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Il pentito Mantella accusa magistrati e avvocati. «Petrini massone deviato»

«Petrini massone deviato». Parola di Andrea Mantella, ex boss della ‘ndrangheta vibonese e dal 2016 collaboratore di giustizia della Dda di Catanzaro. Il pentito è un fiume in piena quando viene sentito dai magistrati della Dda di Salerno nell’ambito dell’inchiesta sul giudice Marco Petrini. Le sue propalazioni, qualora fossero provate in un giusto processo, sarebbero

Il pentito Mantella accusa magistrati e avvocati. «Petrini massone deviato»

«Petrini massone deviato». Parola di Andrea Mantella, ex boss della ‘ndrangheta vibonese e dal 2016 collaboratore di giustizia della Dda di Catanzaro. Il pentito è un fiume in piena quando viene sentito dai magistrati della Dda di Salerno nell’ambito dell’inchiesta sul giudice Marco Petrini. Le sue propalazioni, qualora fossero provate in un giusto processo, sarebbero devastanti sia per il mondo della magistratura calabrese sia per quella dell’avvocatura. La giustizia, in questo caso, va a farsi benedire. Processi aggiustati derivanti da rapporti sospetti tra giudici, e non solo Marco Petrini, e avvocati penalisti che operano anche nel distretto giudiziario di Catanzaro.

Perquisito l’ufficio di Marco Petrini

Marco Petrini, stamane, è salito nel suo ufficio accompagnato dai finanzieri. Lo hanno portato, tenendolo dalle braccia, in Corte d’Appello a Catanzaro, dove lo attendevano altri uomini della Guardia di Finanza che hanno perquisito a 360 gradi la sua stanza di lavoro, trovando tanto materiale probatorio. Da questi sequestri, infatti, potrebbero nascere altre ipotesi di reato su processi svoltisi negli ultimi sei mesi, allorquando l’attività investigativa dell’operazione “Genesi” ha avuto una sospensione. Quindi, le indagini su Marco Petrini potrebbero continuare ed essere ancora più gravi di quelle svolte finora dalla Dda di Salerno.

Le dichiarazioni del pentito Andrea Mantella

Andrea Mantella si presenta davanti ai magistrati della Dda di Salerno il 4 aprile del 2019. L’interrogatorio è finalizzato ad arricchire ulteriormente il quadro indiziario nei confronti del giudice Marco Petrini. Gli inquirenti antimafia, infatti, chiedono al collaboratore di giustizia se avesse mai sentito parlare del magistrato nato a Foligno ma conosciuto dall’ex ‘ndranghetista come «il bolognese». La domanda, per essere precisi, è stata posta così: «“E’ a conoscenza di relazioni esistenti tra altri magistrati del Distretto di Catanzaro ed esponenti della criminalità organizzata calabrese?”».

Mantella ha risposto che «“mi risulta che l’avvocato Giancarlo Pittelli, onorevole, massone deviato, vanta delle amicizie con il presidente Marco Petrini della Corte d’Appello di Catanzaro. Anche per il presidente Petrini negli ambienti della criminalità organizzata ed in particolare da Domenico Bonavota, da Ernesto Grande Aracri, dallo stesso Giovanni Abramo e anche da Nicolino Grande Aracri, ho appreso che era a sua volta un massone deviato, chiamato in gergo il bolognese».

Il pentito vibonese, inoltre, spiega di aver appreso che «vi erano rapporti di amicizia tra l’avvocato Salvatore Staiano e il dottore Marco Petrini e che quest’ultimo gradiva avere qualche regalo in cambio di ammazzare sentenze, preferibilmente denaro, orologi, comunque beni che non lasciavano traccia». Di Marco Petrini, Andrea Mantella dice di averne sentito parlare «da un decennio a questa parte, quale appartenente alla massoneria deviata».

Secondo il collaboratore di giustizia, i canali privilegiati per accedere al giudice Marco Petrini «sono Salvatore Staiano, Giancarlo Pittelli, Anselmo Torchia, Nicola Cantafora, Francesco Gambardella, i quali tutti svolgono l’attività di avvocato», afferma il collaboratore di giustizia. Tra questi, annotano i magistrati della Dda di Salerno, c’è «Francesco Gambardella, cugino della moglie del Petrini». 

