittuoso, Ottorino Zuccarelli, e di Mario Russo, nell’insolita veste di soggetto passivo e attivo della vicenda, mentre non ha restituito elementi di colpevolezza certi nei confronti dell’avvocato Graziano Di Natale, che viene indicato dai protagonisti della vicenda come mandante occulto dell’operato di Zuccarelli, in quanto difensore della parte esercitata nel procedimento civile, e quindi, reale interessato agli effetti della subornazione. Del pari, allo stato, non è stata ancora individuata la procedura civile de qua e le parti di essa». 

La telefonata di Zuccarelli a Russo

La vicenda in questione nasce da una telefonata fatta da Zuccarelli a Russo, nel corso della quale l’ex sindaco di San Fili era a conoscenza che l’ex sindaco di Scalea dovesse dare un parere di trasportabilità o non trasportabilità di una donna che doveva lasciare lo stabile in cui abitava perché sfrattata. La donna, tuttavia, aveva diverse patologie gravi. Così Zuccarelli, secondo Russo, si inventa che l’ex dg dell’Asp di Cosenza, Raffaele Mauro avesse deciso di cambiare le destinazioni dei presidenti delle commissioni invalidi, spostando coloro che erano del posto, in una zona di territorio più lontana. Russo quindi sarebbe dovuto andare a Paola, «ma temeva di perdere il bacino di voti», evidenzia la procura di Paola, e inizia a fare una serie di telefonate per accertarsi della veridicità della notizia fornitagli da Zuccarelli.

Capirà, successivamente, che non era in programma nessun spostamento dei presidenti, dopo averne contattati un paio, tra cui quello di Paola e Amantea, lamentandosi con uno degli ufficiali giudiziari del “favore sottinteso” che gli aveva paventato Zuccarelli. Ma sarà lo stesso ufficiale giudiziario a rivelare a Russo il nome dell’avvocato della persona esecutata, ovvero l’avvocato Graziano Di Natale che, a dire dell’ufficiale giudiziario, si sarebbe vantato in tribunale di poter “salvare” la propria cliente. 

Le intercettazioni telefoniche

Il gip di Paola, Rosamaria Mesiti scrive che «le intercettazioni telefoniche hanno registrato tutto il processo di formazione del programma criminoso e la sua esecuzione, captando la telefonata dello Zuccarelli, ce ha manifestato in maniera piuttosto esplicita a Russo la sua richiesta di avere un occhio di riguardo nei confronti di quelli che ha definito alla stregua di “due poveri disgraziati”». Quindi, la sussistenza di tutti questi elementi è provata anche «dall’allarme di Russo per la prospettiva di essere trasferito all’Asp di Paola, così perdendo l’ormai noto bacino clientelare-elettorale, e i suoi commenti postumi alla consulenza giudiziale, che hanno il valore di una confessione involontaria». 

«In tal senso, già dall’ufficiale giudiziario incaricato dello sgombero, Russo avrà modo di apprendere che l’avvocato degli esecutati, il citato Graziano Di Natale, prima ancora dell’esecuzione andava vantandosi di aver “addomesticato” il giudizio di intrasportabilità (evidentemente avvisato da Zuccarelli dell’avvenuto recapito dell’imbasciata). Successivamente, il medesimo medico si sfogherà con il collega Morelli, riferendogli, in una chiamata del 12 dicembre, di aver da subito inteso il motivo della telefonata fatta da Zuccarelli e, in una chiamata del giorno successivo, raccontandogli dettagliatamente la faccenda e lamentandosi dell’ingerenza del responsabile della sede di Rende e delle vanterie di Di Natale». 

Russo: «Se la fregasse il giudice…»

Dunque, «a coronamento di queste confidenze, Russo ammetterà al collega che la parte esercitata oggetto della consulenza “però camminava. Eh poverella, camminava”, quindi non era intrasportabile e inamovibile dal domicilio, ma che lui aveva reso una consulenza medica compiacente, scaricando tutta la responsabilità sul giudice, e quindi, di fatto, lasciandolo senza parere tecnico (“io ci ho buttato…. se la fregasse il giudice!… mantiene una stazione eretta e deambula” gli ho detto, però attenzione!… Fregatela tu, decidilo tu se la devi trasportare e la devi cacciare o meno… E perché me la devo assumere io la tazza della responsabilità”». In realtà, gli ufficiali giudiziari sfrattano la coppia e nell’occasione, secondo quanto raccontato dallo stesso Russo, ci sarebbero stati momenti di tensione tra l’ufficiale giudiziario e l’avvocato della signora.