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Il pentito: «Bevilacqua decise di chiedere il pizzo al presidente Guarascio»

Il collaboratore di giustizia Giuseppe Montemurro e l’altro pentito Adolfo Foggetti descrivono l’ascesa al vertice di Cosimo Bevilacqua, ritenuto dalla Dda di Catanzaro il “reggente” della presunta cosca una volta che Maurizio Rango finì dietro le sbarre. In una circostanza “U Cuorvu” disse a Montemurro di contattare persone vicine al presidente del Cosenza «ma la

Il pentito: «Bevilacqua decise di chiedere il pizzo al presidente Guarascio»

Il collaboratore di giustizia Giuseppe Montemurro e l’altro pentito Adolfo Foggetti descrivono l’ascesa al vertice di Cosimo Bevilacqua, ritenuto dalla Dda di Catanzaro il “reggente” della presunta cosca una volta che Maurizio Rango finì dietro le sbarre. In una circostanza “U Cuorvu” disse a Montemurro di contattare persone vicine al presidente del Cosenza «ma la cosa non andò in porto perché Intrieri Antonio fu arrestato qualche giorno dopo».

Ogni contesto di criminalità organizzata nel momento in cui perde i suoi capi che in libertà gestiscono i vari traffici illeciti e danno ordini, c’è sempre un “reggente” che prende il loro posto. Negli ultimi due anni la presunta cosca “Rango-zingari”, riconosciuta in primo grado nel processo conclusosi ad aprile col rito abbreviato – è stata praticamente azzerata dalla Dda di Catanzaro che, con l’operazione di oggi, ha chiuso il cerchio su reati-fine che nelle prime due operazioni antimafia erano, per così dire, rimasti fuori in mancanza di gravi indizi di colpevolezza come ravvisato dai vari collegi giudicanti del tribunale del Riesame di Catanzaro.

Così anche il presunto clan “Rango-zingari”, avendo dietro le sbarre Franco Bruzzese – oggi pentito – e Maurizio Rango, deve per forza di cose riorganizzarsi. E sempre secondo i collaboratori di giustizia l’uomo che dirige il gruppo è Cosimo Bevilacqua, qualche anno prima arrestato e poi condannato in “Timpone Rosso” che qualche settimana prima degli arresti di “Nuova Famiglia” ottiene gli arresti domiciliari, lasciando il carcere di “Opera” di Milano.

Avvengono due episodi – a dire dei pentiti – che dimostrano che Cosimo Bevilacqua abbia preso – secondo presunte disposizioni di Rango – il comando della presunta cosca. Adolfo Foggetti lo capisce quando aveva preparato un “pizzino” da dover consegnare al cosiddetto “U cuorvu”. Quel documento non arriverà mai perché il 17 dicembre del 2014 il “Biondo” chiede di parlare con la Dda di Catanzaro e con il capitano del Nucleo Investigativo dei carabinieri Michele Borrelli. Comunica l’intenzione di collaborare e fa ritrovare dopo qualche ora il corpo di Luca Bruni ad Orto Matera.

IL RUOLO DI COSIMO BEVILACQUA. In realtà le dichiarazioni dei pentiti sono già contenute in altre ordinanze ma oggi – secondo la Dda – ci sono gli elementi per contestare l’associazione mafiosa a Cosimo Bevilacqua. Se Foggetti spiega che la presunta estorsione al parente indiretto era stata decisa da “U Cuorvu” così come riferito dai suoi parenti prima di “saltare il fosso”, l’altro pentito Giuseppe Montemurro è molto più dettagliato nel racconto e spiega che Cosimo Bevilacqua «dopo l’arresto di Rango Maurizio, era di fatto colpo che aveva preso le redini dell’organizzazione criminale. In realtà avevamo avuto questo tipo di indicazione da parte dello stesso Rango, il quale ci riferì che, qualora fosse stato arrestato, saremmo stati contattati da qualcuno, che sarebbe stato il vertice della cosca in sua assenza. Difatti, dopo l’arresto di Rango Maurizio, si presentò da me Stefano Carolei, il quale mi condusse presso l’abitazione di Bevilacqua Cosimo, all’epoca agli arresti domiciliari, e lo indicò come il reggente della cosca. Bevilacqua Cosimo ci fece presente che gli assetti e gli ordini restavano invariati, così com’era stato deciso dapprima da Patitucci e poi da Rango. In un momento successivo rispetto all’omicidio di Taranto Antonio, Bevilacqua Cosimo mi contattò telefonicamente e mi convocò presso la sua abitazione» dice Montemurro. «Qui giunto vi trovai Abbruzzese Tonino, detto “Strusciatappine”: Bevilacqua Cosimo mi informò che “Strusciatappine” era rientrato nell’organizzazione denominata Rango-zingari». Decisione – afferma Montemurro – presa da Cosimo Bevilacqua che non avrebbe trovato d’accordo altri soggetti a lui vicini.

In quell’occasione «Bevilacqua Cosimo mi disse che nei giorni seguenti mi avrebbe fatto contattare da Intrieri Antonio o da Bevilacqua Danilo, al fine di contattare» il delegato alla sicurezza dello stadio del Cosenza calcio, «nonché responsabile tecnico degli impianti e Guarascio Eugenio, presidente del Cosenza calcio e presidente del Cda denominata “Ecologia Oggi s. p. a.”». E ancora: «Bevilacqua Cosimo – aggiunge Montemurro – unitamente a “Strusciatappine”, mi avvisò che da lì a qualche giorno, Intrieri Antonio mi avrebbe contatto e con lui avremmo dovuto imporre» al delegato alla sicurezza dello stadio del Cosenza calcio «l’attività di sicurezza presso lo stadio e il pagamento di una somma in denaro, a titolo di estorsione, ai danni di Guarascio Eugenio». Ma «la cosa non andò in porto poiché dopo qualche giorno codesto Ufficio ha proceduto all’arresto di Intrieri Antonio». Il periodo di riferimento è maggio del 2015.

Quello che abbiamo raccontato è uno dei tanti esempi in cui la magistratura arriva in tempo e “difende” con la prevenzione quegli imprenditori che lavorano ogni giorno per assicurare un profitto alla loro azienda o come nel caso del presidente Guarascio un futuro migliore alla società rossoblù. (Antonio Alizzi)

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