giovedì,Marzo 28 2024

Cosenza, tredici condanne per furto e riciclaggio di rame

I cavi in "oro rosso" venivano sottratti in prevalenza all'Enel e alla Telecom, in primo grado assegnate pene da due a sei anni di carcere

Cosenza, tredici condanne per furto e riciclaggio di rame

Tredici condanne su tredici, alcune delle quali anche abbastanza pesanti. Si è concluso così il processo a carico di un gruppo di persone accusato di aver acquistato, nel tempo, carichi di rame di provenienza furtiva, in particolare cavi elettrici sottratti a Enel, Telecom e Rfi con relativi danni causati all’erogazione di energia, trasporti e comunicazione. Da qui il nome in codice evocativo dato all’inchiesta – “Black out” – che nel 2016 portò anche all’emissione di misure cautelari con le accuse di traffico illecito di rifiuti e associazione a delinquere finalizzata al riciclaggio. Da allora, il processo si è celebrato stancamente, fra rinvii e cambi del collegio giudicante, e oggi è arrivata infine la sentenza di primo grado.

Sei anni di carcere sono stati inflitti al cosentino Franco Carriere, titolare di una ditta di autodemolizioni nella quale sarebbero transitati i carichi di rame prima di finire a una ditta del Lametino per essere reimmessi nel mercato legale. A cinque anni, invece, ammonta la pena assegnata a Francesco Bartucci, anche lui operativo nello stesso settore di Carriere, mentre la stessa condanna dovranno scontare i lametini Fabio Angelo Perri e Giuseppe Lucchino. Altre sei persone (Rosario Bandiera e Giovannino Gallo di Lamezia, Silvio Ciardullo di Cosenza, i romeni Daniel Adam e Andrei Cotet nonché Marcello Munegato) sono state condannate a due anni e otto mesi di carcere con una multa da duemila e cinquecento euro ciascuno, mentre a due mesi in meno ammonta la pena erogata nei confronti dei cosentini Marco Mauro e Francesco Bevilacqua. Solo otto mesi, invece, per Linda B. di Cosenza che ha ottenuto anche la sospensione della pena.

L’inchiesta parte nel 2014 a seguito del ritrovamento casuale di 127 chili di rame operato dalla polizia nei pressi dell’Università della Calabria. Quel giorno, infatti, un gruppo di romeni fu sorpreso vicino a un’auto con all’interno quel carico di “oro rosso” e nessuno dei presenti riuscì a giustificarne la provenienza. Di lì a poco venne fuori che quel rame era stato sottratto all’Enel e i successivi approfondimenti hanno consentito di far luce su un giro che era molto più esteso.  A tal proposito, solo la Telecom si era costituita parte civile nel processo, ottenendo un risarcimento da quantificare in sede civile.  

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