giovedì,Maggio 16 2024

Se la Regione Calabria è “commissariata” dalla magistratura

– di Antonio Alizzi – Se nessuno se ne fosse accorto, la magistratura calabrese – da Reggio Calabria a Castrovillari – ha di fatto “commissariato” la Regione Calabria. Se contiamo le inchieste che vi sono in corso e quelle che arriveranno nel giro di qualche mese, ci accorgiamo che chi amministra la nostra regione, il

Se la Regione Calabria è “commissariata” dalla magistratura

– di Antonio Alizzi –

Se nessuno se ne fosse accorto, la magistratura calabrese – da Reggio Calabria a Castrovillari – ha di fatto “commissariato” la Regione Calabria. Se contiamo le inchieste che vi sono in corso e quelle che arriveranno nel giro di qualche mese, ci accorgiamo che chi amministra la nostra regione, il presidente Mario Gerardo Oliverio, è stretto in una morsa giudiziaria – di cui lui ovviamente è distante – che rende tutto più complicato. Ha stravinto le elezioni regionali, ma per fare una Giunta c’ha messo otto mesi e dopo che l’ha fatta è arrivata l’indagine “Rimborsopoli” a frenare gli entusiasmi del Pd. Come se non bastasse, esce alla luce del sole il caso di “Calabria Verde” sotto la lente d’ingrandimento sia del Corpo Forestale dello Stato di Cosenza sia della Guardia di Finanza di Catanzaro. Il procuratore Facciolla indaga sul rilascio di una concessione per lo sfruttamento di un bosco di 1.300 ettari a Bocchigliero senza procedura di evidenza pubblica, mentre il procuratore Gratteri ha arrestato cinque persone che avrebbero sperperato fondi comunitari, come Furgiuele che utilizzava gli operai e i materiali acquistati dalla struttura per ristrutturare la casa di Amantea. Tutto qui? No, perché le inchieste sul tavolo dei magistrati calabresi, a partire dalla Dda di Reggio Calabria passando per Catanzaro e arrivando fino a Cosenza, non possono far dormire sonni tranquilli al Governatore Mario Oliverio e se vogliamo anche al segretario regionale del Pd Ernesto Magorno. Proprio il deputato originario di Diamante nell’ultima campagna elettorale per le Comunali di Cosenza aveva più volte ripetuto dai palchi che gli avversari avevano stipulato un patto col Diavolo ovvero con la ‘ndrangheta. Domandiamo: e se il patto col Diavolo lo avesse fatto qualcuno del suo partito cosa direbbe? I politici, si sa, parlano tanto e magari a volte si fanno scappare dichiarazioni non ragionate o magari non consapevoli di ciò che avviene intorno a loro. Ma sono i comportamenti che fanno la differenza: ha ragione allora Sandro Principe – al di là degli aspetti giudiziari da cui sarà chiamato a difendersi in un giusto processo – quando ha preso atto che il suo partito lo aveva scaricato dopo l’arresto. Infatti il Pd è un partito che scarica facilmente i suoi iscritti. Cosa riserverà il futuro? Nulla di buono. Il peggio deve ancora venire.

Sarà curioso, poi, capire come si comporterà il Pd giustizialista/garantista a secondo delle inchieste quando il secondo filone di “Calabria Verde”, già annunciato nel giorno degli arresti dal procuratore aggiunto di Catanzaro Giovanni Bombardieri, porterà alla luce fatti ancora più gravi ed eticamente condannabili senza dover attendere un giudice. Sarà interessante, a quel punto, vedere la reazione del governatore Oliverio che per cambiare il corso di “Calabria Verde” ha dovuto chiamare il Generale Mariggiò. Saranno illuminanti, dicono i beni informati, quelle conversazioni di Furgiuele nel suo appartamento di Amantea con un big del Pd, oggi dietro le quinte, e un big della sanità privata cosentina oppure quelle “riunioni” con alcuni consiglieri regionali “attenzionati” nel suo studio di Catanzaro. Cosa si sono detti non lo sappiamo, ma chi li ascoltava sì.

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