Marcello Manna rinuncia all’udienza preliminare: processo al via ad ottobre
L'ex sindaco di Rende ha ottenuto il giudizio immediato. Il Riesame di Catanzaro in due circostanze ha escluso i gravi indizi di colpevolezza in ordine ai due reati che sono stati contestati dalla Dda di Catanzaro
Marcello Manna ha rinunciato all’udienza preliminare, ottenendo il giudizio immediato. Una decisione assunta al termine di una lunga fase cautelare dove soprattutto il tribunale del Riesame di Catanzaro ha condiviso le ragioni esposte dagli avvocati Nicola Carratelli e Giandomenico Caiazza. Manna infatti è accusato di voto di scambio e corruzione, due reati che per la Dda di Catanzaro sarebbero stati commessi per agevolare la presunta cosca D’Ambrosio, un sottogruppo della più ampia e articolata confederazione mafiosa che, per i boss Francesco Patitucci e Michele Di Puppo, non esiste.
La Dda di Catanzaro ritiene che il gruppo capeggiato da Adolfo D’Ambrosio, ritornato al 41 bis dopo il processo “Vulpes“, abbia votato compatto per Pino Munno e Marcello Manna, chiedendo in cambio presunti favori nell’aggiudicazione del bando di gara per la gestione del Palazzetto dello Sport di Rende. Una tesi da sempre rispedita al mittente da parte di Manna e dei suoi legali, forti del fatto che anche il secondo Riesame di Catanzaro, ha escluso i gravi indizi di colpevolezza circa la presunta corruzione.
Proprio ieri, nel corso dell’udienza preliminare di “Reset“, la Dda di Catanzaro ha ottenuto dal gup Fabiana Giacchetti il sì all’acquisizione della vasta produzione documentale che riguarda anche l’ex sindaco di Rende, comune sciolto per infiltrazioni mafiose dal Consiglio dei Ministri. In questi nuovi atti ci sono anche le intercettazioni ambientali e telefoniche che hanno permesso di captare il colloquio tra Manna, Adolfo e Massimo D’Ambrosio, nello studio legale del noto penalista cosentino, il quale, a seguito della condanna in primo grado a Salerno per il reato di corruzione in atti giudiziari, non potrà esercitare per almeno un anno la professione forense.
Ma cosa si sono detti realmente Manna e i D’Ambrosio in quel famoso incontro intercettato dalle Fiamme Gialle di Crotone nell’ambito del procedimento penale “Genesi“? L’allora sindaco di Rende aveva ricevuto i due dopo che i presunti mafiosi avevano tentato in tutti i modi di avere un colloquio attraverso Pino Munno ed Eugenio Filice. Una volta ottenuta la convocazione ufficiale, Adolfo D’Ambrosio ha mostrato la sua preoccupazione per le sorti della sua famiglia, in quanto le situazioni lavorative della moglie e della figlia non erano positive, ricordando anche di non poter accedere all’ex reddito di cittadinanza visto le precedenti condanne per associazione mafiosa. D’Ambrosio insomma chiedeva un aiuto a Manna che, in realtà, ha sempre tergiversato sull’argomento del Palazzetto dello Sport, non promettendo nulla ai due ospiti.
L’ex primo cittadino di Rende aveva concluso l’incontro con la possibilità di vedere più avanti se vi fosse qualche opportunità, in attesa di capire i tempi di consegna dei lavori di ristrutturazione della struttura sportiva. Anche nella successiva telefonata avvenuta tra Manna e Massimo D’Ambrosio, il sindaco di Rende più che “assoggettato” sembrava sfuggente, rimandando qualsiasi cosa. Questo è quello che emerge dalle intercettazioni.
Infine, sempre il Riesame di Catanzaro, nei giorni scorsi ha espresso una nuova pronuncia sul caso giudiziario che riguarda Manna, annullando la misura degli arresti domiciliari ad Orlando Scarlato, accusato di essere stato l’intermediario tra Manna e i D’Ambrosio. Anche in questo, in ordine al reato di voto di scambio, è venuta meno la gravità indiziaria. Il processo di Manna davanti al tribunale collegiale di Cosenza comincerà il prossimo 2 ottobre.