venerdì,Marzo 29 2024

La crisi pre-Covid e la richiesta di denaro al collega: l’indagine sull’usura a Cosenza

Il racconto della persona offesa ai finanzieri cosentini. «Ho estinto il debito a maggio 2020»

La crisi pre-Covid e la richiesta di denaro al collega: l’indagine sull’usura a Cosenza

Uno dei presunti casi di usura è contestato a Carlo Porco, uno degli uscieri del Comune di Cosenza, sottoposto all’obbligo di dimora. Secondo la ricostruzione della Guardia di Finanza, che ha sentito la persona offesa del procedimento penale, l’indagato avrebbe prestato 900 euro, ricevendo ogni mese 150 euro «a titolo di interesse mensile (tasso superiore al 10% mensile)». I fatti risalgono a gennaio-febbraio 2019, durati fino al mese di maggio 2020, epoca dell’estinzione del debito.

Leggi anche ⬇️

Nel corso dell’escussione, il lavoratore di Cosenza raccontò agli investigatori di vivere un momento difficile a causa della perdita del lavoro da parte di uno dei suoi figli. Così ne parlo con l’indagato il quale si sarebbe fatto avanti per dargli una mano. «Pertanto gli chiedevo in prestito 900 euro». Somma che avrebbe avuto da lì a poco «con l’accordo che gli avrei dovuto restituire 150 euro mensili a titolo di interessi fino alla completa estinzione del capitale iniziale».

Leggi anche ⬇️

La cifra totale viene restituita a maggio 2020, dopo un periodo in cui la parte offesa non era stata in grado di pagare mensilmente quelle somme come da accordi intrapresi. Ma quello è stato l’unico episodio in cui l’operaio si è rivolto al suo collega di lavoro. Gli elementi indiziari, secondo il gip Gallo, si desumono dall’attività intercettiva, dove il linguaggio era criptico: «mascherina», «transenne». Parole da un significato ambiguo che celano, per il giudice cautelare di Cosenza, la natura illecita delle condotte intraprese da Carlo Porco che, complessivamente è accusato del medesimo reato anche nei confronti di altre sei persone. Per altre ipotesi di reato è indagato anche il figlio Francesco.

Un testimone “scagiona” l’indagato

Un altro collega di lavoro di Carlo Porco ha invece ammesso di aver chiesto soldi all’indagato ma senza che quest’ultimo pretendesse interessi usurai. «Glieli ho chiesti perché capita ogni tanto di avere bisogno di denaro in quanto il mio stipendio non è alto e in più ho la cessione del quinto, per cui campo la famiglia con 900 euro al mese».

«Ricordo che l’ultima volta è successo nel mese di giugno 2020, mi prestò 200 euro che gli ho restituito a luglio, senza corrispondere interessi. Precedentemente sarà successo un altro paio di volte che Carlo Porco mi prestò denaro nello stesso anno, 2020, sempre nell’ordine di 150 o 200 euro, che puntualmente gli restituivo il mese successivo senza corrispondere nessun interesse». Già i carabinieri di Cosenza si erano incuriositi sulle condotte di Carlo Porco, ma «della vicenda non seppi più nulla» aveva detto il testimone ai finanzieri.

Usura a Cosenza, se la vittima è (anche) un ex maresciallo dei carabinieri

Tra le persone ascoltate dalla procura di Cosenza, c’è anche un ex maresciallo dei carabinieri di Cosenza che dal 2012 è in abiti civili per motivi di salute, ma in passato è stato coinvolto in altre inchieste della magistratura cosentina e pugliese. In questo caso, il gip Gallo ha ritenuto pienamente attendibili le sue dichiarazioni, avendo trovato conforto nelle intercettazioni telefoniche, circa il prestito di 700 euro chiesto a Pasquale Falvo, originario di Mendicino, al quale avrebbe dato “solo” 200 euro a titolo usuraio, per un totale di 900 euro.

È bene rimarcare come l’indagine in questione sia ancora in una fase preliminare. Pertanto, quelle riportate sono le accuse mosse dalla Procura e le persone indagate sono da ritenersi innocenti fino ad eventuale sentenza di condanna passata in giudicato, così come previsto dall’articolo 27 della Costituzione. Allo stato, dunque, gli indagati sono da ritenersi non colpevoli.

Articoli correlati