Violenza sessuale su una minore, sentiti tre investigatori
Il processo sulla presunta violenza sessuale commessa su una minore entra nel vivo. Si è svolta oggi presso il tribunale di Cosenza la prima udienza, durata oltre due ore e mezza, del processo che deve verificare la colpevolezza o meno di Francesco Mazzei, 40enne già noto alle forze dell’ordine, accusato di violenza sessuale su minore
Il processo sulla presunta violenza sessuale commessa su una minore entra nel vivo.
Si è svolta oggi presso il tribunale di Cosenza la prima udienza, durata oltre due ore e mezza, del processo che deve verificare la colpevolezza o meno di Francesco Mazzei, 40enne già noto alle forze dell’ordine, accusato di violenza sessuale su minore e sequestro di persona.
Il caso risale all’estate scorsa, quando una ragazzina e un ragazzo erano diretti a Paola dove avrebbero raggiunto il fidanzato di lei. Stavano attendendo il treno regionale alla stazione ferroviaria di “Vaglio Lise”, quando sarebbero stati avvicinati dall’imputato, il quale avrebbe trascinato entrambi nei sotterranei della stazione, luogo in cui dimorava non avendo un domicilio.
Negli scantinati di “Vaglio Lise”, secondo quanto raccontato dai due ragazzini agli investigatori, si sarebbe consumata la violenza sessuale. Mazzei avrebbe abusato della ragazzina, mentre l’amico, terrorizzato per l’accaduto, gli avrebbe tenuto la mano.
L’udienza dibattimentale
Oggi, come detto, è iniziato il processo. Sentiti tre ufficiali di polizia giudiziaria che hanno avuto un ruolo in diverse fasi delle indagini preliminari. Il primo ha coordinato l’attività investigativa, portando poi le due vittime in ospedale. Nel caso specifico, l’investigatore ha confermato di aver ricevuto la telefonata del fidanzato di lei che, nel momento in cui Mazzei avrebbe portato con la forza i due nei sotterranei, era al telefono con la sua ragazza e ha sentito che la vittima chiedeva aiuto.
Il secondo ha effettuato il sopralluogo, redigendo anche il fascicolo fotografo insieme ad altri colleghi dell’Arma dei carabinieri del Comando provinciale di Cosenza. Il teste ha spiegato che il sopralluogo è durato oltre due ore, affermando che era una zona abbandonata, nella quale c’erano anche altre persone extracomunitarie. L’area d’interesse era di circa 25mq, mentre per entrare ed uscire da questa zona si poteva passare da due cancelli, uno dei quali più pesante rispetto all’altro che era chiuso con un lucchetto. La differenza tra i due cancelli è di 50 metri.
Alla ricerca del preservativo bruciato
Inoltre hanno visionato tre tombini e non può escludere che vi fosse il preservativo bruciato, ma non era possibile compiere analisi specifiche per la presenza di liquami che avrebbero inquinato tutti gli esami. Un altro preservativo sarebbe stato individuato più lontano dalla zona in cui sarebbe avvenuta la violenza sessuale, ma non era ritenuto utile ai fini investigativi.
L’altro testimone, sempre ufficiale di polizia giudiziaria, ha riferito al collegio giudicante del tribunale di Cosenza di aver individuato uno dei due ingressi grazie alle indicazioni di un ragazzo romeno che era nei pressi dei sotterranei. L’ingresso era riconducibile al cancello chiuso da un lucchetto, aperto dallo stesso Mazzei su richiesta dei carabinieri una volta presentatisi come forze dell’ordine. La zona era buia, nonostante fosse estate ed è proprio lì che ha trovato Mazzei in compagnia delle due vittime. I due ragazzini erano spaventati, ma vestiti così come l’imputato.
Prossima udienza a marzo
Altre questioni emerse durante il processo sono che il materiale sequestrato, lenzuola e piumoni, è stato analizzato da altri colleghi, mentre i testimoni hanno riferito che le telecamere di videosorveglianza non funzionavano.
Prossima udienza prevista per il 7 marzo, giorno in cui saranno sentite le due vittime, assistite da un neuropsichiatra infantile, e un altro operante di polizia giudiziaria. Francesco Mazzei è difeso dall’avvocato Pierpaolo Principato, mentre la ragazzina è rappresentata dall’avvocato Chiara Penna. (a. a.)