Cosenza, quando la protesta è giusta e invece sono sbagliati gli avvocati
L'assenza dagli spalti del Marulla è l'atto dimostrativo più doloroso che possa esistere per un ultrà. La contestazione a Guarascio ormai esula da un aspetto prettamente sportivo
Per il terzo match casalingo di fila il Marulla ha recapitato al proprietario del Cosenza Calcio un telegramma che più chiaro non si può: vogliamo un cambio di proprietà. Possibilità di ricucire? Ad oggi si direbbe nessuna, anche alla luce dei continui autogol che da Via degli Stadi continuano a farsi. Un mea culpa, su tutto il fronte, avrebbe posto basi differenti e aperto (forse) ad un dialogo. Ma ormai è tardi, la questione non è relativa alla classifica – che pure ha il suo peso – ma riguarda il rapporto logoro di Eugenio Guarascio con la stragrande maggioranza della città sportiva, di studenti e lavoratori fuori sede e di semplici appassionati.
Che la società si riduca a pubblicare dal proprio sito web stralci di dichiarazioni di colleghi giornalisti in cui, da 1200 chilometri di distanza e senza la percezione reale di ciò che sta succedendo all’ombra della Sila, si prendono le difese del presidente sfiora l’imbarazzo. Perché lo stadio vuoto, vale la pena ricordare, è la conseguenza di anni di rimostranze mai ascoltate e di comportamenti studiati a pagina 10 del manuale “Come indispettire i propri tifosi”. Sulla sessione di calciomercato il giudizio è sospeso, i dubbi sono legittimi e la freddezza della piazza pure, ma parlerà il campo. Si spera come gli ultimi anni, ma nessuno si illuda che l’agognata salvezza cambi le carte in tavola.
L’aspetto sportivo, come detto, è diventato secondario. Se nemmeno dinanzi al sindaco gli ultrà del Cosenza hanno accettato di sedersi a discutere con il numero uno del sodalizio più importante della provincia, bisognerebbe soltanto prenderne atto. L’assenza dagli spalti del Marulla è l’atto dimostrativo più doloroso che possa esistere per un ultrà, reiterarlo per tre partite di fila dà l’idea di come occorra una svolta. Durante il corteo della settimana scorsa, i fan dei Lupi hanno annunciato nuove iniziative nel cuore della città.
Il teatro della contestazione, infatti, si è spostato dallo stadio all’isola pedonale. Era già successo a maggio/giugno 2021, ma il campionato era fermo. Oggi invece si è dinanzi alla forma di protesta più duratura messa in atto nella storia della tifoseria del Cosenza, compatta sull’argomento nonostante la divisione in due curve. Difficile dire come si possa uscire da questa situazione, considerato che l’impressione sia sempre la stessa: la volontà di non cedere il Cosenza calcio. E non vale più nemmeno il ritornello ripetuto quasi come un mantra “non sono arrivate offerte”. E’ una giustificazione che non regge e genera un’ulteriore domanda: perché non aprire ad un cambio di proprietà al netto di tale ostilità?