giovedì,Maggio 16 2024

L’aguzzino di Cosimo Marchese con il cappuccio e la mascherina anti Covid

Per il tentato omicidio avvenuto un mese dopo il delitto di Pasquale Aquino, la Dda di Catanzaro incrimina sempre Francesco Le Pera. Ma per il gip non ci sono indizi sufficienti

L’aguzzino di Cosimo Marchese con il cappuccio e la mascherina anti Covid

Non c’è solo l’omicidio di Pasquale Aquino, ucciso nel maggio del 2022 a Corigliano Rossano, nell’ordinanza di custodia cautelare vergata dall’ufficio gip del tribunale di Catanzaro, su richiesta della Dda di Catanzaro, rappresentata nel procedimento penale dal procuratore Nicola Gratteri, dal procuratore aggiunto Giancarlo Novelli e dal pubblico ministero Alessandro Riello.

Un’indagine, quella contro la criminalità organizzata di Corigliano Rossano, che nasce anche grazie alla stretta collaborazione della procura di Castrovillari, diretta dal procuratore Alessandro D’Alessio, che nel caso di specie, ha dato man forte all’azione investigativa, applicando anche il magistrato Luigi Spina, già consigliere del Consiglio Superiore della Magistratura.

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Tentato omicidio di Cosimo Marchese, cosa emerge dalle carte

Nelle carte dell’inchiesta infatti emerge pure il tentato omicidio ai danni di Cosimo Marchese, soprannominato il “Diavolo“, già noto alle forze dell’ordine in ragione del suo coinvolgimento in alcune indagini riguardanti il traffico di sostanze stupefacenti.

Un mese dopo il delitto di Pasquale Aquino, Marchese viene attinto da colpi d’arma da fuoco in contrada Pirro Malena, località ricadente nell’area rurale rossanese. Ad allertare le forze dell’ordine era stata la stessa vittima, accompagnata in seguito al pronto soccorso di Rossano dal fratello. Sul posto, poi, si erano fiondati gli agenti del commissariato di polizia di Corigliano Rossano, con l’intento di raccogliere le prime dichiarazioni a caldo da parte della persona offesa. In precendenza, i poliziotti avevano delimitato la zona del tentato omicidio, rinvenendo contro una Fiat Panda, di proprietà della vittima, due fori sul parabrezza ed uno sulla fiancata, tutti e tre riconducibili all’impiego di un’arma da fuoco.

Gli inquirenti, come nel caso dell’assassinio di Pasquale Aquino, hanno concentrato le loro attenzioni investigative su Francesco Le Pera, presunto autore materiale del delitto avvenuto nel mese di maggio nel comune di Corigliano Rossano.

Il racconto della vittima

La vittima, agli agenti di polizia, aveva dichiarato che quella sera era stato in piazzetta a Schiavonea in compagnia di un suo amico e mentre stava percorrendo il solito itinerario, che dal lungomare portava alla sua abitazione, avrebbe visto una sagoma umana, alta tra 1.70 e 1.80 cm, completamente vestita di bianco e con il volto coperto da cappuccio e mascherina chirurgica, la quale sarebbe comparsa all’improvviso dalla vegetazione a margine della strada, fino a salire sul muretto, da dove avrebbe imbracciato un fucile puntandolo contro Marchese. Quest’ultimo poco tempo prima avrebbe avuto, come raccontato agli investigatori, un alterco con Giorgio Arturi, a seguito di un’aggressione avvenuta ai danni di un imprenditore, titolare di un lido balneare di Corigliano Rossano, dove Arturi sarebbe intervenuto per prendere le parti dei ragazzi.

I magistrati si sono convinti che il presunto autore sia Francesco Le Pera, in quanto il giovane indagato avrebbe utilizzato lo stesso modus operandi dell’omicidio Aquino, comunicando (tra le varie cose) alla madre che avrebbe lasciato il telefono a casa in carica.

La Dda accusa il giovane Francesco Le Pera

Per la Dda di Catanzaro, Le Pera avrebbe fatto intendere di sapere dettagli del tentato omicidio, parlandone con alcuni soggetti ma tutto ciò non è bastato al gip di Catanzaro per arrivare a ritenere sussistenti i gravi indizi di colpevolezza nei suoi confronti. Francesco Le Pera rimane comunque sospettato di aver attentato alla vita di Marchese.

Ma per il gip non ci sono elementi sufficienti

Per il giudice cautelare di primo grado, Marchese non ha fornito alcun elemento per risalire all’esatta identificazione dell’uomo vestito di bianco autore degli spari né del complice a bordo del furgone. Inoltre, scrive il gip, «la circostanza che Le Pera abbia inviato un messaggio proprio il giorno dell’attentato facendo riferimento all’utilizzo del furgone non è un dato sufficiente a riscontrarne la partecipazione nel delitto».

Per quanto riguarda la intercettazioni, nella lunga conversazione intercorsa tra Le Pera e la sua fidanzata «emergono solo riferimenti alla generica partecipazione del primo nelle attività illecite di Giorgio Arturi, senza alcuno specifico richiamo al tentato omicidio di Cosimo Marchese». Il gip, in conclusione, valutando gli elementi indiziari, ritiene che non siano stati approfonditi i rapporti personali tra Le Pera e Cosimo Marchese, «ragion per cui non si può escludere che l’indagato abbia realmente ricevuto le informazioni dalla vittima».

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