L’incontro tra Salvatore Staiano e Marco Petrini (davanti al giudice Commodaro)

Il 5 marzo del 2019, l’avvocato Salvatore Staiano incontra presso la Corte d’Appello di Catanzaro i giudici Marco Petrini e Domenico Commodaro. Dopo averli salutati, esordisce così: «“Mo’ mi stanno investigando qua’, la Distrettuale… so pure chi è il pubblico ministero, so pure chi è il collaboratore» riferendosi al pentito Andrea Mantella. «Ma io so tutto, so tutto nel senso che è capitato che ho difeso un avvocato… difendendo un avvocato ho visto i cazzi miei, ho detto “ma qua sono malati di testa”». Nel proseguire la conversazione, Staiano approfondiva l’argomento con Petrini evidenziando che non ci fossero rapporti strani tra i due: «Ma mi sembra un poco strano, ha rapporti strani con qualche giudice… ed era convinto che io pagavo a Petrini, chiedo scusa anni fa…”». 

La reputazione di Staiano, a suo dire, era nota anche negli ambienti carcerari. «”Io sono una troia per i soldi, mi chiamano sanguisuga nel carcere”», aggiungendo che «“i ‘ndranghetisti li caccio dallo studio per soldi, ‘ndranghetisti seri non… ‘ndranghetisti che gli altri ‘ndranghetisti si fanno la pipì addosso… i capi, capi, capi, perlomeno mi devono dire se mi pagano… che poi non me li danno è un’altra cosa… Presidente» rivolgendosi a Petrini «“tipo centomila, poi me ne portano cinquemila, poi non me ne danno più, però, loro sanno di essere debitori, quindi io li tengo io sotto…”». 

Staiano ai giudici: «Mantella mi ha minacciato di morte»

Sempre in questa conversazione, Salvatore Staiano, riferendosi alle cose che ha saputo e sulle quali indaga la Dda di Catanzaro, dice: «“Sono andato in Distrettuale “si dice, che io paghi un giudice di Corte d’Assise”, “e chi”, “Petrini”. Poi che “pagammi (espressione dialettale catanzarese, inteso, “abbiamo pagato”) un altro giudice, poi che avevo un rapporto intimo col pubblico ministero» e tra le altre cose che gestirebbe «i soldi della mafia reggina… la mafia reggina sì, che li avrei gestiti». In tutto ciò, evidenziano gli inquirenti della Dda di Salerno, Marco Petrini assiste passivamente alla conversazione senza batter ciglio. 

Tuttavia, l’avvocato Salvatore Staiano prosegue nel monologo e parla ancora di Andrea Mantella. «Ma sì, con le palle rotte, come Mantella che parla male di me… Mantella. Ma io ho le lettere dove mi ha minacciato di morte, quindi, c’è la causale, perché ce l’ha con me, però io ne ho le palle gonfie, ne ho parlato col presidente, gli ho detto “Presidente ma qua stanno dicendo…”». 

Le altre accuse di Mantella all’avvocato Staiano

Sempre il collaboratore di giustizia afferma che l’avvocato Salvatore Staiano tutelerebbe gli interessi di Nicolino Grande Aracri. Il pentito spiega che in passato era stato «scarcerato attraverso certificati che attestavano la mia malattia», argomento per il quale c’è un altro procedimento in corso presso il tribunale di Catanzaro. «Io ho dato – aggiunge Mantella «65mila o 70mila euro all’avvocato Salvatore Staiano, il quale mi disse che servivano per ungere e per farmi ottenere la scarcerazione» e fa due nomi di magistrati che avrebbero trattato il suo procedimento penale perché «volevo andare via dalla detenzione a Villaverde».

Secondo Mantella ci sarebbero altri giudici, oggi non più in servizio presso la Corte d’Appello di Catanzaro, che in passato avrebbero aggiustato sentenze in cambio di regali. Infine, anche in questo capitolo investigativo la Dda di Salerno si richiama alle intercettazioni tra l’avvocato Marzia Tassone e il giudice Marco Petrini. E come detto in un altro servizio, il legale del foro di Catanzaro è seriamente preoccupato del fatto che il magistrato possa finire in qualche inchiesta: «”Attento che qualche volta ti mettono a te in mezzo… stai attento”».

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