mercoledì,Maggio 15 2024

Il giudice Petrini querela il pentito Mantella: «Non sono un massone»

Mantella a Salerno accusa il giudice Petrini di far parte di una loggia massonica deviata. «Falso, mai fatto parte di alcuna "congrega"».

Il giudice Petrini querela il pentito Mantella: «Non sono un massone»

L’11 maggio scorso alcune dichiarazioni del collaboratore di giustizia, Andrea Mantella, ex boss della ‘ndrangheta, sono state depositate dalla procura di Salerno nell’ambito del processo contro il giudice Marco Petrini, accusato di un tentativo di accesso abusivo ai sistemi informatici del ministero della Giustizia (procedimento che il gup Zambrano ha chiuso con una “messa alla prova”).

La circostanza emerge dalla denuncia-querela presentata dal magistrato, attualmente sospeso dalle funzioni da parte del Consiglio Superiore della Magistratura. L’ex presidente della seconda sezione penale della Corte d’Assise d’Appello di Catanzaro, ha smentito quanto detto da Mantella, in ordine alla sua presunta appartenenza a logge massoniche deviate, oltreché a rapporti avuti con diversi avvocati del foro di Catanzaro e di Lamezia Terme. Un “do ut des”, secondo Mantella, che Petrini avrebbe accettato di buon grado. 

Chi è Andrea Mantella

Andrea Mantella si è pentito nel 2016 e da quel momento ha riempito centinaia di verbali, descrivendo le dinamiche criminali calabresi, e in particolare della provincia di Vibo Valentia. Nel corso delle sue deposizioni davanti ai magistrati della Dda di Catanzaro, ha toccato argomenti scottanti quali i presunti rapporti illeciti tra magistratura e avvocatura, nonché delle conoscenze strette, oltre i ruoli professionali, tra avvocati e boss della ‘ndrangheta, come nel caso di Giancarlo Pittelli e Luigi Mancuso, entrambi imputati nel processo “Rinascita Scott”. 

Le accuse al magistrato

Le propalazioni di Andrea Mantella risalgono al 4 aprile 2019, quando l’inchiesta contro Marco Petrini non era ancora nota all’opinione pubblica. Secondo quanto dichiarato dal pentito «l’avvocato Giancarlo Pittelli, onorevole, massone deviato, vanta amicizie con il presidente Marco Petrini della Corte d’Appello di Catanzaro. Anche per il presidente Petrini, negli ambienti della criminalità organizzata e in particolare da Domenico Bonavota, da Ernesto Grande Aracri, dallo stesso Giovanni Abramo» genero di Nicolino Grande Aracri, pentitosi di recente, «ho appreso che era a sua volta un massone deviato, chiamato in gergo “il bolognese”. Sempre Domenico Bonavota, Ernesto Grande Aracri e anche Giovanni Abramo mi hanno riferito che vi erano rapporti di amicizia fra l’avvocato Staiano e il dottore Petrini e che quest’ultimo gradiva avere qualche regalo in cambio di ammazzare sentenze, preferibilmente denaro, orologi, comunque beni che non lasciavano traccia».

Gli avvocati coinvolti

Il collaboratore di giustizia, Andrea Mantella, parla di una presunta “congrega”. «Nell’ambiente che ho frequentato lo chiamavano “il bolognese”, quello con la gonnella, o il porco. In merito a quest’ultimo soprannome riferisco che il riferimento è anche in riferimento alle donne. Ribadisco che Marco Petrini fa parte della congrega sopra descritta e anche mangia come un porco, accetta soldi cash, auto a noleggio, soggiorni turistici, orologi e piaceri sessuali in genere. I canali privilegiati per accedere al dott. Petrini sono Salvatore Staiano, Giancarlo Pittelli, Anselmo Torchia, Nicola Cantafora, Francesco Gambardella, i quali tutti svolgono attività di avvocato». 

La difesa del giudice Petrini

«Si tratta di affermazioni palesemente non corrispondenti a verità e gravemente offensive della persona del sottoscritto» scrive Petrini, difeso dall’avvocato Francesco Calderaro del foro di Castrovillari. «Egli non ha mai fatto parte di alcuna loggia massonica, deviata o meno che fosse, né di alcuna congrega. Gli avvocati menzionati dal Mantella non hanno mai costituito alcun canale privilegiato tramite il quale accettare soldi cash, auto a noleggio, soggiorni turistici, orologi e piacere sessuali in genere». 

Il giudice Petrini evidenzia che «Mantella ha profferito circostanze assolutamente false e gratuitamente diffamatorie, atte a integrare una chiara violazione del decoro, dell’immagine e dell’onore del sottoscritto. Le sue dichiarazioni sono tanto inesatte quanto calunniose, siccome oggettivamente lesive dei diritti della persona del sottoscritto e cariche di offensività nei suoi confronti, si segnala incidentalmente che egli non è di origini bolognesi», in quanto Petrini è nato a Foligno, in Umbria, «e il soprannome di “porco” assegnatogli dal collaboratore è tanto volgare quanto irriguardoso». La denuncia-querela è stata presentata lo scorso 13 maggio ai carabinieri di Decollatura. 

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